Il direttore di «Toscana Oggi» ha affrontato con i nostri sacerdoti il tema della comunicazione in ambito ecclesiale, parlando di Messe e catechesi in streaming, e della funzione di collegamento che esercita il settimanale diocesano.
Messe online, catechesi in streaming, presenza delle parrocchie sui social, saldatura dell’omelia domenicale alla cronaca e alla realtà. Questi in sintesi alcuni degli argomenti toccati dal nostro direttore Domenico Mugnaini, invitato il 21 gennaio scorso in Cattedrale dal vescovo Andrea per parlare di “comunicazione” alla giornata di formazione del clero.
È stato generoso il direttore di Toscana oggi che, al netto di un dolorosissimo mal di schiena intervenuto fin dalla prima mattina, non ha badato a risparmiarsi nelle quasi due ore filate di conversazione che ha tenuto per i nostri sacerdoti. Sbrigate le formalità introduttive, il direttore è entrato nel vivo della discussione riflettendo sui modi di comunicare che le nostre Chiese e le nostre parrocchie hanno tenuto in questo tempo di pandemia. Modi che, volenti o nolenti, nella loro novità sono stati talvolta un autentico esperimento per i nostri sacerdoti. Il prolungato periodo di isolamento, ha visto infatti nei mesi scorsi, parroci e sparuti accoliti al seguito, fare incredibili acrobazie per far arrivare Messa, liturgie e catechesi in tutte le case e su tutti gli smartphone. Teniamoci ciò che di buono queste esperienze ci hanno insegnato, ha sottolineato Mugnaini, ma non enfatizziamole troppo, perché, rispetto ad esempio a un fenomeno come le Messe in streaming, nel lungo periodo si corre il serio rischio che le persone si accontentino dello streaming, costruendosi una loro personale «zona di comfort» liturgica, disertando il Sacrificio eucaristico in presenza. Si tratta di una esperienza da usare nei momenti di strettissima M emergenza, ma di cui non abusare.
Diverso è il discorso delle catechesi online, che rappresentano invece una risorsa formidabile per raggiungere un gran numero di persone per approfondire la loro formazione cristiana. E qui il direttore ha portato proprio il caso del nostro vescovo Migliavacca, oltreché, per rimanere in Toscana, del cardinal Betori e del vescovo di Fiesole Meini. Vescovi che hanno curato la loro “esposizione” social secondo criteri di forma e di sostanza, calibrando contenuti di una certa densità su un uditorio dalle caratteristiche estremamente variegate. L’alto numero di visualizzazioni che questi insegnamenti hanno ottenuto, e continuano a ottenere (per inciso il nostro vescovo terrà la sua prossima lectio mercoledì 3 febbraio), sono la spia del fatto che l’intuizione è stata feconda e che si è lavorato bene. Quest’ultima esperienza ci dice poi un’altra cosa: le persone sinceramente in ricerca della «buona notizia» (che è anche il significato etimologico della parola «vangelo») hanno sete di verità, di informazioni certe e attendibili; e qui Mugnaini ha parlato della sua esperienza di comunicatore in solitaria sperimentata nei primissimi giorni del primo lockdown di marzo, quando la confusione, anche nel mondo dei media, regnava sovrana e le fake news cominciavano a circolare con una intensità inusitata. In quei giorni, in cui tutti eravamo serrati in casa impauriti e impotenti, Mugnaini per quasi due settimane, alla sera, al termine del lavoro di redazione, ha tenuto una rubrica sui canali social di Toscana Oggi con l’intento caparbio di offrire agli ascoltatori notizie certificate. Il riscontro fu eccezionale, come gli fece notare un amico che organizza concerti e avvezzo ai numeri delle star del jet set musicale: «Domenico, ti sei accorto che con la tua rubrica quotidiana hai più visualizzazioni di Jovanotti?».
Una cura quella per l’informazione, sul «cosa dire e come dirlo», che interessa in primis la comunicazione dei nostri sacerdoti dall’altare al momento dell’omelia. Il direttore ha richiamato sull’opportunità di prepararla con cura. Un’omelia detta male è come un colpo sparato a salve; e l’invito è stato quello di imparare a saldare, in modo quasi sapienziale, l’omelia con la realtà, non per una sterile divagazione sociologica, che sarebbe un tradimento della «Parola spezzata», ma per condurre un’autentica lettura cristiana delle vicende umane, una lettura che si trasfiguri anche in teologia della storia. La prima tentazione dalla quale riguardarsi anche qui, è quella delle fake news, che ha un’origine remota e assolutamente biblica: della prima falsa notizia, come sosteneva papa Francesco, si è fatto interprete il serpente primordiale, invitando Eva a gustare il frutto proibito, spacciandolo come bello, buono e desiderabile.
Il finale dell’incontro è stato dedicato al nostro giornale, «La Domenica», che oramai da più di 25 anni, fa bella coppia di sé con «Toscana Oggi», il Settimanale delle diocesi toscane, particolarmente radicato sul territorio disponibile in 15 diverse edizioni diocesane, che tira ogni settimana 13 mila copie. Al momento forse, l’unico settimanale tra quelli in circolazione che è davvero regionale. Mugnaini ha parlato del nostro settimanale come di uno straordinario strumento di collegamento tra le parrocchie e le comunità cristiane della diocesi. «Nell’ottica di offrire e mettere a punto una proposta pastorale di qualità e di livello, occorre sempre più – ha sottolineato il direttore – fare rete tra parrocchie, unità pastorali e vicariati, e quale migliore strumento per far questo del settimanale diocesano?» Anche e soprattutto per questo motivo nelle nostre parrocchie il giornale diocesano non dovrebbe mai mancare né rimanere invenduto e per queste stesse ragioni dovrebbe, entro ovvi limiti, essere affrancato dai vincoli di bilancio parrocchiale. Come scrivevamo infatti, a tal proposito, in un nostro vecchio editoriale, «non si riflette mai abbastanza come evangelizzare costi. Esattamente come costa denaro mantenere la democrazia. Ma in termini puramente economicisti, se dovessimo pianificare i nostri investimenti in base al vantaggio monetario che ne deriva, non investiremmo mai un euro per evangelizzare, perché non converrà mai farlo. O meglio, non sarà mai possibile stabilire, sulle scale di misura economica, che tipo di ritorno si ha dall’annuncio della fede. Per un giornale religioso vale lo stesso principio. Il settimanale diocesano è uno strumento di evangelizzazione; forse uno dei più efficaci, per la discrezione che ha nel proporsi, per la possibilità di approfondimento che offre e per la capillarità che può raggiungere nella sua diffusione».