Domenica 26 marzo 2023, la prima di Quaresima, fa il suo ingresso nella nostra Diocesi il nuovo vescovo eletto, Mons. Giovanni Paccosi, proveniente dalla vicina Arcidiocesi di Firenze, e ordinato nella cattedrale di S. Maria del Fiore lo scorso 5 febbraio.
Lo accoglie una giornata fredda e piovosa, aspetto un po’ scomodo e deprimente in una circostanza di gioia e gratitudine per il grande dono pastorale ricevuto. Pensando a questo contrattempo meteorologico, la mente di chi sta scrivendo riscopre inaspettatamente un aneddoto sentito da una persona cara riguardante l’arrivo a San Miniato del vescovo Felice Beccaro, nell’immediato dopoguerra, anch’esso caratterizzato da una pioggia forte: “aquae multae non potuerunt extinguere caritatem” (Ct. 8,7) furono le sue parole di saluto prese in prestito dal Cantico dei Cantici: un monito forte che invita a guardare con coraggio ad una carità inestinguibile di fronte a qualsiasi tipo di avversità. Ed è così che la presenza della pioggia fredda e un po’ insistente, assume una luce e un valore diversi, facendo pensare e sperare ad un cielo sereno che possa splendere il più possibile sul mandato del vescovo Giovanni.
Per i fedeli della Chiesa Sanminiatese c’è la possibilità di poter seguire la celebrazione dagli schermi all’interno del santuario del S.S. Crocifisso, dalle proprie abitazioni attraverso il digitale terrestre, e all’interno della Cattedrale, dove molti prendono posto con largo anticipo, insieme ad autorità, rappresentanti dei vari enti civili, militari e amministrativi. Numerosa anche la partecipazione di cantori provenienti dalle varie realtà corali diocesane per animare la liturgia in affiancamento alla Cappella Musicale della Cattedrale. L’insieme è diretto dal Maestro di Cappella, Carlo Fermalvento, in collaborazione con il M° Stefano Boddi. All’organo il M° Matteo Venturini.
Il repertorio scelto presenta composizioni di autori contemporanei, tra i quali Mons. Giuseppe Liberto, maestro emerito della Cappella Musicale Pontificia Sistina, e Salvatore Vivona, maestro di cappella della Cattedrale di Monreale (PA), entrambi legati alla nostra diocesi da profondo affetto e lunga collaborazione artistica.
Il canto d’ingresso, “Accoglimi Signore”, con musica di Valentino Miserachs, centra subito l’attenzione e la meditazione sul bisogno dell’uomo di sentirsi accolto nella misericordia del Padre, perno e motore dell’esistenza di ciascuno e ingrediente fondamentale per la conversione del cuore.
L’acclamazione al Vangelo del M° Fermalvento e l’ordinario tratto dalla Messa VIII di Mons. Liberto, salutano e sottolineano con toni festosi la grande gioia per il dono del nuovo vescovo, quasi a voler significare che, pur considerandone l’aspetto penitenziale, il tempo di Quaresima in cui si sta entrando deve essere soprattutto tempo di vivificazioni: la resurrezione senza la croce è vuota, ma la croce senza la resurrezione è cieca. L’ultima parola è sempre della vita.
La carità, alla celebrazione della quale è dedicato il momento della presentazione delle offerte, viene meditata con il canto “Ubi caritas” di Snyder. La più alta e imperitura delle virtù teologali è cantata in una versione leggermente fuori schema per un orecchio abituato a melodie liturgicamente più tradizionali. Un canto che si potrebbe definire “moderno” con semplicità e immediatezza, che può sorprendere un orecchio abituato ad armonie più tradizionali, ma che – nella sua freschezza quasi popolare – può ricordare quanto la carità abbia necessità di esprimersi in forme sempre inedite, allo stesso modo in cui la fantasia del Padre sempre crea.
La Liturgia della Parola del giorno presenta il tema evangelico di Gesù che affronta e vince le tentazioni con la Parola di Dio, sempre veritiera e orientata al dono di sé, contraria all’egoismo, ai gesti vuotamente esteriori e al potere ambizioso che schiaccia l’altro. “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt. 4,4) è la frase con cui Gesù risponde e supera la prima tentazione e che costituisce il ritornello del canto di Comunione, la cui struttura vede il ritornello, appunto, seguito dal falso bordone e dalla coda polifonica. Le strofe, tratte dal Salmo 125, meditano quello che è l’atteggiamento di Gesù di fronte al tentatore. Gesù è il perfetto confidente nel Padre, è il Figlio che garantisce quel possesso dei giusti che altro non è se non il dono pieno dono di sé. Proprio questa logica d’amore supera le parole stesse del Salmo, perché nella croce Dio non è più sostegno esclusivo dei buoni dei retti di cuore, ma di tutti, a partire da quelli che meno lo meritano: ne sarà testimone il ladrone che riuscirà a strappare a Gesù la promessa delle promesse, la certezza del paradiso.
Il dono del nuovo vescovo Giovanni si impreziosisce ancora di più se inserito nel contesto del Giubileo che quest’anno viene celebrato per il quadricentenario dell’erezione della Diocesi di San Miniato. La celebrazione si conclude proprio con l’inno composto da Carlo Fermalvento in collaborazione con don Salvatore Savaglia (Arcidiocesi di Siracusa) in occasione dell’apertura dell’anno giubilare. Viene eseguito dopo l’antifona mariana “Ave regina caelorum”. Quasi si dimentica quel clima quaresimale a cui si è tradizionalmente abituati. Si dimentica la mestizia che è l’ingrediente veramente sbagliato della conversione. Con Cristo, per Cristo e in Cristo, in comunione con il Padre attraverso lo Spirito, si guarda al Venerdì Santo, il “buon venerdì” nelle traduzioni anglofone, che diviene lente di ingrandimento del mistero su cui si gioca la vita di ogni credente, la Pasqua di Resurrezione.