Pubblichiamo il pezzo uscito domenica 21 ottobre su Avvenire, che celebra i tre anni da quando il Vescovo Andrea è con noi.
Sono trascorsi tre anni da quando papa Francesco ha chiamato monsignor Andrea Migliavacca a guidare la Chiesa di San Miniato. Celebriamo questa ricorrenza riportando un florilegio di recenti considerazioni che il nostro presule ha formulato in contesti differenti. Si tratta di pensieri tematici di stringente attualità, meritevoli di non rimanere inediti.
Di grande significato le parole sulla terza età: «Recentemente il Papa ha esortato i giovani a parlare più spesso con nonni e anziani. Come Chiesa dobbiamo riconoscere che la loro presenza è una ricchezza. In Diocesi abbiamo varie case che li ospitano. Sono luoghi dove si esercita il magistero dell’accoglienza, della cura e della speranza. Lo sguardo a loro rivolto ci ricorda che la nostra vita cristiana viene da lontano, non nasce oggi. È lo sguardo alla tradizione e all’insegnamento dei padri. Imparare allora ad ascoltare chi è portatore di esperienza è un arricchimento per tutti».
Si spende con passione sulle vocazioni: «Siamo in presenza di un tema decisivo per la vita delle nostre comunità, che esige uno sguardo attento all’orizzonte ampio dei cammini di vita. I giovani sono spesso mortificati e fanno fatica a eleggere una vocazione, sia nella famiglia che nella vita consacrata. Questo produce una complessiva diminuzione della vita spesa come dono e amore. Credo che il nostro compito sia quello di aiutare le nuove generazioni a sognare e a fidarsi, insegnando loro ad accompagnare con la preghiera le sincere disposizioni del cuore».
Attualissime poi le parole sull’Europa, definita come «un bellissimo sogno da edificare continuamente. Le vicende recenti ci insegnano però che essa non può essere solo unione di interessi economici, ma cresce con il rispetto delle diversità e delle storie dei suoi differenti popoli. È vitale poi, come chiedeva Giovanni Paolo II, che essa ritrovi e riproponga le sue radici cristiane. Si tratta di un cammino comune e irrinunciabile, dove anche le comunità ecclesiali sono chiamate a dare il loro contributo».
Proprio all’inizio di questo suo quarto anno di episcopato, monsignor Migliavacca è tornato ad usare come pastorale un bastone intagliato col fasciame di uno di quei tanti barconi di disperati approdati in questi anni a Lampedusa. Un pastorale che ha “attraversato” il mare e conosciuto le angosce e le speranze di chi abita i sotterranei della storia.
Un pastorale che traduce, nella fragranza del simbolo, l’eterno mandato di accoglienza di una Chiesa che non ha e non può avere frontiere”.