Già previsto due anni fa come spettacolo centrale del Dramma Popolare e rimandato a causa del covid, «Irma Kohn è stata qui» andrà finalmente in scena dal 23 al 27 luglio prossimi in piazza Duomo a San Miniato, al culmine della 76a Festa del Teatro. Il testo è tratto dall’omonimo romanzo di Matteo Corradini, in un adattamento drammaturgico di Tatjana Motta e Pablo Solari, che ne curerà anche la regia insieme a Woody Neri. La storia è ambientata a Königsberg, città di frontiera tra Russia e Germania, nelle ultime settimane della seconda guerra mondiale. La guerra travolge le persone, distrugge i palazzi della città, che verrà rasa al suolo, tanto che dopo la guerra, divenuta territorio russo, verrà ricostruita e cambierà nome in Kaliningrad.
La vicenda narrata però non riguarda tutti gli abitanti di Königsberg, ma si concentra su tre storie personali: quella di Irma Kohn, sedicenne ebrea salvata dalla deportazione grazie a una partigiana che la nasconde in una «casa chiusa», per cui vivrà quelle settimane cruciali insieme alle ragazze che si prostituiscono; quella di Kat, giovane ebreo che collabora coi nazisti compilando gli elenchi dei deportati, che dà la caccia alla ragazza sfuggita all’arresto per non dover pagare di persona; quella dell’ufficiale nazista Wolf, che a sua volta cerca Irma Kohn ed è un frequentatore del bordello dove la ragazza è nascosta.
«Irma Kohn è un personaggio inventato – ha raccontato Matteo Corradini durante la presentazione del cartellone del Dramma -. Anni fa ho fatto ricerche su alcuni episodi di antisemitismo negli Stati Uniti e nel materiale che avevo recuperato appariva spesso il nome di Irma Kohn. Un nome che gli antisemiti a Chicago negli anni Venti usavano per indicare lo stereotipo dell’ebrea immigrata dalla Germania. Ho voluto rendere protagonista del mio romanzo quella che cent’anni fa era la macchietta degli antisemiti. Volevo salvare li nome di Irma Kohn e tutto il libro ruota intorno a questo tentativo. Poi, quando ho saputo che sarebbe diventato uno spettacolo teatrale, ho pensato che questo non avrebbe salvato solo il nome di Irma Kohn ma anche il suo corpo, che fisicamente non è mai esistito. Non avrei mai pensato – ha aggiunto infine in riferimento alla guerra in Ucraina – che questa storia diventasse così tragicamente attuale, ma ogni volta che noi raccontiamo una storia non stiamo salvando solo la memoria del passato ma anche il nostro presente».