Il cielo plumbeo e il vento gelido che spazzava domenica scorsa San Miniato, sembrava modulato sui sentimenti dei parrocchiani di Casellina di Scandicci saliti in pullman alla città della Rocca per salutare il loro don Giovanni. E così, in mezzo a una comunità diocesana brulicante e in festa per il dono di un nuovo pastore, è comparso a un certo punto, goliardico e vivace, uno striscione vergato a vernice spray che certificava tutto il bene che Casellina ha voluto al suo parroco: «Anche se vescovo sarai, mai di noi ti libererai». «Grigio come il cielo… questo lo stato d’animo di noi di Casellina partiti alla volta di San Miniato domenica scorsa – ci confidano Francesca e Tamara -.
Siamo felici per don Giovanni, ma siamo anche sinceramente dispiaciute di perdere una guida così preziosa che in questi sei anni ha guidato con forza, innovazione e affetto la nostra comunità. Il calore dell’accoglienza e la bellezza del duomo di San Miniato hanno smorzato un po’ la tristezza, perché siamo stati testimoni che la nuova comunità ha già abbracciato il nostro “don”».
Francesco e Daria sono marito e moglie e anche nelle loro parole riverbera come un’elegia mesta e delicata per il distacco: «Oggi abbiamo accompagnato Giovanni dalla sua nuova gente, un po’ come quando un genitore porta il figlio all’altare. Abbiamo visto tante persone dispiaciute per il saluto a monsignor Andrea Migliavacca; le comprendiamo perché viviamo la stessa cosa per Giovanni… State tranquilli che troverete in lui una nuova guida amica. Siamo consapevoli che le parole rivolte alla sua nuova Chiesa sono sincere. Colpiti da come siamo stati accolti dalle persone di San Miniato, siamo sicuri che “tratteranno bene” anche il nuovo vescovo!».
Gianna e Andrea, anche loro marito e moglie, rilanciano verso la dimensione della comunione tra Chiese: «Questo pomeriggio abbiamo vissuto una grande emozione. Tante comunità diverse che si sentivano come una sola anima e insieme ai propri pastori stavano accompagnando il fratello Giovanni verso la sua nuova strada. Siamo tutti in cammino e siamo grati al Signore di aver compiuto un pezzo del percorso insieme a lui. Preghiamo il Signore che gli sia forza e guida e illumini il suo cammino».
Marta e Andrea aprono uno squarcio sulla dimensione umana e conviviale di don Paccosi: «Tanta malinconia…, mancherà a tutti noi, mancheranno le sue omelie, brevi ma incisive, le canzoni peruviane che suonava con la chitarra, il suo tifo sfegatato per la Fiorentina… il rum, ottimo, che ci offriva ad ogni ritrovo mangereccio, la sua disponibilità, sempre, per tutti; lui c’era e solo il saperlo ci dava sicurezza e conforto. Pensavo, in duomo, durante la santa Messa, che mancherà soprattutto ai nostri giovani, ha fatto tanto per loro, è riuscito a creare un bel gruppo. Che dire?! buona strada caro monsignore, noi comunque non ti molleremo, ogni scusa sarà buona per venire a San Miniato a trovarti!».
E proprio ai giovani è indirizzato il pensiero di Francesca, che ci ha aiutato a raccogliere queste testimonianze, e che ha confidato come i più colpiti emotivamente dalla lontananza del “don” siano stati proprio i “suoi” ragazzi. Molti di loro avevano i lucciconi quando monsignor Paccosi ha celebrato la Messa di saluto nella chiesa di Gesù buon pastore. Letizia, che non vive più a Casellina da tempo, racconta invece che non poteva mancare a un momento così: «Sono venuta soprattutto per “fare chiesa”, in un momento così particolare ed emozionante… grazie alla sua nuova missione, don Giovanni ci ha fatto vivere oggi una Messa così bella ed emozionante!».
Chiudiamo con il biglietto a cuore aperto scritto da Cristina, che racconta meglio di mille parole quanto monsignor Paccosi sia stato importante per la gente della sua parrocchia: «Posso solo dire grazie per gli anni passati a Casellina. Mi hai preso per mano con le mie paure, debolezze e fragilità. Grazie per averci mostrato Dio in ogni piccolo gesto anche durante la pandemia. Ringrazio il Signore per averti portato nel mio cuore».