Per coordinare e disciplinare i lavori che comporteranno a livello diocesano i Sinodi appena inaugurati, il vescovo Andrea ha nominato due segretari: sono don Francesco Ricciarelli, parroco di Cigoli e coordinatore del nostro settimanale, e Virginia Sicuranza della parrocchia di San Romano, una giovane – tra l’altro – da pochi giorni laureatasi alla triennale di Scienze religiose a Firenze, dove ha discusso con don Stefano Tarocchi una tesi che esplora un suggestivo e fecondo contatto tra l’opera pittorica del «Buon Samaritano» di Vincent Van Gogh e la relativa parabola lucana. I Sinodi saranno eventi centrali nella vita della Chiesa da qui al 2025. Abbiamo pensato allora di rivolgere alcune domande ai due segretari, proprio per essere aiutati a entrare maggiormente nello spirito del cammino sinodale.
Qual è stata la prima cosa che avete pensato quando il vescovo vi ha chiamato a questo incarico?
Risponde per prima Virginia: «Ho provato stupore, tanto stupore: era da meno di un mese che facevo parte dell’equipe di Pastorale giovanile, e in soli tre incontri il vescovo si era già fatto un’idea di me e mi voleva a sostenere questa nuova responsabilità. Questo tempo di pandemia è stato, personalmente parlando, molto impegnativo, mi ha messo a dura prova. Ho riflettuto molto prima di accettare; poi ho pensato che questo per me doveva essere un anno di novità e ho detto sì». «Anche a me – confessa don Francesco – la telefonata del vescovo ha colto un po’ di sorpresa ma ho accettato senza esitazioni la sua proposta di fungere da segretario del cammino sinodale. Mi sento molto onorato della fiducia che il vescovo mi dimostra ancora una volta e spero di rendermi utile per il bene della Chiesa».
Con quale stato d’animo vi accingete a ricoprire questo importante e delicato incarico?
Virginia: «Non nego che l’ansia sia stata la prima emozione che ho provato. Ansia per la grande responsabilità, per la novità e per la fiducia riposta nei miei confronti. Ma l’ansia è durata poco e ha subito lasciato il posto a una grande gratitudine verso il vescovo e alla determinazione a portare avanti P bene questo nuovo affido».
Don Francesco: «Anche per me, all’iniziale gratificazione è subentrato inevitabilmente un po’ di timore di fronte alla responsabilità che l’incarico comporta. Mi rassicura però il fatto di non essere solo. Condividerò il coordinamento dei lavori con Virginia, sotto la supervisione del vescovo e con l’ausilio di un’équipe di collaboratori. Per cui direi che adesso sono impaziente di entrare nel vivo di questo percorso».
Con i due Sinodi si apre un grande tempo di ascolto per la nostra Chiesa. Un tempo di partecipazione e di responsabilità. Cosa dobbiamo aspettarci da questi cammini?
Virginia: «Sicuramente il desiderio di un maggiore dialogo. Un mettersi al passo con i tempi attuali soprattutto alla luce dei due anni di pandemia che ha distrutto tanto in termini di relazioni, ma che credo abbia anche suscitato in ognuno di noi desideri di novità e di bene. E forse oggi più che mai, in questo momento di rinascita, c’è bisogno di una Chiesa al passo col momento storico, che si faccia ancora più prossima alla gente».
«L’idea che mi sono fatto io – chiosa don Ricciarelli – è che questa prima fase del cammino sinodale, che viene definita “narrativa” costituisca per il popolo di Dio una grande occasione per pregare e riflettere sull’esperienza del “camminare insieme” vissuta all’interno delle parrocchie, dei movimenti, delle associazioni. E poi, in un clima di ascolto spirituale, per condividere le esperienze positive e negative a vantaggio di tutti. Possiamo aspettarci, quindi, un’autentica crescita sia personale che comunitaria se avremo il coraggio di lasciarci mettere in discussione dalla creatività dello Spirito Santo».
Don Francesco puoi già dirci quali saranno le prime tappe da affrontare? Come ci muoveremo in diocesi?
«È prevista anzitutto una formazione di base per noi segretari e per i coordinatori dei gruppi sinodali. Poi le parrocchie, le associazioni, i diversi ambienti di vita cristiana, riceveranno una scheda con alcune domande che costituiranno la traccia per la riflessione personale e per la successiva condivisione nei gruppi. I coordinatori dei gruppi faranno pervenire la sintesi di queste condivisioni alla segreteria diocesana, facendo attenzione a dare spazio anche ai “rapporti di minoranza” in modo che nessuna prospettiva, possibilmente feconda ma minoritaria, rimanga esclusa».
E a questo proposito: il Sinodo universale prevede un tempo di ascolto del popolo di Dio che è parte integrante e determinante del Sinodo stesso. Se poteste dire a un credente perché è importante partecipare, cosa gli direste?
Virginia: «Siamo davanti ad una Chiesa che ci dice: “Come posso aiutarti?”. Credo che l’ascolto sia la parte fondamentale di ogni relazione. Ascoltare significa “udire” attentamente qualcuno ed è cosa ben diversa dal “sentire”. Il Sinodo è pronto ad ascoltarci e ci offre l’occasione per fornire idee, per regalare un punto di vista nuovo. È lavorando insieme che si cambiano le cose. Quindi direi a un credente: “Perché lasciarsi sfuggire l’occasione di essere parte del cambiamento?”».
Dello stesso avviso anche don Ricciarelli: «Penso sia importante partecipare perché lo Spirito parla attraverso tutti. E credo davvero che sarà molto bello condividere il frutto del discernimento personale di ciascuno per arrivare a cogliere quello che Dio vuole dirci e le vie che vuole farci intraprendere come comunità».