Una celebrazione in fabbrica insieme a operai, impiegati e dirigenti. Un momento bello e significativo che sottolinea la vicinanza e l’attenzione che la Chiesa di San Miniato e il suo vescovo hanno verso il mondo del lavoro e dei lavoratori. «Per te Signore stasera siamo in questo luogo, dove si vive ogni giorno la sfida di costruire insieme un bene più grande per le nostre famiglie e per la nostra società», ha detto monsignor Paccosi.
È una tradizione che si rinnova da diversi anni: nel periodo di Quaresima il vescovo di San Miniato celebra nella conceria Incas di Castelfranco di Sotto una Messa nei locali della fabbrica. Mercoledì 13 marzo monsignor Giovanni Paccosi ha potuto così ritrovarsi con operai, impiegati, dirigenti e loro familiari per un momento intenso e di grande significato, che ha messo insieme circa 80 persone. Concelebravano con il vescovo anche il parroco di Castelfranco don Ernesto Testi, don Federico Cifelli, don Raphael Kanyi Vumabo, padre Francesco Brasa e padre Andrea Matteucci. Attraverso le sue diverse articolazioni pastorali, la Chiesa di San Miniato ha costruito negli anni, col mondo del lavoro e dei lavoratori, un rapporto di amicizia e sostegno. Un’attenzione che si concretizza anche nell’incontro quasi quotidiano che il vescovo e i nostri parroci hanno con padri e madri di famiglia in difficoltà lavorativa e con imprenditori che si spendono ogni giorno per garantire lavoro e dignità ai loro dipendenti e collaboratori. Potremmo dire che pochi attori sociali come gli uffici diocesani preposti alla pastorale del lavoro, e il vescovo in particolare, per il fatto di raccogliere tante intime confessioni e testimonianze, conoscono i drammi che il morso della crisi economica ha prodotto negli ultimi anni sul nostro tessuto sociale.
A questo proposito nella sua omelia monsignor Paccosi ha voluto richiamare il significato profondo del celebrare la liturgia eucaristica in una fabbrica: «Per te Signore stasera siamo in questo luogo dove nel lavoro e nei rapporti interpersonali viviamo ogni giorno la sfida di costruire insieme un bene più grande per le nostre famiglie e per la nostra società». Venendo poi a commentare le letture offerte dalla Messa del giorno, il vescovo ha sottolineato come nelle parole del vangelo (Gv 5, 17-30) sia da rintracciare una grande promessa: «”Tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno” (Gv 5,28). Se è vero che in questo passo – ha commentato il vescovo – Gesù parla della fine della storia, del giudizio finale, è vero anche che parla di tutti quei sepolcri in cui tante volte noi stessi ci troviamo. Ossia di quei momenti, di quelle situazioni in cui ci sentiamo come oppressi, chiusi in una impossibilità di vedere realizzati i desideri di cui è fatto il nostro cuore. […] Una vita piena, una vita intensa oggi la cerchiamo quasi affannosamente passando da una cosa all’altra. La parola di Gesù ci dice invece che è Lui il punto a cui guardare, Lui a cui chiedere. E lo dice in un modo che nello stesso tempo è affermazione forte, radicale, ma è anche piena di un’umiltà totale, perché dice di sé stesso che Lui solo obbedisce al Padre, che solo fa quello che il Padre gli chiede. Nel dono di Sé Gesù ci fa vedere che ciò che conduce alla pienezza che desideriamo e per cui siamo fatti, non è una nostra affermazione, ma è invece il riconoscere che siamo di un Altro, che tutto ci è dato, che tutto è dono. […] Anche in questo momento storico, in cui sembra che parlare di Dio sia parlare di qualcosa di lontano, che non c’entra con gli interessi quotidiani, con il lavoro, con i desideri di cui siamo fatti, la Parola di oggi ci dice: ma sei sicuro che quello che cerchi non sia qualcosa di più semplice e di più vicino di ciò che pensi? Che sia proprio la persona di Gesù? Tutte le volte infatti che lo sentiamo parlare, quando leggiamo il vangelo, continua sempre ad affascinarci per la sua concretezza e nello stesso tempo ci riapre a orizzonti infiniti, annunciandoci che noi siamo fatti perché siamo amati: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io non ti dimenticherò mai” (Is 49, 15). Davanti a Lui noi non siamo uno tra tanti, ma ognuno di noi è voluto e amato; e il tempo della Quaresima ci è dato proprio per ridomandarci da dove ci aspettiamo il bene della nostra vita. Da dove ci aspettiamo la forza per perdonare, la capacità di mettere tutto di noi stessi in quello che facciamo. E di poter dare agli altri tutto il bene di cui siamo capaci».
Alla fine della celebrazione è stata ricordata la figura di Valter Ceccatelli, presidente e amministratore delegato di Incas scomparso nel 2020, imprenditore dalle straordinarie intuizioni e di altissimo profilo etico, che negli anni era stato anche membro del consiglio per gli affari economici della nostra diocesi, oltre a sedere nel consiglio di amministrazione della Fondazione Stella Maris. Un uomo di grande fede, la cui vicenda biografica è stata raccontata dalla moglie Alessandra Rovini nel libro «…Una candela accesa!» pubblicato nel 2021.