Commossa e partecipata la commemorazione tenutasi a San Miniato per ricordare le 55 vittime che persero la vita in Duomo il 22 luglio 1944. Le celebrazioni, organizzate dalla Diocesi insieme al Comune di San Miniato, si sono aperte nel chiostro dei Loggiati di San Domenico con i saluti delle autorità civili e religiose; presenti il sindaco di San Miniato Simone Giglioli, il nostro vescovo Andrea, il prefetto Maria Luisa D’Alessandro, il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo, l’assessora regionale alla memoria Alessandra Nardini, la vice presidente della Provincia di Pisa Arianna Buti, Aurelio Frulli consigliere nazionale dell’associazione vittime civili di guerra e il consigliere comunale delegato alla memoria Michele Fiaschi.
Dopo i saluti, alle ore 10, nel momento esatto dell’esplosione dell’ordigno, è stato osservato un minuto di silenzio mentre le campane della chiesa di San Domenico scandivano i rintocchi in memoria dei caduti. La cerimonia è proseguita poi all’interno del Museo della Memoria dove è stata inaugurata una scultura in legno d’olivo, dal titolo «Vite spezzate», realizzata da Mario Rossi. Le autorità insieme alle associazioni e ai cittadini hanno poi sfilato in corteo per le vie del centro fino ad arrivare in piazza del Duomo, dove, all’ingresso della Cattedrale, è stata deposta una corona di alloro in ricordo delle vittime. Ha chiuso le celebrazioni la Messa di suffragio presieduta dal vescovo. Nel discorso tenuto per l’occasione, monsignor Migliavacca ha richiamato il suo recente viaggio umanitario in Ucraina e Polonia, e in particolare l’esperienza vissuta a Leopoli, quando nella giornata di mercoledì 13 luglio ha partecipato al saluto commosso a un giovane soldato ucraino caduto al fronte.
Monsignor Migliavacca ha richiamato il silenzio – profondo, sacro e composto – di quei momenti, e ha parlato del silenzio come atteggiamento da vivere di fronte ai drammi della storia e, quindi, anche di fronte al dramma delle nostre vittime del Duomo. Il silenzio che è rispetto e che diventa preghiera. Il silenzio che è dimensione in cui far emergere la verità contro ogni forma di propaganda. In chiusura del suo intervento il vescovo ha fatto poi riferimento al concetto di “partecipazione”; quella partecipazione, corale e commossa, che ha osservato a Leopoli per quel soldato morto e che ha connotato, 78 anni fa, anche i nostri territori, con lo straordinario impegno delle comunità civile ed ecclesiale nel far fronte ai rovesci della guerra e ai bisogni della popolazione. A questo proposito monsignor Migliavacca ha voluto ricordare i tanti preti che in quei giorni rimasero vicini alla gente, non ultimo il vescovo Ugo Giubbi che con animo paterno si spese per tutta la comunità.