Secondo voi è possibile vivere una settimana di scuola senza internet? Senza smartphone, tablet, wifi?
È la sfida che ho proposto in questi giorni a decine di studenti della scuola dove insegno religione, l’Istituto Checchi di Fucecchio. Il mio invito, che ha viaggiato attraverso messaggi, telefonate, passaparola fra ragazzi e genitori, suonava più o meno così: «Dal 20 al 27 settembre, la seconda settimana di scuola, ti piacerebbe venire a vivere con me e con un gruppetto di altri studenti della scuola all’ostello comunale di Ponte a Cappiano? È una gita speciale, si chiama settimana offline: per 7 giorni vivremo senza smartphone e vivremo insieme, gli studenti e il prof, andando normalmente a scuola la mattina, ognuno nella sua classe, e poi riempiendo i pomeriggi di tante attività e piccole gite, e poi cenando e andando a dormire insieme all’ostello. Che te ne pare? Ti piace questa sfida?».
Quasi tutti hanno declinato l’invito, con motivazioni diverse. Chi ha dato la colpa agli sport: «Prof io non ci sarei mai i pomeriggi insieme a voi, ho troppi allenamenti». Chi alla mancanza di amici nel gruppetto della settimana offline: «Prof io verrei, mi piace come proposta, ma non trovo nessuno che conosco che viene con me». Chi (secondo me i più sinceri) alla difficoltà di stare senza internet per una settimana: «Prof mi dispiace ma io neanche mezza giornata sopravvivo, senza telefono».
Però insieme ai tanti e prevedibili forfait sono arrivate anche le iscrizioni: «Prof mi chiamo Aurora, io e tre mie compagne di classe di quinta indirizzo moda ci saremo alla settimana offline! Finalmente una gita, anche se restiamo a dormire a Fucecchio e continuiamo ad andare a scuola. E poi questa sfida della settimana senza telefono è bella, ne parlavamo anche tra noi bimbe: ci volevamo provare prima o poi. E ora ecco l’occasione!».
A loro si sono aggiunte quattro bimbe del liceo linguistico mie grandi fan, Ilenia, Giulia, Francesca e Sofia, che mi seguono ovunque con entusiasmo: nelle periferie di Roma, al centro di distribuzione della Caritas, nelle gitarelle al mare fuori orario scolastico… E infine tre miei studenti del professionale, Francesco, Mohamed e Pietro, temerari quanto basta per accettare questa sfida della disconnessione, che per loro vuol dire innanzitutto astinenza dalla Playstation e dai videogiochi online.
Però presentare questa settimana offline solo sul piano della rinuncia sarebbe ingeneroso e frustrante. Perché l’obiettivo di questa gita speciale sarà, in positivo, riscoprire tutta la socialità che non passa attraverso gli schermi di telefoni e computer: la socialità faccia a faccia, la vita all’aria aperta, i giochi più tradizionali e non tecnologici, le escursioni, gli incontri, i libri, i giornali, lo studio di gruppo…
Il programma dei pomeriggi dopo la scuola prevede una gita a Firenze per andare a trovare gli operai della Gkn che hanno occupato la loro fabbrica dopo un clamoroso licenziamento di massa, per evitare la delocalizzazione dell’azienda; e poi un pomeriggio a Livorno, sui luoghi dove io la scorsa estate avevo organizzato la cena in pizzeria fra persone sconosciute di due quartieri agli antipodi della stessa città (Ardenza e Shangai). Ma anche un pomeriggio di spiritualità ad Agliati guidati da Fratel Benedetto: un momento di meditazione e di preghiera non confessionale ma più ad ampio respiro, per venire incontro anche alle sensibilità degli studenti buddisti e musulmani o atei che parteciperanno alla settimana offline. Una domenica a Genova per andare a incontrare Egle Possetti, presidente del comitato dei familiari delle vittime del ponte Morandi. E poi una bella passeggiata sulla Francigena, e svariati incontri a cena con la psicologa e con i professori della scuola che di volta in volta verranno a trovarci e a cucinare per noi, fino alla serata finale in compagnia della preside e del vescovo Andrea, con cui tracceremo il bilancio della nostra settimana offline, e soprattutto proveremo a confrontarci su come riportare la nostra esperienza nella vita “normale” e connessa, e come condividere ciò che avremo imparato con il resto della scuola.
L’obiettivo sarà promuovere, per noi stessi e per gli altri, un uso più consapevole e morigerato dello smartphone: far tesoro di un periodo di astinenza prolungata per tornare padroni dello strumento, e non più schiavi; ritrovare il coraggio di uscire una sera con gli amici lasciando il telefono a casa, o metterlo nel cassetto e silenzioso per tre ore di fila quando stando in casa vorremo dedicarci a un film o a un libro senza interruzioni e notifiche social a ogni piè sospinto. Sarà l’inizio di un cammino di “disintossicazione” faticoso, ma anche divertente e appassionante. E noi della settimana offline del Checchi non vediamo l’ora di cominciare.