Il ritratto del diacono Anio Picchi nell’omelia del Vicario generale
«Anio era nato il 21 ottobre 1933. Qui a Cenaia, ha trascorso la sua intera esistenza, da poco giunta al superamento dei 90 anni. Con Maria Pia, la sua sposa, venutagli a mancare già da due decenni, ha accolto e cresciuto il figlio Stefano, le figlie Lucia e Brunella, ai quali rinnoviamo, così come ai loro familiari e congiunti, la nostra affettuosa vicinanza e assicuriamo la nostra preghiera, anche a nome del Vescovo Giovanni, forzatamente assente, come ha avuto modo di avvisare di persona, riuscendo a fare una visita a Orentano prima della partenza per impegni di ministero.
Uomo laborioso, versatile, capace di relazione, Anio si è ampiamente impegnato a livello ecclesiale e sociale, e ha militato genuinamente per il bene comune, anche animato da profonde e limpide convinzioni politiche. È stato per più mandati, Presidente diocesano dell’Azione Cattolica Italiana, che servì con passione soprattutto – se non ricordo male – a partire dagli inizi degli anni ‘80 del secolo scorso, incoraggiando adulti e giovani, interessandosi con sollecitudine della formazione degli aderenti, e della cura della Casa di Gavinana, con le sue vivaci e fruttuose attività estive, portando per quegli anni, con il suo entusiasmo e il suo generoso impegno, una ventata di novità e contagiando positivamente chi lo incontrava. Per certi aspetti colmò un vuoto, consentendo ai più giovani – anch’io ero fra questi – di irrobustirsi per raccogliere poi da lui il testimone. Un anello prezioso della catena di un fecondo e solido apostolato del laicato cattolico sul nostro territorio.
Nelle sue conversazioni, incontrando la domenica i genitori dei ragazzi ai campi scuola, era solito ricordare di non essere andato, nel suo percorso scolastico, oltre la Quinta elementare. Ma così dicendo, senza volerlo, evidenziava quanto comunicasse con il cuore e con l’esperienza della vita, piuttosto che trasmettere contenuti imparati a tavolino. Rappresentò per lui un’ulteriore svolta la decisione di intraprendere, d’accordo con sua moglie, il cammino di preparazione al diaconato permanente. Gli studi di teologia e una più stretta partecipazione alla missione evangelizzatrice della Chiesa lo coinvolsero particolarmente.
Fu ordinato diacono nella Cattedrale di San Miniato dal Vescovo Edoardo Ricci il 12 dicembre 1993, sessantenne quindi, insieme a Vittorio Scali – che da un po’ di anni lo ha preceduto nel ritorno al Padre – col quale ha di fatto riavviato, dopo l’unico caso esistente in anni precedenti, la presenza del diaconato permanente nel dopo Concilio in diocesi. Si intensificò così il suo impegno nella comunità cristiana, servendo ancor più largamente la vita parrocchiale (i più maturi ricordano il prezioso servizio prestato in aiuto a Cenaia nella malattia di don Otello Morelli) o rappresentando il suo vicariato nella Caritas diocesana o distinguendosi nell’accompagnare gli adulti al sacramento della Cresima e le coppie nell’itinerario verso il matrimonio cristiano.
Il congedo che prendiamo da lui è carico di riconoscenza per la sua operosità, la sua umile e solida testimonianza, il bene per il quale si è speso. Non ci illudiamo di non dover chiedere per lui misericordia dal Signore e il perdono a chi dovesse ritenersi in qualche modo ferito, forse da suoi comportamenti un po’ fermi, quando riteneva che si potesse altrimenti dare adito a incertezze o equivoci. Siamo poi convinti che abbia desiderato fino all’ultimo a sua volta perdonare tutti. Gli insegnamenti evangelici che risuonano specialmente in queste ultime domeniche dell’Anno liturgico ci presentano Gesù che invita fermamente alla vigilanza e alla serietà di fronte al dono della vita e alla certezza della morte, mentre offre luminosi motivi per confidare nel mistero dell’amore del Padre, da cui abbiamo origine e che ci avvolge.
Come non riportare alla mente le parole dell’apostolo Paolo: “Non vogliamo lasciarvi nell’ignoranza, fratelli, a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come coloro che non hanno speranza: se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti” (1 Ts 4,13-14). Non erano ancora redatti i Vangeli nella forma giunta fino a noi, ma già nelle prime piccole comunità cristiane era chiara la differenza dovuta all’affidarsi al Signore risorto: una differenza segnata dalla fede e dalla gioia della speranza. Quando pensiamo alle persone care che sono morte, alla brevità della nostra esistenza e al futuro del mondo, come non commuoverci e ringraziare di essere cristiani e aver ricevuto il dono della speranza. Nella vita di Anio, fra l’altro terziario domenicano, non è mai mancata una sincera devozione alla Madonna, che in modo ancor più vivo si è evidenziata nell’ultima stagione della sua esistenza.
È spirato il 21 novembre, giorno in cui la Chiesa fa memoria della Presentazione della Beata Vergine Maria, in una Residenza intitolata alla Madonna del Rosario. Amiamo pensare la Regina di tutti i Santi, che invochiamo come Ianua Coeli – Porta del Cielo, ad accoglierlo per condurlo nell’abbraccio di Dio, in cui egli ha creduto e sperato e che ha servito nel suo pellegrinaggio terreno. Cristo Redentore lo inondi di gioia dinanzi al suo volto.
