Il coro di San Miniato a lui intitolato lo ricorda, in concomitanza con il 40° anniversario della fondazione, con una messa in suo suffragio, per onorare la figura di questo integerrimo e magnanimo sacerdote, sempre animato da spirito caritatevole, nonché instancabile educatore, che seppe formare numerose generazioni di bambini e ragazzi.
Il Coro di San Miniato, intitolato a monsignor Cosimo Balducci, ricorda il sacerdote e musicista, scomparso 60 anni fa, con una messa in suo suffragio, che sarà celebrata dal Vescovo Andrea Migliavacca domenica 27 febbraio nella Chiesa di S. Domenico in San Miniato, alle ore 18.
Era la sera del 26 febbraio 1962, infatti, quando, all’età di 70 anni, Cosimo Balducci si addormentò serenamente nel Signore, lieto di chiudere gli occhi per sempre nella sua chiesa a San Miniato, dedicata ai santi Michele e Stefano, dove per trentatré anni aveva insegnato le vie del bene e distribuito il Pane della vita.
La celebrazione del 27 febbraio segnerà anche l’inizio dei festeggiamenti per il 40° anniversario di fondazione del coro stesso. La concomitanza di queste ricorrenze offre l’opportunità di riportare l’attenzione – per darne quindi il degno risalto – sulla figura e sull’opera di questo compianto sacerdote, personaggio di spicco della diocesi di San Miniato negli anni del secondo dopoguerra, uomo di singolare cultura, ancora vivo nel ricordo dei Samminiatesi, e non solo, per le sue doti umane e cristiane, che lo portarono a offrire ovunque il contributo della sua operosità e del suo sapere.
Abile organista e compositore, Cosimo Balducci si adoperò con inesauribile ed encomiabile passione a trasmettere il suo amore per la musica, per l’organo e per il canto corale. La compagine che ne porta il nome si propone, però, non solo di perpetuarne questo aspetto, ma anche di valorizzare e rendere imperituro il suo essere stato un uomo che ha saputo ispirare sentimenti forti e offrire speranza nel futuro attraverso una salda fedeltà a Dio e alla Chiesa, impegnandosi in prima persona in un frenetico attivismo caritativo, in un’epoca di profondi cambiamenti e sconvolgimenti causati dalla seconda guerra mondiale e dalle sue conseguenze politiche, sociali ed economiche.
La liturgia sarà animata quindi dal Coro, diretto dal maestro Pietro Consoloni e accompagnato all’organo dal maestro Matteo Venturini, che eseguirà brani composti da Mons. Balducci. Oltre ai mottetti Jesu dulcis, O salutaris Hostia e O dolce nome (1941), in programma ci sarà anche l’Inno Ufficiale del Primo Congresso Eucaristico Diocesano del 1938, musicato sulle parole di don Lionello Benvenuti, un canto all’unisono, poderoso e dall’andamento maestoso, che trasmette in modo coinvolgente l’ardente fede dei Sanminiatesi del tempo. Di altrettanta suggestione anche il brano Benedictus, scritto nel 1943, il cui testo in latino corrisponde al Cantico di Zaccaria, recitato quotidianamente nella Liturgia delle Ore, durante le Lodi mattutine: un canto dal tono solenne, la cui salmodia è alternata fra la voce del solista e le quattro voci del coro. Questo è tra i brani maggiormente ricordati con affetto e nostalgia dai più anziani sacerdoti del clero sanminiatese, che, facenti parte dell’allora Schola Cantorum del seminario, lo eseguivano con vigore e con partecipazione emotiva, soprattutto durante i tempi «forti» dell’anno liturgico. I seminaristi furono, infatti, i maggiori fruitori delle composizioni vocali di monsignor Balducci, il quale, in quanto organista e maestro di cappella della cattedrale, nonché direttore spirituale del seminario diocesano (istituto religioso assai fiorente nei primi decenni del Novecento), non solo proponeva musiche scelte per le solenni funzioni religiose, ma utilizzava la musica stessa come strumento per educare e incamminare al sacerdozio molti ragazzi, infondendo nei “suoi” seminaristi la sua stessa passione per il canto sacro, fino a farne un vanto della diocesi di San Miniato.
Senza avere la pretesa di descrivere esaustivamente i molteplici aspetti che forgiarono il ministero sacerdotale di Balducci e gli elementi che impreziosirono la sua corona di meriti, vogliamo delinearne in breve la figura, riportando qui di seguito alcuni cenni biografici.
Cosimo Girolamo Domenico Balducci nasce nel 1892 a Stabbia da Balduccio ed Egidia, in una famiglia di agiati proprietari terrieri. Cresce insieme alla sorella maggiore Ada in una casa situata nelle vicinanze del Mulino dell’Acquarata. Nella tranquillità della campagna Cosimo trascorre tutta l’infanzia e buona parte dell’adolescenza, fino a quando, all’età di dodici anni, entra nel seminario vescovile di San Miniato. Compiuti gli studi ginnasiali, frequenta il liceo prima in seminario a Pisa e poi ancora nel seminario di San Miniato. La particolare attitudine allo studio e la forte predisposizione alla vita sacerdotale, lo inducono ad intraprendere gli studi teologici nel seminario maggiore di Firenze, dove, poco più che ventenne, assimila una solida formazione biblica, spirituale, liturgica e musicale, completando così la propria preparazione ecclesiastica. Nel seminario fiorentino, reclutato come cantore, ha modo di studiare con Francesco Bagnoli: eccellente organista e maestro di cappella del Duomo di Firenze, che, più tardi, formerà anche Domenico Bartolucci. Nella quaresima del 1916, all’età di 24 anni, gli vengono conferiti tutti gli ordini maggiori dal Vescovo Carlo Falcini; poco dopo viene mobilitato al fronte per la prima guerra mondiale. Al rientro dalla guerra, ventisettenne, inizia a ricoprire numerosi incarichi, a partire dalla sua missione sacerdotale a Cerreto Guidi. Il 15 novembre 1919 è nominato cappellano della chiesa dei Santi Michele e Stefano in San Miniato e, dopo pochi giorni, anche della cattedrale. Nel settembre 1920 assume la carica di direttore spirituale del seminario vescovile; segretario, poi cancelliere vescovile, nel 1923 viene nominato canonico della cattedrale e il 4 luglio 1929 è deputato rettore della chiesa prioria dei S.S. Michele e Stefano, di cui prende possesso con bolla vescovile dell’11 settembre 1929, emanata dal Vescovo Ugo Giubbi.
