Immaginate uno dei giardini pensili più belli di San Miniato – il giardino della cisterna della Misericordia, che incornicia ancora oggi il retro del sontuoso palazzo rinascimentale dei Roffia -, l’affaccio su uno dei più commoventi brani di campagna toscana e il conforto di una brezza serale, medicina rinfrancante dopo la calura delle ore diurne, e poi la vista sullo scorcio sud della città della Rocca con la sua caratteristica chiostra di case e chiese medievali allineate come tanti soldatini sugli attenti… Sono questi, già di per sé, elementi che configurano uno spettacolo anche senza lo spettacolo. Poi però le luci si abbassano, i suoni prendono quota… e inizia lo spettacolo per davvero: in men che non si dica, vi ritrovate proiettati nella Castiglia dell’XI secolo, tra mori, cristiani, santi, devozioni, zuffe, fermenti di riconquista e soprattutto lei: Eurosia.
Questi in estrema sintesi i temi e i contenuti del musical «Eurosia, la stella dei Pirenei», andato in scena il 24 e il 25 giugno scorsi come spettacolo fuori programma del cartellone del Dramma Popolare. Un’opera costruita sui testi di don Francesco Ricciarelli con le musiche di don Mario Costanzi, la regia di Andrea Mancini e le coreografie di Veruschka Cocchini. Un lavoro che viene da lontano e che ha dovuto misurarsi con tutte le complicazioni portate dagli ultimi due anni di pandemia prima di riuscire a debuttare sulle scene: don Ricciarelli aveva composto il libretto del musical già nel 2017, quando era parroco a Corazzano dove Sant’Eurosia è venerata come compatrona della parrocchia e protettrice delle campagne. A inizio 2020 erano poi iniziate le I registrazioni delle musiche e dei canti, arenatesi subito dopo a causa del primo lockdown. Varie altre peripezie, con cambio di alcuni elementi del cast, per arrivare infine al debutto, venerdì della scorsa settimana, nella festa di San Giovanni Battista, non a caso l’altro compatrono di Corazzano, da dove questa avventura è partita. Il musical si compone di 19 brani, cantati dal vivo dagli attori-cantanti su basi musicali preregistrate. La scansione dei pezzi è tenuta insieme da un’ossatura di parti recitate e danzate. La primissima parte dello spettacolo, alla prima assoluta, ha faticato un po’ a decollare, a trovare il “tiro”. Ci hanno comunque pensato la qualità delle armonie e la bellezza delle melodie e dei testi a sostenere la rappresentazione. Da un certo punto in poi, lo spettacolo ha preso coraggiosamente il volo e il groove ha iniziato a ingranare fino al crescendo finale con l’apoteosi della martire trasfigurata in mito. Per chi è in cerca di emozioni sincere, diciamo subito che alcuni brani artigliano fino alle lacrime, altri definiscono l’enfasi della Reconquista spagnola, di cui storicamente Sant’Eurosia è stata eletta patrona, con un piglio incalzante, come nel pezzo «Santiago», in cui si delinea un’epica che è raro ascoltare in brani pop.
Poi ci sono le perle: una su tutte l’apologia della fede nel brano «La fede è…», pezzo ricalcato su alcune folgoranti intuizioni pascaliane che dovrebbe essere mandato a memoria e usato per “medicare” le incredulità e le angosce dell’uomo contemporaneo. Toccante poi la preghiera alla Madonna nel brano «Dolce Madre», un accorato appello alla Vergine che più di una lacrima ha strappato al pubblico. Ma le canzoni sono tutte belle e gli applausi a scena aperta, quasi ad ogni pezzo, stanno lì a certificare il sincero apprezzamento del pubblico. A questo proposito occorre dire che don Mario Costanzi è stato capace di saldare alla felicità delle soluzioni melodiche anche suggestive esplorazioni a livello sonoro, utilizzando strumenti esotici e inconsueti. Le canzoni infatti si muovono tra pop, rock e musica etnica. Palpabile la soddisfazione di don Ricciarelli: «Non ci saremmo mai aspettati un risultato di questo tipo, col tutto esaurito per due serate. È stato un sogno che si è avverato, dopo cinque anni di entusiasmi, sacrifici, porte in faccia ma anche di incontri provvidenziali con artisti meravigliosi. Grazie a tutti quelli che si sono impegnati e hanno messo a disposizione i propri talenti per realizzare il progetto. Grazie al Dramma Popolare che ci ha ospitati e sostenuti».
Bravi gli attori (Cristina Ferniani, Alessio Guardini e Valentine Igwe) e le ballerine (Giulia Benvenuti e Barbara Mignemi). Bravissimi i cantanti: Pamela Chiarugi, interprete di Eurosia, Francesco Gronchi nei panni di Fortunato, Enrico Durelli che è stato un convincente Lupo, il villain della storia, poi Stefano Agnoloni, applauditissimo nei panni del Tempo narratore, Stefano Torriti, che ha indossato il saio del padre spirituale ma anche gli abiti del popolano, e don Mario Costanzi che ha impersonato il padre di Eurosia, sostituendo all’ultimo momento Rodolfo Banchelli, impossibilitato a partecipare per motivi di salute. A rendere più affascinante la rappresentazione, le figure in cartapesta realizzate da Andrea Occhipinti e dagli artisti di Colori in corso (Fucecchio). L’appuntamento adesso è per l’autunno, quando speriamo di poter vedere questo musical in tournée.