Il mio ricordo di Anio, amico e maestro di vita
di Antonio Baroncini
Quando una persona cara lascia questo mondo ed entra nell’eternità, la si ricorda con parole piene di affetto e di stima. Ricordare oggi Anio è molto facile, perché è facile trovare subito parole di riconoscenza, di affetto e di gratitudine per il suo genuino impegno di servitore della Chiesa, di sposo fedele, di padre attento e premuroso di persona incline, senza preclusione di idee e giudizi, all’aiuto verso tutti, attuando quel richiamo evangelico riportato dall’evangelista Matteo: «Uno solo è il vostro Maestro, voi siete tutti fratelli».
Al termine del suo impegno lavorativo, 32 anni come capo ufficio della segreteria tecnica del Comitato provinciale della Democrazia Cristiana, lavoro associato a un grande impegno politico e sociale nel nostro Comune, dopo un intero corso teologico, Anio, manifestò la decisione di consacrarsi a Dio, rispondendo alla vocazione di Diacono permanente, che significa «servo nel servizio verso tutti». Ed Anio ha posto in primo piano, come cardine della sua fede, il suo ministero di comunione e la sua missione evangelizzatrice, superando ogni titubanza. Ce lo ha testimoniato la sua costante presenza accanto ai sacerdoti e, in molte circostanze, in sostituzione di questi. Ricordiamo la sua presenza dopo la perdita del nostro amato priore don Otello Morelli: un periodo in cui nella nostra chiesa mai si è sentita la mancanza di un consacrato. Lui stesso guidava le pratiche di preghiera, assistendo gli infermi, aiutando nelle benedizioni delle nostre case, offrendo la sua totale disponibilità a chiunque chiedesse aiuto, consigli, nel proporre strade sicure e virtuose, e cercando, infine, un prete per la celebrazione domenicale della Santa Messa, rivolgendosi al compianto monsignor Vasco Simoncini. Quanto amore per la sua Chiesa! Lo ricordiamo con sincera nostalgia animatore dell’Azione Cattolica, quando organizzava per noi ragazzi, nel pomeriggio domenicale dopo i vespri, le partite di pallone sulle aie dei contadini o sui campi dove era stato tagliato il fieno ed alla fine, ritornando in paese, un dolce all’edicola di Emma, non mancava mai.
Mentre gli anni trascorrevano, il suo spirito era sempre vivo nel guidare ancora tanti giovani che oggi lo ricordano con riconoscenza e gratitudine per aver offerto loro un esempio. Dopo il signor Pietro Pappalardo, fu eletto per 12 anni, presidente diocesano dell’Azione Cattolica ed il suo servizio si estese a tutte le parrocchie della diocesi. Sempre presente alle Assemblee Nazionali a quelle diocesane, ai campi estivi agli incontri parrocchiali per illustrare il pensiero cristiano e cattolico sulle varie tematiche che il momento presentava. Un giorno, mi chiamò e con aria severa, quasi rigorosa, mi offrì il suo spillo dell’Azione Cattolica, dicendomi: «Non lasciarlo mai, è il simbolo del nostro amore e del nostro servizio verso la Chiesa». Ed ogni volta che andavo a trovarlo, spesso nell’ultimo periodo, al momento del saluto, mi diceva sempre: «Non andare via, stai qui con me. E dopo avergli detto i motivi per cui dovevo lasciarlo, con la mano alzata, mi salutava dicendomi ancora: Ritorna presto. Ti aspetto».
Oggi queste parole te le rivolgo io, caro Anio: «Non andare via! Veglia col tuo spirito su di noi, Incoraggiaci nel nostro cammino di cristiani e di cattolici, in special modo in questo tempo sinodale, affinché possiamo essere pronti e sicuri nel nuovo tempo per essere Chiesa: un’assemblea unita nel servizio di tutti, come lo sei stato tu». Non è improprio ricordare la parabola del Seminatore, tratta dal Vangelo secondo Luca: «Il seme caduto sulla buona terra sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola, con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producano frutto con la loro parsimonia». La testimonianza dell’impegno di Anio porta a questa sintesi: il suo essere diacono, uomo, sposo e padre ha radici nelle qualità del seminatore che sparge il buon seme su tutte le coscienze, affinché su quelle fertili, in piena libertà, prenda forza e cresca, per giungere così alla maturazione del proprio frutto, che è l’amore verso il nostro Signore attraverso il Magistero della sua chiesa. Di questa tua testimonianza ne faremo tesoro! È il testamento spirituale del caro Anio. Facciamolo nostro ed invochiamolo dalla sua dimora eterna, dalla Gerusalemme Celeste, affinché ci guidi nella nostra fede e ci protegga con il suo spirito. Concludo con la presentazione del vescovo Fausto Tardelli al diario che Anio scrisse dal titolo: Da Medugorje….arrivederci in Paradiso. Insieme a tutti voi, col più profondo sentimento cristiano, dico: «Arrivederci caro nostro Anio. Ciao Anio mio maestro di vita».
Il ricordo di Azione Cattolica
di Michela Latini
Il messaggio della presidente diocesana di Ac er chi è cresciuto in Azione Cattolica San Miniato, Anio è gran parte della storia. Per anni presidente diocesano instancabile, generoso, affettuoso ed accogliente nei confronti soprattutto di noi più giovani. E laico credente credibile, testimone attraverso la sua famiglia, il suo impegno civile, il suo essere, se non sbaglio, il primo diacono della sua e nostra amata diocesi. Lo ricordiamo con questa foto del 50simo della Casa dell’Adolescente “Mons. A. Ciardi” – Gavinana insieme all’allora presidente diocesana Roberta Botti e siamo certi sia già con la sua sposa, con Don Gori, Alberto, Giovanna, Giampiero e tanti altri che portiamo nel cuore, a godere della pienezza di vita nel Signore.