Scrive Marco Vannini, il maggior studioso italiano di mistica speculativa: «La parola ha una chiara origine greca, nella radice del verbo myein, che indica l’atto di chiudere, anzi di socchiudere, gli organi dei sensi (si pensi che troviamo questa radice perfino in “miopia”), ed in connessione con il concetto religioso arcaico di “mistero”, che indicava una dimensione non tanto misteriosa quanto iniziatica, riservata a coloro che erano stati adeguatamente istruiti, anche attraverso un processo di purificazione. In questo senso myste era l’iniziato al mysterion, mystagogo colui che introduceva al mistero stesso, e così via. Su questa linea compare anche mystikos, che però è aggettivo, non sostantivo, e si riferisce a nomi diversi, soprattutto, nella tarda grecità».
Già dall’antica Grecia, dai misteri di Eleusi si ha notizia di riti misterici ed esperienze legate a una dimensione personale di accesso al sacro non mediata che travalica ogni pensiero razionale e attinge direttamente alla contemplazione del divino. È proprio il termine esperienza che ci chiarisce il senso profondo dell’evento mistico come passaggio verso un là dove non si era mai stati. Esperienza, etimologicamente, proviene da due verbi greci péiro che vuol dire attraversare, passare e peirào che vuol dire provare, tentare; in latino, poi, il termine ex-perior comprende il significato di prova o pericolo. Come sappiamo un passaggio può rappresentare, sempre nella sua dimensione temporale, un cambiamento, una trasformazione che può rivelarsi positiva o negativa, ma sicuramente non ci lascerà indifferenti o inermi. È un’apertura verso l’ignoto, verso l’imprevedibile, ogni forma di conoscenza e di attività umana è in fondo un’esperienza che proprio perché vissuta e non subita dovrebbe sempre rappresentare un’opportunità unica e irripetibile.
Altro aspetto caratterizzante l’esperienza è la sua dimensione personale, è una cosa che si fa da soli, ma che non si può realizzare compiutamente se chi la vive rimane ancorato alla propria soggettività, impedendo questo attraversamento verso un altrove fino a quel momento sconosciuto. Le esperienze possono essere di molti tipi, materiali o mentali, fisiche o psichiche, ma indubbiamente rappresentano per l’uomo una preziosa apertura verso il cambiamento e l’arricchimento personale. E ora entriamo più specificatamente nel territorio unico e particolare dell’esperienza mistica dove il soggetto fa una diretta conoscenza del divino. È il filosofo Plotino che ci introduce al concetto di «distaccamento da tutto» che rappresenta e descrive l’episodio mistico ed è poi nel V secolo Dionigi l’Areopagita che lo indica come assoluto vertice di esperienza di conoscenza della Trinità Divina oltre ogni riflessione teologica. Comune a tutte le grandi religioni, ne troviamo indiscussa traccia nella cabala ebraica, nel sufismo islamico, nel buddhismo, nelle religioni dei popoli primitivi con lo sciamanesimo. Nella storia della cristianità troviamo grandi mistici e mistiche, oggi santi e sante riconosciuti dalla Chiesa come Giovanni dalla Croce, Caterina da Siena e Teresa d’Avila; ma accanto ad essi è facile rintracciare anche umili e semplici personaggi meno noti che hanno vissuto sorprendenti esperienze del Dio trinitario. Accanto a questa corrente, che potremmo definire ufficiale, non sono mancate forme di ricerca mistica “eretiche”, per cui non di rado la mistica è stata oggetto di sospetto da parte delle autorità ecclesiastiche, dato che contiene una non celata esplosività: può infatti declinarsi come altissima pietà e compimento della religione, ma anche come una completa distruzione dei canoni dell’ortodossia.
Ancora Marco Vannini nel saggio «Mistica, Psicologia, Teologia» scrive: «Tutta la mistica, d’Occidente come d’Oriente insiste sulla necessità di prendere le distanze dal piccolo sé, distaccarsi dall’io, o, come si dice spesso, uccidere l’anima, far morire l’anima, perché possa emergere il vero Io, lo spirito, che è il divino in noi. E questo equivale a uscire dalla servitù della natura ed entrare nella libertà della grazia».
Questa particolare unione alla Santa Trinità attraverso il mistero di Cristo è stata vissuta con amore, pazienza e anche partecipazione al dolore della croce da tante persone innamorate di Dio, che nel corso della storia della cristianità hanno offerto corpo e anima perché si manifestasse al mondo la potenza dell’amore di Dio, tra questi alcune donne che nei prossimi appuntamenti vorrei presentarvi.