L’Emporio solidale Caritas di San Miniato Basso, ricavato nei locali della parrocchia dei Ss. Martino e Stefano, svolge un ruolo insostituibile di aiuto verso le persone e le famiglie dei nostri territori che fanno fatica a reperire con regolarità cibo e generi di prima necessità. Inaugurato due anni e mezzo fa, nel dicembre 2021, è stato protagonista, la scorsa domenica 19 maggio, di un “evento vetrina” che lo ha fatto conoscere meglio alla popolazione, agli amministratori locali e ai suoi rifornitori abituali e potenziali.
L’appuntamento, seguito da un pranzo conviviale tenutosi nell’oratorio della parrocchia cui hanno partecipato oltre cento persone, è stato importante per far conoscere la filiera della solidarietà che Caritas muove a livello diocesano e che ha proprio nell’emporio sanminiatese e in quello di Santa Croce sull’Arno due suoi punti nevralgici. Tutti i centri di ascolto e distribuzione Caritas – in diocesi di San Miniato ve ne sono 18 – hanno registrato negli ultimi mesi un considerevole incremento delle richieste di aiuto, a fronte purtroppo di una diminuzione delle donazioni di alimenti. Una criticità generata anche dal taglio che Fead – il Fondo di aiuti europei agli indigenti – ha decretato da un po’ di tempo a questa parte, riducendo di quasi il 50 % la fornitura di alimenti. Una situazione emergenziale rispetto alla quale la Caritas diocesana si è mossa allacciando contatti con grandi aziende dell’alimentare e con importanti organizzazioni della grande distribuzione organizzata.
Il programma integrale della mattinata prevedeva la santa Messa nella chiesa della Trasfigurazione celebrata don Fabrizio Orsini, la “visita guidata” all’Emporio con aperitivo e a seguire il pranzo cui ha partecipato anche il vescovo di San Miniato Giovanni Paccosi. Nel contesto del pranzo è stato proiettato un video esplicativo sulle ordinarie attività che si svolgono in emporio, realizzato dalla fotografa Caterina Montanelli.
Don Orsini ha fatto gli onori di casa spiegando come l’impegno per avvicinare le famiglie in difficoltà, che necessitano di aiuto, è un lavoro delicato che va fatto con un coordinamento di squadra: «Dopo un lungo percorso siamo arrivati ad avere un centro operativo di questo rilievo e di ciò bisogna ringraziare davvero la Caritas diocesana. Se venite qui il mercoledì e il venerdì trovate sempre tanta gente e tanto assembramento. Sono i nostri utenti. Ad oggi contiamo circa 350 famiglie che stiamo aiutando».
Complessivamente le persone sostenute sul territorio dagli empori di San Miniato Basso e Santa Croce superano abbondantemente le 500 unità, mentre i volontari che vi prestano a turno servizio sono circa 100.
Nella stessa occasione il direttore Caritas don Armando Zappolini ha ricordato come da sempre l’impegno di tutti gli operatori va nella direzione di rendere l’aiuto alle persone sempre più rispettoso della loro dignità: «I poveri – ha detto – quando hanno bisogno perdono la dignità, non se la possono permettere. Ma questo non giustifica noi. Non possiamo infatti accettare che una persona non abbia la sua dignità. L’Emporio da questo punto di vista è un passo in avanti, perché non si riduce alla semplice consegna di un pacco alimentare, ma è pensato per restituire “potere economico” alle famiglie, che vengono qui avendo un credito di punti da poter spendere e con il quale possono scegliere i prodotti che più le aggradano. Da questo punto di vista gli empori di Santa Croce e San Miniato hanno davvero aperto la strada a un percorso nuovo. Una cosa mi preme ribadire: Caritas non è preminentemente un ente di assistenza, ma un organismo vivo della Chiesa, quindi è Chiesa essa stessa; e in quanto tale il suo scopo è di educare i fedeli – e più in generale la cittadinanza – ad avere attenzione ai poveri. L’evento di oggi vuole essere anche un ringraziamento verso tutti i nostri operatori che vivono quotidianamente questo impegno, verso le autorità presenti e le realtà aziendali che ci stanno aiutando. Caritas cura costantemente il rapporto con i comuni e con le istituzioni e questo è fondamentale perché non vogliamo essere alternativi o concorrenziali rispetto a esse; la nostra è una risposta volontaria – siamo quindi un pezzo della risposta pubblica – ai bisogni della gente».
Ha chiuso la giornata l’intervento del vescovo Giovanni che ha ricordato come la carità è “amore” che dà dimensione alla vita: «Gli empori – ha sottolineato monsignor Paccosi – diventano allora un segno che fa nascere comunità fra chi usufruisce di questo servizio e chi lo offre donando se stesso e il suo tempo. In questo modo diventiamo una cosa sola. Questo credo sia davvero, anche nella prospettiva della politica e delle risposte che lo Stato deve dare ai problemi sociali, un punto da tenere sempre presente in quello spirito della solidarietà e della sussidiarietà insegnato anche dalla dottrina sociale della Chiesa; ossia che dove c’è qualcuno che agisce per risolvere un problema, questi deve essere sostenuto col mettersi tutti in gioco per risolvere quello stesso problema. E vedere oggi qui tante persone che in modi diversi contribuiscono a creare questa rete di amicizia e di solidarietà è davvero una cosa che mi commuove».
Il giorno precedente a questo evento, sabato 18 maggio, Caritas San Miniato aveva divulgato, nel contesto dell’assemblea generale dei suoi volontari e operatori tenutasi a La Serra, il «Rapporto sulle povertà nella diocesi 2023», redatto sulla base delle informazioni raccolte da tutti i centri di ascolto distribuiti uniformemente nei vicariati; uno strumento prezioso che aiuta a leggere sempre meglio il territorio e ad individuare i bisogni vecchi e nuovi che lo interessano. Nell’introduzione al documento il direttore don Zappolini ha scritto: «I numerosi centri di ascolto presenti in 18 parrocchie ci permettono di avere uno sguardo sempre più puntuale e dettagliato delle varie forme di povertà e, soprattutto, di non legare le analisi solo a numeri o dati ma di collegarle a volti e storie di persone che incontriamo. Dai dati emerge una povertà che assume forme e modalità diverse, accanto a quelle più tradizionali, una povertà che subisce spesso i pregiudizi ideologici e ghettizzanti che parlano di problemi e non di persone, di segregazione e non di accoglienza». E conclude: «Invito a leggere con attenzione i numeri e i dati che questo rapporto ci presenta e a guardare dietro ad essi i volti di tutte le centinaia di persone che la nostra Caritas (a nome di tutta la Chiesa locale) ogni giorno accoglie ed aiuta: ci raccontano un modo bello di essere cristiani, ci danno il volto di una Chiesa che si mette in ascolto e accanto alla gente che fa più fatica».