«Peggio Palaia!» Con questo intercalare in tanta parte della Toscana si intende definire una situazione che di male va in peggio, appunto. Ma qual è il motivo di questo detto? Nella primavera del 1431 il famoso cavaliere di ventura Niccolò Piccinino attraversò tutta la Toscana con le sue soldataglie, e il suo seguito di migliaia di persone, razziando, uccidendo e distruggendo quanto trovava sul suo percorso. Così un messo fiorentino tornando nella sua città raccontò che «Ponsacco è distrutta! Peggio Palaia!».
La provocazione storica è stata narrata lo scorso mercoledì 4 dicembre nella chiesa di Santa Maria proprio a Palaia, di fronte a un folto numero di partecipanti ed è servita come coinvolgente introduzione dialettica per una riflessione sulle drammatiche giornate di invasione e distruzione che sta vivendo il Libano oggi. Lo stacco tra i due momenti narrativi non c’è stato. La preghiera quindi di padre Toufic Bou Mehri, dal convento di Tiro in Libano, è sembrata quasi il grido al cielo degli avi di allora. Padre Damiano Puccini, sacerdote maronita, ha iniziato il suo racconto delle sofferenze del suo popolo partendo proprio da quel: «Che male abbiamo fatto noi?». Il popolo libanese ormai da 20 anni si trova coinvolto in una guerra non sua. Come le faglie dei continenti si scontrano in un preciso punto a migliaia di chilometri sotto terra, così sopra, i grandi poteri del mondo scatenano la loro follia di guerra. E in Libano sono arrivati negli anni milioni di profughi da tante parti di mondo in guerra: palestinesi, iracheni, siriani ecc. Il popolo libanese, forte di uno stretto legame tra le religioni che lo compongono (cristiani, sciiti, sunniti) ha messo in atto una resilienza attiva che ha sinora consentito di evitare la guerra civile da più parti esterne artatamente fomentata. Padre Damiano ha raccontato la forza della compassione e le caratteristiche di questa forza di popolo. Il primo valore fondamentale è che tutti credono in Dio. E Dio dona a tutti gratuitamente cose che loro possono condividere: il respiro, il battito del cuore, il sorridere.
L’associazione «Oui pour la vie» con i suoi volontari libanesi lavora nell’accoglienza dei poveri e dei profughi pur nella assoluta mancanza di risorse per restituire ai bambini il sorriso, la dignità di sentirsi persona amata, riconosciuta, ascoltata. E poi istruzione, accoglienza, cura, insieme a un piccolo pasto giornaliero per 400 persone. Questa è l’attività che l’associazione di padre Damiano svolge quotidianamente. E dove trova tutte le risorse per farlo? I volontari libanesi si tassano del 30% del loro povero stipendio: circa 20 euro al mese. Ma con il costo del denaro in Libano ormai fuori controllo questo non è sufficiente. E nemmeno è sufficiente la condivisione che i poveri fanno tra loro: privarsi un po’ del loro, per donarlo ai vicini che sempre più disperati stanno arrivando. Padre Damiano così ogni tanto viene in Italia e gira per le parrocchie e i circoli paesani per stimolare un aiuto. Ricorda molto la figura di monsignor Daniele Comboni che sulla fine dell’Ottocento attraversava in lungo ed in largo Padre Damiano Puccini ha presentato l’attività della onlus «Oui pour la vie» che accoglie poveri e profughi grazie agli aiuti della popolazione locale e alle donazioni provenienti dall’Europa l’Europa e l’Italia per richiedere aiuti per le sue missioni in Sudan. Un pellegrinaggio senza soste per essere speranza per un popolo che non rinuncia ad accogliere e non rinuncia a sperare in un mondo di pace e di solidarietà. I volontari aspettano segnali diversi dall’Europa e padre Damiano si sfinisce per raccontare in occidente gli effetti della follia della guerra. Senza giudizi sulle persone. Senza analisi geopolitiche sulle ragioni dell’uno o dall’altro. Solo l’uomo, privato di tutto, che però ritrova la sua dignità nella disponibilità e accoglienza del vicino. Un esempio maestoso della potenza di Dio che solo ai piccoli si rivela.
A Palaia nel silenzio della chiesa di Santa Maria non sono risuonati anatemi o grida di dolore ma il silenzio partecipe in chi rivede nella narrazione dell’oggi, i disastri del proprio passato. Ma perché Pax Christi ha promosso Santa Maria a Palaia, santuario di pace? perché all’epoca della distruzione di Palaia, questa piccola e umile chiesetta all’ingresso del paese, era un ospitale; un luogo di accoglienza dei pellegrini. Vicino c’era un convento che assisteva i viandanti. Inoltre fu anche il primo luogo che invasero i mercenari del Piccinino nel 1431. E infine perché è stata la chiesa nella quale officiava Messa don Divo Barsotti negli anni ’40. Ma questa è un’altra (meravigliosa) storia che Palaia ci dona e che, insieme al parroco Don Holin D’Cruz, speriamo presto di poter riproporre.