Prende forma nella nostra diocesi un progetto ambizioso: un Centro culturale che si propone come spazio d’incontro, approfondimento e confronto autentico. Un’iniziativa che risponde all’urgenza, sempre più avvertita, di luoghi dove si possa fare cultura senza scadere nell’intrattenimento effimero, cultura che sia atto di testimonianza e strumento per leggere la complessità del presente.
L’intuizione affonda le sue radici nel 2016, quando Benedetta Panchetti, ricercatrice universitaria oggi presidente del Centro, e Micaela Dello Strologo, responsabile della libreria «Al Seminario», iniziarono a organizzare incontri culturali sul territorio. L’obiettivo era portare nella diocesi testimonianze ed esperienze di chiese anche geograficamente lontane: dal Medio Oriente agli scenari geopolitici internazionali. «A un certo punto ci siamo rese conto che due persone sole non potevano sostenere un’attività culturale così ampia: serviva una struttura e una rete di rapporti umani», ha sottolineato Panchetti. Quel desiderio, rimasto latente durante la pandemia, ha ripreso vigore proprio in questo 2025, trovando nella costituzione formale del Centro la sua naturale evoluzione.
Il Centro Culturale ha esordito in questi giorni con due appuntamenti: un incontro dedicato al tema della pace, con l’intervento della giornalista Maria Acqua Simi della rivista «Tracce», che da anni lavora a stretto contatto con il Medio Oriente, raccogliendo testimonianze dai territori di conflitto; e la presentazione del romanzo «La profezia della luce» di Emmanuel Exitu, occasione per interrogarsi sui grandi temi dell’esistenza attraverso la narrazione letteraria. La scelta del tema della pace come primo evento non è casuale. «Desideriamo proporre uno sguardo diverso, che nasce da persone con una visione cristiana della vita, ma che non esclude chi semplicemente crede nella non violenza come possibilità umana», ha spiegato la presidente del neonato Centro Culturale. La presentazione di libri rientra in questa logica: non eventi per specialisti, ma occasioni di dialogo aperto. Il romanzo di Exitu, con la sua ambientazione natalizia e i suoi interrogativi esistenziali, è infatti uno strumento atto a generare naturalmente un confronto.
I ventuno soci fondatori del Centro – tra cui ricercatori, ingegneri, avvocati, commercialisti, sacerdoti e insegnanti – condividono una fede comune e il desiderio di affrontare i temi dell’attualità lasciandosi interrogare dalla realtà. L’obiettivo allora, non è quello di fornire soluzioni preconfezionate, ma proporre un approccio che richieda tempo, profondità e ascolto. Dal confronto interno al consiglio direttivo sono già nate relazioni e percorsi inediti, segno di una dinamica che il Centro intende estendere al territorio. Il nostro contesto diocesano – un vasto tessuto di paesi e cittadine agglutinati, che presentano però caratteristiche, e talvolta contraddizioni, tipiche di una metropoli – offre sfide e opportunità. La dimensione internazionale degli scambi commerciali che conosco i nostri territori, così come la mobilità per studio e lavoro, la presenza di immigrati, sono tutti temi su cui il Centro vuole aprire spazi di riflessione, interrogandosi su come lo sguardo cristiano possa incidere concretamente su questi contesti.

