Dramma Popolare 2023

«Giorgio La Pira e il Dramma Popolare: un’amicizia che viene da lontano»

di don Francesco Ricciarelli

Questo il tema del convegno svoltosi lo scorso 16 giugno a Palazzo Grifoni a San Miniato. Al tavolo dei relatori la presidente della Fondazione La Pira, Patrizia Giunti, e l’archivista della Fondazione Dramma Popolare, Alexander Di Bartolo che ha presentato il suo opuscolo da cui è stato tratto il titolo del convegno. A fare gli onori di casa il presidente del Dramma Popolare, Marzio Gabbanini. Sono intervenuti il presidente della Fondazione Crsm, Antonio Guicciardini Salini, l’assessore alla cultura del Comune di San Miniato, Loredano Arzilli e il responsabile per la Toscana di Crédit Agricole, Massimo Cerbai.

Patrizia Giunti, ordinaria di Diritto romano all’università di Firenze, ha illustrato la figura di Giorgio La Pira con particolare riferimento alla vicenda del salvataggio della Pignone nel 1953, episodio da cui prende spunto lo spettacolo centrale del Festival di quest’anno. La Pira era stato l’estensore degli articoli 1 e 3 della Costituzione. Il lavoro vi è concepito non solo come fonte di reddito ma come elemento costitutivo della dignità della persona umana e come strumento che rende effettiva la partecipazione alla vita politica. La vicenda della Pignone è un esempio di sinergia positiva tra l’imprenditoria più lungimirante, rappresentata da Enrico Mattei, e la politica legata al servizio della dignità dell’uomo e ai valori del Vangelo, espressa da La Pira. «La riflessione che in queste settimane verrà svolta su tutto questo – ha concluso la professoressa Giunti – contribuisca a rendere ancora più significativa l’attenzione sul problema della trasformazione che il nostro tempo sta appena cominciando ad intuire e che avrà un impatto radicale e decisivo specialmente sulle giovani generazioni».

Nel presentare le sue ricerche d’archivio, Alexander Di Bartolo ha riferito di alcune scoperte riguardanti gli interventi generosi di La Pira in aiuto del Dramma Popolare, che ricevette contributi concreti da parte del sindaco di Firenze, il quale tuttavia non ostentò mai questi suoi interventi. La virtù della carità ha più valore quando è fatta nel silenzio. E questo trapela dalle parole dei presidenti del Dramma nella corrispondenza pubblicata. Di Bartolo ha fatto poi riferimento alla prima raffigurazione artistica del sindaco santo, che compare proprio in un manifesto del Dramma Popolare, opera di Pietro Parigi, per lo spettacolo «Veglia d’armi» (1956), in cui l’incisore ha dato a uno dei personaggi rappresentati il volto di Giorgio La Pira.


L’incisione di Luca Macchi per il manifesto del Dramma Popolare

Si rinnova la tradizione dell’incisione per il manifesto del Dramma Popolare, marchio di fabbrica inconfondibile che connota da 77 anni le attività del Teatro del Cielo. Quest’anno la realizzazione è stata affidata a Luca Macchi. Lasciamo a lui la parola per la spiegazione della sua opera legata al testo “Dramma industriale (Firenze 1953)”: «L’incisione per il manifesto del Dramma la si fa dopo aver letto il testo che sarà rappresentato. È curioso e bello che sia così. Per tradizione deve essere un’incisione. Le incisioni per i manifesti del Dramma sono state definite, ora come le metope del tempio del Teatro dello Spirito ora come la Cappella degli Scrovegni dell’incisione del XX secolo. Sui cartelloni del Dramma il contenuto del testo si “manifesta”, appunto, attraverso un’immagine. L’immagine è Biblia Pauperum, l’immagine raggiunge più velocemente l’osservatore di un testo scritto. Dunque ho letto il testo dello spettacolo di quest’anno, ne ho estrapolato alcuni concetti e li ho tradotti in immagine. La colomba che rappresenta lo Spirito Santo mossa dall’occhio divino aleggia sopra la fabbrica Pignone con un ramoscello d’olivo e … qualche spina».