C’è un’umanità che condivide nella quotidiana esperienza le angosce, le preoccupazioni e le attese di quanti nel mondo sono vittime di guerre, ingiustizie, umiliazioni. È l’umanità degli umili, un’umanità pensante non succube dei prepotenti, non rassegnata alle loro azioni, non disattenta e indifferente di fronte alle lacrime di uomini, donne, bambini e anziani. È una testimonianza di gente capace di leggere sé stessa, gli altri e gli eventi sub specie aeternitatis, con occhi che vanno oltre i confini del tempo e dello spazio, si spingono all’infinito, all’eterno. Sono voci che non hanno avuto e non avranno riscontro nelle prime pagine dei giornali cartacei ed elettronici. Percorrono altri canali comunicativi, canali liberi dalle regole del mercato, dall’audience, dalla corsa frenetica per arrivare prima allo scaffale del supermercato delle notizie.
Percorrono canali che trasmettono notizie anche lontane nel tempo ma più che mai vive e vicine all’attualità. Notizie che fanno pensare. «La mia povera mamma, che ha vissuto sempre facendo la serva di tutti, aveva un senso di ciò che accadeva nel mondo, un interesse all’eco delle vicende che le era dettato inevitabilmente dalla sua fede. E questo è il senso del mondo che mia mamma aveva secondo la sua vocazione, secondo il suo posto». Sono parole di don Luigi Giussaniche Alberto Savoranaraccoglie, con moltissime altre, nel libro che racconta la vita e il pensiero di un sacerdote che ha accompagnato diverse generazioni verso i grandi orizzonti del pensare, del credere, dell’agire. Quelle parole riferite alla madre Angelina – altrettanto affascinanti sono quelle dedicate al padre Beniamino – rimandano al tema del contributo degli umili alla costruzione della pace, della giustizia, della fraternità, del perdono. Anche nel tempo estivo dove le notizie tristi non sono andate in ferie, l’immagine della mamma di un prete “serva di tutti” ripropone la profondità del pensiero di persone che apparentemente distanti da complesse questioni, ne erano e ne sono invece vicinissime. Alla sera prima di rimboccare le coperte questa donna rifacendosi alla situazione internazionale di quel tempo diceva al piccolo Luigi: «Pensiamo ai poveri… pensiamo a quel che è successo in Giappone, pensa alla guerra che c’è in Cina».
Piccolo e stupendo gesto educativo che toccava con leggerezza e formava la coscienza di un figlio in tenera età. Ci sono oggi madri e padri che, con linguaggio a misura di età, parlano con i figli e con le figlie delle guerre e delle stragi di innocenti, delle povertà e delle ingiustizie, delle umiliazioni? Ci sono madri e padri che nel narrare ai figli e alle figlie le sofferenze degli altri li educano alla comprensione, alla condivisione e alla solidarietà? «Pensiamo ai poveri…», diceva mamma Angelina al piccolo Luigi. Quel “pensare” significava anche “pregare”, esprimeva ed anche oggi esprime la domanda al Signore della storia per la conversione del cuore dei superbi. Passo irrinunciabile lungo la strada della pace e della giustizia, passo di speranza, passo degli umili.