Definito il parroco dell’emergenza e della ricostruzione, nel secondo dopoguerra afferra con prontezza le nuove dimensioni della carità e le mutate prospettive dell’apostolato cristiano. Sono gli anni in cui Balducci assolve compiti delicati. Divenuto presidente del Ricovero di Mendicità di San Miniato (attuale Casa di Riposo del “Campana Guazzesi”), nel 1945 fonda la sezione diocesana della Pontificia Opera di Assistenza, particolarmente dedita all’infanzia, che era stata duramente provata della guerra, ed è in questo frangente che nascono le prime colonie estive sulle colline pistoiesi. Il 16 aprile 1951 è nominato cameriere segreto di papa Pio XII con il titolo di monsignore. Dopo sette mesi esatti scrive una lettera al Santo Padre con una richiesta di aiuto per la costruzione di una sala parrocchiale adiacente alla canonica, in cui poi sarà collocata la prima televisione del paese.
Con grande intuito, insieme all’amico don Aladino Cheti, inizia (fra i primi in Italia), l’opera di recupero dei minorati psichici, che nel 1958 si concretizzerà nell’Istituto medico-pedagogico “Stella Maris” di Calambrone, divenuto Fondazione Stella Maris con la sua attività di IRCCS (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico).
Fondatore ed assistente ecclesiastico della Gioventù femminile dell’Azione Cattolica, poi delegato vescovile della medesima, Mons. Balducci trova nei giovani i suoi più attenti interlocutori. Sa esercitare un magistero educativo di severo rinnovamento religioso, volto alla crescita religiosa e alla promozione umana e sociale di numerose generazioni di bambini e ragazzi.
Sono molte le persone che ricordano ancora di aver trascorso una fanciullezza spensierata – nonostante il flagello della guerra – nel giardino sempre fiorito del monsignore, all’ombra della canonica di S. Stefano. Sicuramente il passaggio della guerra ha fatto scrivere una bella pagina di carità nella storia di San Miniato, che non permetterà che cada nell’oblio la figura ieratica di Cosimo Balducci, straordinario esempio di umana solidarietà e di alto senso civico.
Negli anni difficili della ricostruzione Cosimo Balducci rivela, dunque, il suo volto più vero e sotto l’episcopato di monsignor Felice Beccaro (vescovo di San Miniato dal 1947 al 1969) continua con entusiasmo l’opera a favore dei bisognosi, fino a quando insorge una grave insufficienza epatica che lo costringe a letto per una decina di giorni.
La sera di lunedì 26 febbraio 1962, alle ore 22.30, Mons. Balducci spira serenamente nella sua chiesa di S. Stefano, ove, seppur conclusa la sua vicenda terrena, il suo spirito aleggia ancora indisturbato: pur a distanza di 60 anni dalla morte, sembra di veder apparire la sua figura imponente, dal portamento alto e distinto, reso più signorile dall’inseparabile cappello e dalle calzature eleganti e sempre ben curate, riaffiorano alla mente l’arguzia, l’intelligenza viva, la severità pre-conciliare, l’integralismo cattolico. Poteva forse incutere timore con la sua presenza austera, con la sua voce baritonale, che tuonava senza posa dall’altare o dall’harmonium, ma era una persona profondamente buona, come testimoniano l’affetto dei suoi parrocchiani e la gratitudine di quanti beneficiarono del suo insuperabile altruismo.
Sopra la porta della sacrestia è possibile leggere la lastra di marmo (riprodotta sulla locandina dell’iniziativa), con la quale si ricorda l’impegno di Mons. Balducci durante il periodo post-bellico, sotto l’episcopato del Vescovo Giubbi, per la ricostruzione della sua chiesa danneggiata dagli eventi bellici.
Il Coro a lui intitolato rappresenta un segno del calore umano e della valenza professionale che Cosimo Balducci ha lasciato dietro di sé e che, ancora oggi, a sessanta anni dalla morte, genera proficua collaborazione, amicizia e diffonde cultura. L’associazione musicale continua dunque con fierezza a preservare il ricordo di Mons. Balducci come singolare musicista e compositore, attingendo costantemente dalle sue composizioni, che nel 2008 sono state oggetto di una pubblicazione promossa dal coro stesso e curata dal maestro Matteo Venturini. Il volume, edito dalla nota Casa Musicale Carrara, contiene 55 composizioni rinvenute nel seminario diocesano e una biografia dettagliata, redatta dal presidente dell’associazione Cristiano Benedetti. Sempre con le stesse finalità è stato anche inciso nel 2012 un CD contenente una selezione dei suddetti brani. Entrambi i progetti costituiscono un valido richiamo alla testimonianza, affinché il culto della memoria di Mons. Balducci divenga storia di tutti, strumento di conoscenza collettiva, non solo di chi lo conobbe personalmente e ha mantenuto di lui un ricordo importante, fosse l’uomo, il religioso o il musicista.