È dicembre il mese invernale più atteso e sentito dalle nostre tradizioni popolari. Il freddo, la pioggia, il gelo, la neve, non sono mai riusciti a imbrigliare la gioia che scaturisce dalla sorprendente concentrazione di ricorrenze che esso racchiude. A mano a mano che ci si avvicina al Natale, sembra, metaforicamente, di avvicinarsi ad un fortilizio di festività che promette pace e dove sappiamo esservi luce, calore e riposo. Ma quest’anno dicembre è diverso, come tutti i mesi scanditi da marzo a oggi in questo 2020.
Il Coronavirus ci ha costretti a rivedere il nostro vivere, ridisegnando, nelle sue articolazioni, le nostre usanze, le nostre consuetudini, le nostre passioni.
Dicembre inizia con un flusso maggiore di entrate finanziarie ed il nostro istinto è di programmare acquisti in ogni senso. Si pensa al guardaroba da rinnovare o potenziare, all’auto da cambiare o da emendare in quella magagna meccanica che abbiamo fin qui, a malapena, sopportato. Si pensa al mobile da sostituire o alle ferie e ai viaggi da programmare: tutti provvedimenti legittimi e comprensibili.
Cos’altro poi? Si scrivono biglietti di auguri, “letterine” a Babbo Natale… Un veglio dalla canuta barba bianca, soffice come lo zucchero filato che va in giro su slitta trainata da renne: con iconografie in tal guisa, anche ritornar un po’ fanciulli è desiderabile. Insomma… tutto sfavilla. E i bambini in quest giorni sono un autentico fermento. È una gioia scorgere tra le pieghe delle loro espressioni l’intensa attesa del vecchio vestito di rosso e bianco (come Coca Cola insegna). Anche la canna fumaria del camino – per chi ce l’ha – riscuote un’attenzione inusitata, riverberando suggestioni e qualche fanciullesco timore per la notturna calata del vegliardo. Arriverà a notte fonda, solo e soltanto quando anche l’ultimo occhio indiscreto del più piccolo inquilino di casa si sarà abbandonato alle dolci nenie di Morfeo.
Tutta la casa è avvolta di riverberi magici e incantati da far invidia a «Le cronache di Narnia». Perchè diciamocelo: non occorre un Pascoli – col suo fanciullino – per sentire che nel cuore di ogni uomo c’è il desiderio di rivivere, almeno una volta l’anno, un momento fiabesco. Una fiaba che però abbia le iridescenze della realtà, come aveva poeticamente intuito all’inizio del ’500 un papa Medici, Leone X, quando parlò di “favola cristiana”: il cristianesimo è talmente bello e desiderabile da sembrare una “favola”.
Dicembre allora, segna anche un periodo di rientro in noi stessi, nella nostra intimità: mentre tutto sfavilla, una piccola, tenue luce illumina una capanna: è la casa della famiglia di Nazareth, il presepe. E qui genitori e bimbi mettono in scena, con improvvisata regia, il primo tempo della Storia della Salvezza; e di solito è il più piccolo della famiglia che depone la statuetta del bambinello nella mangiatoria: «Perché papà questo bambino nasce in una stalla?». Eh… le domande dei bambini danno le vertigini: più facile rispondere a uno scienziato che a un “piccirillo”. Nonostante tutto ci si prova: «Questa nascita ricorda a tutti noi la grande compassione che Dio ha avuto per noi e che noi dobbiamo avere verso tutti… specialmente verso i più bisognosi, i più deboli, i più poveri. ». Come detto, ci si prova… Ma… si diceva… quest’anno il Natale sarà diverso esteriormente anche se la sostanza non cambia, anzi si fa più cristallina. Godiamocelo, gustiamocelo allora nella sua essenzialità, vivendolo nell’intimità della nostra famiglia.
Il nostro indimenticato don Luciano Marrucci dal suo “romitorio” in Valdegola un giorno scrisse: «Suonano le campane in queste vallate. Invitano le anime cristiane a muovere verso le chiese, i corpi che a quest’ora non hanno più le ombre che nel giorno erano grevi e perfino pesanti da trascinare. Quanto in questa notte accade, accade nel colmo della notte e del silenzio. È il mistero della luce ed ancora il mistero della voce. Tu cerca di pensare insieme a me: le tenebre non possono soffocare la luce; anzi la evidenziano; è nel buio che puoi vedere il fulgore delle stelle; quanto al silenzio…. è nel più profondo silenzio che puoi percepire i bisbigli, avvertire i sospiri e perfino sentire i battiti del cuore. A Natale appare una luce e risuona una voce, proprio perché ora c’è tanto buio e tanto silenzio intorno a noi».