CALAMBRONE Il vescovo Giovanni ha presentato la «Dilexi te» alla due giorni dei volontari Caritas

Caritas San Miniato: due giornate di formazione sul tema «Amati per amare»

di Mimma Scigliano

Weekend di formazione a Calambrone per i volontari Caritas, che hanno riflettuto sull’accoglienza ai poveri, guidati dal vescovo Paccosi. Definito il programma pastorale 2025-2026: «Nel rapporto con i poveri il cuore della vita cristiana».

Lo scorso fine settimana, il 15 e il 16 novembre, si sono riuniti, al Regina Mundi di Calambrone, i volontari e le volontarie della Caritas diocesana per una due giorni di formazione, scambio e confronto, intitolata «Amati per amare». È stato un incontro che ha dato l’occasione di guardarsi dentro, ma anche di capire come Caritas possa sempre di più rapportarsi all’esterno, con comunità che vanno stimolate e con le quali si deve dialogare per rafforzare l’accoglienza delle persone fragili.

La riflessione è stata guidata dal nostro Vescovo, monsignor Giovanni Paccosi, che ha dato una lettura profonda della «Dilexi te», l’esortazione apostolica del Papa sull’amore verso i poveri. Nei poveri c’è l’immagine di Cristo, troviamo Gesù: esiste un vincolo inseparabile tra la fede cristiana e i poveri. «La cura dei poveri fa parte della Grande Tradizione della Chiesa, come un faro di luce che, dal Vangelo in poi, ha illuminato i cuori e i passi dei cristiani di ogni tempo. Pertanto, dobbiamo sentire l’urgenza di invitare tutti a mettersi in questo fiume di luce e di vita, che proviene dal riconoscimento di Cristo nel volto dei bisognosi e dei sofferenti». E la «Dilexi te» conclude: «Per sua natura, l’amore cristiano è profetico, compie miracoli, non ha limiti: è per l’impossibile. L’amore è soprattutto un modo di concepire L la vita, un modo di viverla. Ebbene una Chiesa che non mette limiti all’amore, che non conosce nemici da combattere, ma solo uomini e donne da amare, è la Chiesa di cui il mondo ha bisogno». Gli stimoli arrivati dalla riflessione del Vescovo hanno ispirato il lavoro in gruppi all’interno dei quali i volontari e le volontarie si sono confrontati su identità e motivazione, su comunità e relazioni e su visione speranza. Le domande poste sul significato di essere Caritas oggi, su quali atteggiamenti e scelte rendono Caritas una comunità accogliente e generativa e sul come diventare segno di speranza per chi vive situazioni di fragilità o solitudine, hanno fatto emergere aspetti molteplici sul senso di essere oggi volontari e volontarie Caritas, in una società che tende a ignorare i poveri e perpetua la mancanza di equità.

La due giorni si è conclusa con la strutturazione insieme al direttore di Caritas diocesana, don Armando Zappolini, del programma pastorale 2025-2026, che ha ricordato la coincidenza dell’evento con la Giornata mondiale dei poveri, voluta dal Papa Francesco. «Questa coincidenza – ha detto Zappolini ci rafforza nella scelta di riconoscere nel rapporto con i poveri il cuore della vita cristiana e di esserne testimoni e promotori nelle comunità, nelle quali viviamo e svolgiamo il nostro servizio».