È un’occasione preziosa per far conoscere e amare il beato Pio Alberto Del Corona la peregrinatio delle sue reliquie nelle nostre parrocchie. Sono passati sette anni dallo storico evento della sua beatificazione ma ancora il culto del «vescovo bianco» non pare si sia molto diffuso tra il popolo della diocesi sanminiatese. Potremmo dire che, se scarseggiano i pellegrinaggi a San Miniato per venerare le sue reliquie, sia lo stesso Beato Del Corona a mettersi in cammino – come già faceva durante il suo lungo e operoso episcopato – per andare a visitare il suo popolo.
La sua “visita pastorale” ha già toccato le parrocchie di Ponsacco, Bassa, Gavena, Pieve a Ripoli e Marcignana. In vista del 21 luglio le reliquie de Beato arriveranno al santuario di Cigoli. Sarà poi la volta di Castel del Bosco, La Rotta, Lazzeretto e Balconevisi. Ma sono ancora molte le date libere in cui i parroci potranno prenotare la visita del vescovo più illustre della storia diocesana, il primo ad essere stato elevato alla gloria degli altari.
Il suo esempio luminoso di santità e di dottrina e la sua potente intercessione (molte sono le grazie a lui attribuite) sono un prezioso patrimonio che non possiamo ignorare o disperdere. Livornese, originario del quartiere della Venezia, Pio Alberto Del Corona nacque il 5 luglio del 1837 da un’umile famiglia di commercianti, e in città trascorse la sua infanzia. A 17 anni sentì la vocazione religiosa, ispirata e confermata dalla Madonna di Montenero. Entrò nel convento domenicano di San Marco a Firenze nel 1854. Fin da giovanissimo dimostrò le sue particolari doti di mitezza e di amore per la Chiesa e per le Sacre Scritture. Fervente studioso delle opere di San Tommaso d’Aquino è stato autore di oltre 300 pubblicazioni tra opuscoli, saggi e articoli sui settimanali, molti dei quali dedicati al suo amore filiale per la Madonna. A lui e a suor Elena Buonaguidi si deve la fondazione della congregazione delle suore domenicane dello Spirito Santo, ancora presenti e attive in via Bolognese a Firenze. Nel 1875 Pio IX lo nominò vescovo di San Miniato e proprio all’ombra della rocca di Federico II intorno al vescovo iniziò a formarsi la fama di santità. Il Vescovo bianco scrisse quaranta lettere pastorali considerando quelle pubblicate come coadiutore della diocesi durante l’episcopato di Annibale Barabesi e quelle scritte da vescovo titolare di San Miniato.
Come scriveva un frate domenicano testimone del processo di beatificazione: «Se le lettere di mons. Del Corona fossero conosciute, egli diventerebbe per tutti quello che fu sempre in faccia a Dio e a quei privilegiati che lo conobbero da vicino: un’anima santa». Rimangono ancora da studiare adeguatamente le testimonianze della sua vita mistica e gran parte del suo epistolario che, specchio della sua anima cristiana e sacerdotale, conserva ancora abbondante materiale per arricchire la venerata memoria di questo santo Pastore. Il Beato Del Corona morì a Firenze il 15 agosto 1912. La sua memoria liturgica si celebra il 19 settembre.