Domenica 16 Novembre

La IX Giornata del povero alla luce della «Dilexi te»

+ Giovanni Paccosi

La Giornata del Povero, voluta da Papa Francesco e giunta alla sua nona celebrazione con il titolo: «Sei tu, mio Signore, la mia speranza (Sal 71,5)», quest’anno la possiamo vivere illuminati, oltre che dal messaggio di Papa Leone, anche dall’Esortazione Apostolica Dilexi te. In essa mi ha colpito, all’inizio, l’accostamento che il Papa fa di tre frasi di Gesù, che inquadrano, senza bisogno di commenti ulteriori, il senso di questa giornata.

«L’affetto per il Signore si unisce a quello per i poveri. Quel Gesù che dice: “I poveri li avete sempre con voi” (Mt 26,11) esprime il medesimo significato quando promette ai discepoli: “Io sono con voi tutti i giorni” (Mt 28,20). E nello stesso tempo ci tornano alla mente quelle parole del Signore: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Non siamo nell’orizzonte della beneficenza, ma della Rivelazione: il contatto con chi non ha potere e grandezza è un modo fondamentale di incontro con il Signore della storia. Nei poveri Egli ha ancora qualcosa da dirci» (Dilexi te, n. 5).

Questo richiamo alla povertà come luogo di incontro con il Signore, rende questo momento un’occasione vera di crescita nella fede, oltre che di esperienza della carità, cioè dell’amore che Dio ci dona perché scopriamo che amare è il vero modo di vivere tutto. Alla fine dell’esortazione il Papa scrive: «L’amore cristiano supera ogni barriera, avvicina i lontani, accomuna gli estranei, rende familiari i nemici, valica abissi umanamente insuperabili, entra nelle pieghe più nascoste della società. Per sua natura, l’amore cristiano è profetico, compie miracoli, non ha limiti: è per l’impossibile. L’amore è soprattutto un modo di concepire la vita, un modo di viverla. Ebbene, una Chiesa che non mette limiti all’amore, che non conosce nemici da combattere, ma solo uomini e donne da amare, è la Chiesa di cui oggi il mondo ha bisogno. Sia attraverso il vostro lavoro, sia attraverso il vostro impegno per cambiare le strutture sociali ingiuste, sia attraverso quel gesto di aiuto semplice, molto personale e ravvicinato, sarà possibile per quel povero sentire che le parole di Gesù sono per lui: “Io ti ho amato” (Ap 3,9)» (Dilexi te, nn. 120-121).

Nel vivere questo amore ricevuto e donato diventiamo costruttori di quella pace che tutti chiediamo, ma che solo può nascere da cuori che si fanno piccoli nel servizio e nell’accoglienza dell’altro. In questi giorni facciamo qualche gesto semplice di accoglienza del povero, di aiuto a chi ci è vicino ed è nel bisogno. Una possibilità per tutti è la partecipazione alla Colletta alimentare di sabato 15 novembre, nei supermercati anche della nostra diocesi. È un grande gesto di popolo, che ognuno può sostenere con il dono di alimenti e con la propria presenza come volontario. Concludo con le parole del messaggio di papa Leone, in cui ci dice che poveri siamo tutti e tutti, bisognosi di imparare da chi si trova in povertà: «Il povero può diventare testimone di una speranza forte e affidabile, proprio perché professata in una condizione di vita precaria, fatta di privazioni, fragilità ed emarginazione. Egli non conta sulle sicurezze del potere e dell’avere; al contrario, le subisce e spesso ne è vittima. La sua speranza può riposare solo altrove. Riconoscendo che Dio è la nostra prima e unica speranza, anche noi compiamo il passaggio tra le speranze effimere e la speranza duratura. Dinanzi al desiderio di avere Dio come compagno di strada, le ricchezze vengono ridimensionate, perché si scopre il vero tesoro di cui abbiamo realmente necessità» (n. 2). Il tesoro di essere chiamati e mandati da Lui per testimoniare il suo amore.