Quando l’8x1000 ridona speranza a chi l’aveva perduta: il progetto «Camminando insieme»

Affrontare dipendenze, disabilità e disagio sociale grazie al lavoro

di Francesco Fisoni

Niente come un’occupazione lavorativa stabile e duratura è in grado di rimettere sui binari un’esistenza sconvolta dai rovesci delle dipendenze patologiche (sostanze, alcool, gioco d’azzardo…), regalando una seconda possibilità a persone che altrimenti rimarrebbero indietro nel percorso della vita. Da circa tre anni la cooperativa sociale “Il Cammino” di Ponsacco ha attivato un progetto denominato “Camminando insieme”, che proprio attraverso un itinerario formativo inserisce nel mondo del lavoro soggetti fragili in uscita dal percorso di recupero dalla tossicodipendenza. Si tratta di una esperienza che si rivolge però anche a soggetti con disagio fisico o psicologico e che si trovano in situazione economica precaria. Queste persone dopo un’adeguata formazione vengono inserite nella cosiddetta “area manutenzione” della cooperativa, all’interno della quale esiste un team che si occupa di giardinaggio e lavori in muratura. Un intervento quindi che attiva un percorso supportato, che conduce pian piano i destinatari verso un’autonomia lavorativa, economica, sociale e psicologica. Un progetto a cui contribuisce in maniera significativa, da quest’anno, anche la diocesi di San Miniato con una erogazione di 20 mila euro provenienti dai fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica.

Come ci spiega Matteo Lami, presidente de “Il Cammino”: «All’interno della cooperativa è stato creato un settore che si occupa degli inserimenti lavorativi. L’esperienza con le nostre comunità per tossicodipendenti e con le case famiglia per disabili, ci ha infatti fatto capire quanto sia difficile, anche alla fine di un percorso di recupero, inserire una persona in un’azienda o anche in una cooperativa. Molti dei nostri ragazzi, infatti, continuano ad avere problemi di cronicità sulla tossicodipendenza o di N disabilità medio grave. Far fare loro delle esperienze formative è relativamente facile, più difficile è riuscire a trovare realtà che li assumano a tempo determinato e indeterminato. Abbiamo deciso quindi di aprire un settore al nostro interno che riuscisse, da una parte a rispondere ad alcune nostre necessità, come il bisogno di manutenere le varie strutture che gestiamo – ad esempio tagliare l’erba ai giardini delle scuole dell’infanzia – e, dall’altra, che riuscisse a far iniziare un percorso di accompagnamento al lavoro per persone che ne avevano bisogno».

Le persone che entrano a far parte di questo progetto arrivano dai servizi che la cooperativa gestisce in convenzione con i sert, con le società della salute o con le asl. Ci sono poi situazioni che giungono in virtù dei rapporti che “Il Cammino” ha con i comuni e i territori. A questo proposito il presidente Lami sottolinea come risulti vitale «riuscire a creare reti tra realtà diverse, che siano enti pubblici o del privato sociale o anche aziende; in quanto sta diventando sempre più urgente la necessità di dare risposte a persone che hanno bisogni che sono sempre più complessi». “Camminando insieme” offre quindi una formazione tecnica inerente all’attività che poi le persone andranno a svolgere (potatura, apicoltura, manutenzione generica, ecc.), oltre a corsi obbligatori all’interno del mondo del lavoro, come quello sulla sicurezza e l’hccp ad esempio. Il timing di svolgimento prevede una fase di pre-inserimento lavorativo della durata di circa 6 mesi, durante la quale è prevalente la parte formativa anziché il lavoro vero e proprio. In questo periodo la persona continua a vivere all’interno della struttura dove ha effettuato il suo percorso terapeutico. Le persone formate fino ad oggi sono poco più di venti: la loro età varia dai 25 ai 55 anni. Per la maggior parte si tratta di ex tossicodipendenti. Nel percorso attivato per persone disabili e svantaggiate sono presenti anche donne. Il loro lavoro, una volta terminato il percorso formativo, grazie alla cooperativa, viene offerto anche all’esterno.

E dopo tre anni di questa esperienza ci sono già i primi case history che s’impongono. Per esempio una storia bella – se vogliamo di riscatto – è quella di un giovane 33enne del Ghana. Arrivato in Italia su un barcone, terminata la sua formazione, ha lavorato per diverso tempo con la cooperativa nell’ambito della manutenzione e a un certo punto del suo percorso è stato assunto da una ditta di falegnameria. Adesso è indipendente economicamente, ha una vita autonoma ed è pienamente integrato nella nostra società. Un’altra bella storia da raccontare è quella di un uomo di nazionalità italiana, 52 anni, ex tossicodipendente: dopo il percorso per diventare giardiniere ha lavorato all’interno della cooperativa per essere poi assunto da un’azienda che si occupa proprio di giardinaggio. Anche lui adesso è economicamente autonomo, vive in un appartamento e si paga da solo l’affitto. Due storie esemplari che confermano una volta di più come le persone sono molto di più dei loro errori o della cattiva sorte che le affligge e che, talvolta, basta una mano tesa e qualcuno che continui ad avere fiducia nell’uomo, per vedere risorgere chi sembrava irrimediabilmente naufragato.