In occasione della seconda lectio biblica in questo nuovo anno pastorale, il vescovo Andrea ci ha riuniti davanti al focolare della sua casa.
«Al fuoco di bivacco tutti quanti siam raccolti, la luce della fiamma rischiara i nostri volti; da quella fiamma pura scaturisce una scintilla: è la fede…».
Sono i versi di una canzone scout che parla di Baden-Powell, il fondatore dello scoutismo. Quanta similitudine vi è tra queste strofe e la scenografia che monsignor Migliavacca ha voluto realizzare per tenerci compagnia con questo suo nuovo insegnamento.
Ha voluto creare un’atmosfera familiare in cui la luce della fiamma del fuoco rischiarasse i nostri volti, unisse i nostri cuori, ci facesse sentire fratelli, figli ed amici di Dio. Quel Dio a cui, Anna e suo marito rivolgono fede, speranza ed amore. Ecco l’argomento della lectio biblica del vescovo: la famiglia di Anna e di suo marito Elkana, dal Primo libro di Samuele.
È una storia di fede, di preghiera in mezzo al pianto umano di una donna – «sebbene il Signore ne avesse reso sterile il grembo» – e di un uomo uniti nell’amore terreno, accettando, nella sofferenza, la volontà di Dio. La prima riflessione è proprio nel sentire e nel considerare la famiglia unita nell’amore se pur lottando con le tribolazioni della vita.
Elkana ama la sua donna: «Anna perché piangi? Perché non mangi? Perché è triste il tuo cuore? Non sono forse per te meglio di dieci figli?». Il vescovo si è soffermato molto sul pianto di Anna, un pianto di accettazione ma anche di speranza, di fede in Dio. Anna pregò il Signore ed alla domanda del sacerdote Eli, sentendo Anna balbettare tra sè e sé alcuni pensieri: «Fino a quando rimarrai ubriaca?».
«No! mio signore, rispose Anna, io sono una donna affranta e non ho bevuto né vino né altra bevanda inebriante ma sto solo sfogando il mio cuore davanti al Signore». Allora il sacerdote Eli rispose ad Anna: «Va’ in pace ed il Dio d’Israele ascolti la domanda che gli hai fatto».
Anna replicò: «Possa la tua serva trovare grazia ai tuoi occhi». Poi la donna se ne andò per la sua via, mangiò e il suo volto non fu come prima. Anna ebbe fede, ebbe fiducia in Dio e concepì un figlio e lo chiamò Samuele.
Il suo pianto si mutò in gioia, in un cantico emozionante ed incisivo: «Il mio cuore esulta nel Signore, la mia fronte s’innalza, grazie al mio Dio. Si apre la mia bocca contro i miei nemici, perché io godo del beneficio che mi hai concesso. Non c’è santo come il Signore, non c’è rocca come il nostro Dio».
Il vescovo da questa vicenda biblica estrae la sintesi, evocando il dono della Sapienza e della preghiera. La Sapienza, ci ricorda, è l’intima conoscenza di Dio. Con la Sapienza si sperimenta personalmente e intimamente Dio e tutte le sue cose. Si raggiunge uno stato di serenità, di giustificazione, di comprensione e di amore. Quando si acquista il dono della Sapienza, tutto diventa naturale e senza costrizione nel fare la volontà di Dio.
Anna donna forte non aveva perso la speranza e Dio la premia: concepì suo figlio Samuele. Anna si rifugia nella preghiera, perché «la preghiera, osserva il vescovo Andrea, è una professione di fede, che anima la vita. Con la preghiera Anna si rivolge a Dio e la sua vita cambia».
Il vescovo porta anche come testimonianza alcuni passi dell’omelia di papa Francesco, tenuta durante la Messa con i nuovi cardinali, concentrando sulla potenzialità della preghiera. Un passo di quella omelia: «E dunque, come possiamo svegliarci dal sonno della mediocrità? Con la vigilanza della preghiera. Pregare è accendere una luce nella notte. La preghiera ridesta dalla tiepidezza di una vita orizzontale, innalza lo sguardo verso l’alto, ci sintonizza con il Signore. La preghiera permette a Dio di starci vicino; perciò libera dalla solitudine e dà speranza. La preghiera ossigena la vita: come non si può vivere senza respirare, così non si può essere cristiani senza pregare. E c’è tanto bisogno di cristiani che veglino per chi dorme, di adoratori, di intercessori, che giorno e notte portino davanti a Gesù, luce del mondo, le tenebre della storia. C’è bisogno di adoratori. Noi abbiamo perso un po’ il senso dell’adorazione, di stare in silenzio davanti al Signore, adorando. Questa è la mediocrità, la tiepidezza».
«La preghiera al primo posto. Poi, le altre cose. Ma quando le altre cose tolgono spazio alla preghiera, qualcosa non funziona. E la preghiera è forte per questo che abbiamo sentito nel vangelo di Gesù: “Io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome al Padre, la farò, perché il Padre sia glorificato” (Gv 14,12-13). Così va avanti la Chiesa, con la preghiera, il coraggio della preghiera, perché la Chiesa sa che senza questa ascesa al Padre non può sopravvivere».
Anna e suo marito Elkana si donano, per fede, alla volontà di Dio: pregano e la loro famiglia si arricchisce del proprio figlio Samuele ed «il pianto si trasforma in gioia». Hanno creduto, hanno sperato, hanno pregato e Dio li ha esauditi. Emozionante questo passo biblico: la Bibbia, afferma il vescovo Andrea, non è costituita da libri storici, ma è la Storia di Dio. Ogni suo passo descrive le meraviglie che Dio ha offerto all’uomo, presentando avvertenze e stile di vita per viverle e custodirle.
Abbiamo iniziato con una strofa del canto scout. Terminiamolo, mentre il calore della fiamma riscalda il nostro fisico ed il nostro cuore, riuniti in una grande famiglia. Sentiamoci, attraverso i doni della sapienza e della preghiera, esploratori della fede e cantiamo: «Sempre avanti esploratori, sempre in alto i nostri cuori. Tutti gli scout sono fratelli. Dal cielo ci sorridono e ci guardano le stelle, ci fan da sentinelle. Ma una che fra tutte si distingue è la più bella, è la fede».