Con la prima domenica d’Avvento abbiamo dischiuso il portale di un tempo nuovo, che s’incontra con il tempo che in questi mesi ci sovrasta e giorno dopo giorno ci opprime, ci indurisce, ci incattivisce. Limitatissimo, se non annullato, il linguaggio affettivo e fraterno del corpo: rinsecchito, dolorante quello dell’anima e del cuore.
Tutte queste lapidarie espressioni usate e vissute, davvero sono rivelatrici di sofferenza assai acuta. E allora? Ci lasciamo vivere? Non può essere così: no. Assolutamente. Nel buio, cerchiamo qualche spiraglio di luce, di speranza. Ma dove cerca la speranza una piccola comunità di monache? La cerca tutta sola, rinchiusa in una clausura incontaminata, in cui ci si consola pensando: la gente ora è in clausura come noi? Pia condivisione! No, con più forza invece preghiamo. Certo. Ecco uno spiraglio: preghiamo.
La preghiera è un balsamo, che dove si diffonde risana, alimenta fiducia e mette radici in quel Dio che ha detto: «Sarò con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo». Oh, guarda, il portale si è aperto un pochino e ci permette di procedere. Ritorniamo alle Lodi. La prima antifona che precede il salmo così canta: «Quel giorno le montagne stilleranno vino nuovo, latte e miele scorrerà per le colline, alleluia». «Quel giorno» verrà anche per noi, ma come ci troverà? Avremo vino nuovo? Latte e miele, nutrienti e dolcissimi? È un futuro che non si può improvvisare. Possiamo giorno dopo giorno costruirlo fin da adesso? Sì: va bene, se siamo insieme e collaborando con il Signore. Beh, una comunità di monache è insieme, vive e prega insieme.
Volete unirvi a noi? In fondo una famiglia è comunità, è un insieme… d’amore. Siamo sulla stessa linea. Che dite? Ecco. Il portale si è aperto ancora un po’! Noi siamo chiamate monache contemplative. Significa che l’intensa preghiera ci porta a guardare diversamente, e più in profondità le situazioni, le cose, le persone. Anche questo è uno stile che possiamo insieme mettere nello zaino in questo cammino. Sono giorni che alimentano chiusure, sospetti, distanze? Opponiamo uno sguardo contrario: di misericordia e non di giudizio, di sobrietà, caritatevole e non giudicante. La stretta di questo tempo ci spinga all’essenziale, a ciò che unisce e non divide. Siamo anche noi con voi. State sicuri! Siamo convinte che insieme non bisogna perdere tempo: un giorno potremmo ritrovarci col pensiero struggente di non aver amato abbastanza. Dicono tutti: «Che razza di Natale sarà questo? Siamo ingabbiati. Dovremo far senza la frenesia delle luci, dei doni, di tavole imbandite? È un limite? Niente sogno dell’attesa?». Ripetiamo: Non può essere così. No. Assolutamente.
Ci domandano: «Che dite, voi monache?». Diciamo di abbandonare questo pensiero ossessionate. Dalla debolezza in cui ci troviamo può scaturire forza e intensità d’amore. Può costruirsi in noi una capanna: povera, sì, ma accogliente per il Signore che viene. In fondo, quest’anno gli assomigliamo un po’ di più. Vi dispiace? È meraviglioso invece. Ecco, il portale è tutto aperto. In fondo una luce abbagliante già incomincia a risplendere: ne abbiamo bisogno. Natale ci sarà, perché Dio è con noi: l’Emmanuele! E noi? Siamo con tutti voi. In cammino insieme, verso il Santo Natale di Gesù.