A Casteldelbosco l’associazione Geniali trasforma la diversità in opportunità di crescita collettiva. Nata dall’esperienza personale di Valeriano Dodde, padre di un bambino con sindrome di Syngap1, l’organizzazione di volontariato conta oggi oltre 100 soci e 20 volontari attivi. Dai campi estivi inclusivi, alla Via Crucis multimediale fino agli atelier di arte terapia, ogni progetto segue il motto: «accogliere, accompagnare, sostenere».
Il nome «Geni-ali» evoca immediatamente immagini fiabesche: geni dotati di ali o, perché no, angeli. Ma dietro questa suggestione si cela una realtà molto concreta. «Geniali» è infatti un’associazione di volontariato (odv) nata a Casteldelbosco, che ha fatto dell’educazione alla diversità e della sensibilizzazione all’inclusione sociale la propria missione. In pochi anni, questa giovane realtà è riuscita a dare vita sul territorio a numerosi progetti, tutti accomunati da tre parole chiave: accogliere, accompagnare e sostenere. L’obiettivo è costruire una comunità più inclusiva e solidale, capace di riconoscere nella diversità una vera ricchezza. A guidare l’associazione è Valeriano Dodde, 54 anni, che abbiamo intervistato per comprendere come sia nata l’idea di questa esperienza e quali siano le prospettive future.
«Non sono originario del paese – ci dice subito Valeriano ma qui ho trovato la mia comunità e porto avanti da anni il mio impegno sia nel lavoro, che nel volontariato. Presto il mio servizio in parrocchia come collaboratore parrocchiale e come ministro straordinario dell’Eucaristia, e credo che proprio da questo legame sia nato il desiderio di costruire percorsi che mettano al centro la persona. Un ruolo importante nella creazione di Geniali lo ha avuto anche la mia esperienza familiare: nostro figlio Vincenzo convive con una malattia rara, la sindrome di Syngap1, e questo ci ha spinto a creare qualcosa che potesse sostenere lui, e insieme a lui, tanti altri bambini e ragazzi».
Su quanti volontari fa affidamento Geniali e chi sono in prevalenza questi volontari?
«Oggi Geniali può contare su circa 20 volontari continuativi, a cui si aggiungono altre persone che si rendono disponibili in occasione degli eventi più grandi. I primi volontari, però, sono state proprio le mamme del paese, donne della nostra comunità che hanno deciso di mettersi accanto ai ragazzi fin dall’inizio. Con loro abbiamo dato vita al primo progetto, Insieme in cucina, nato in collaborazione con l’associazione di promozione sociale Abbracciami. Questo laboratorio è molto più che cucinare: i ragazzi fanno la spesa insieme, poi preparano la merenda o piatti da portare a casa per la cena. Dietro a questi gesti quotidiani si allenano tante competenze: autonomia, responsabilità, collaborazione, ma anche autostima e fiducia in sé stessi. In questo contesto le mamme hanno avuto un ruolo prezioso, sostenendo l’azione degli operatori e creando un clima familiare di fiducia che ha reso possibile lo sviluppo del progetto. In generale questa è un po’ la nostra linea: cerchiamo sempre un nuovo paradigma partendo dalle opportunità che la comunità stessa ci offre».
Come nasce la vostra realtà?
«Geniali si è costituita ufficialmente come organizzazione di volontariato nel gennaio 2023. Prima di allora eravamo un comitato spontaneo nato nella parrocchia di San Brunone, sotto l’impulso della nostra famiglia. Proprio da questa esperienza di comunità è nata la nostra proposta di organizzare il Vince Fest-Educare alla diversità, una giornata speciale per celebrare insieme l’inclusione, l’amicizia e la bellezza della diversità. Una festa che mette insieme ogni anno – tra giugno e luglio – musica, spettacoli, dibattiti, ma anche momenti di preghiera. Da quel primo seme è nata l’associazione che oggi conta oltre 100 soci». Perché avete scelto un nome così caratteristico e distintivo, Geniali appunto? «Il nome Geniali nasce dalla fusione di due significati: “gene”, in riferimento a Syngap1, la mutazione genetica che come dicevo caratterizza la condizione di nostro figlio Vincenzo, e “ali”, simbolo di libertà e speranza. Non volevamo un nome che guardasse alla disabilità come a un limite, ma piuttosto come a una diversità che porta con sé una ricchezza. Così, Geniali diventa un abbraccio che celebra la genialità autentica e invita a guardare alla diversità come fonte di creatività e umanità condivisa».
Quali sono i vostri principali ambiti di intervento?
«Negli anni abbiamo dato vita a diversi progetti che mettono sempre al centro la comunità. Solo per portarti qualche esempio con alcuni nomi: Artistabili, un atelier di arte terapia; L’Officina degli elfi, che unisce ragazzi e nonni del paese in attività creative; Geniali summer camp, campi estivi inclusivi; la Via Crucis per tutti in Quaresima, inclusiva e multimediale; i progetti sportivi come Geniali in bicicletta e Sport Insieme; l’evento Donna Geniale; o ancora: Un Natale favoloso e Geniali a tutta birra. Il filo conduttore è sempre lo stesso: accogliere, accompagnare e sostenere, costruendo una comunità più inclusiva».
Quali frutti avete visto maturare nel territorio grazie al vostro impegno?
«I frutti più belli sono quelli che si vedono nelle relazioni: ragazzi che prima erano ai margini oggi partecipano attivamente, famiglie che si sentivano sole hanno trovato sostegno. Un esempio concreto lo abbiamo vissuto con la Via Crucis inclusiva. Alcune mamme ci hanno detto con emozione che era la prima volta che potevano partecipare a una preghiera insieme ai loro figli senza sentirsi esclusi. Il frutto più grande è un territorio che diventa più umano: capace di riconoscere la ricchezza che ogni persona porta con sé».
Mi accennavi poc’anzi ai vostri campi estivi a tema inclusione. Che riscontri avete avuto?
«Il Geniali summer camp, nell’estate appena trascorsa, è stata un’esperienza bellissima: abbiamo coinvolto venti bambini dai 6 ai 14 anni, di cui sette con abilità differenti. Ogni giorno si è respirato un clima di amicizia e accoglienza. Il simbolo più forte è stata la capanna costruita insieme nel bosco: una piccola casa che rappresenta l’idea di costruire un luogo comune fatto di rispetto, sorrisi e possibilità per tutti. Un valore aggiunto importante è stata poi la presenza di giovani volontari. Le famiglie hanno espresso grande gratitudine. Per noi è davvero un seme da coltivare».
C’è un aneddoto bello da raccontare che vi è successo in questi anni?
«Uno degli episodi che porto nel cuore è quello vissuto con Marco durante la Festa del donatore organizzata dall’Avis. Ci siamo trovati davanti a un forno a legna, grembiuli addosso e condimenti sparsi ovunque: Marco, uno dei nostri ragazzi, ha indossato il grembiule e si è messo a fare le pizze insieme a noi. Ha lavorato con entusiasmo, poi quando la stanchezza si è fatta sentire, si è seduto su uno scalino in silenzio. Il momento più bello è stato quando è arrivata sua mamma. Lo ha guardato con quegli occhi che dicevano tutto: “Bravo. Ce l’hai fatta. Sono fiera di te!”. Perché l’inclusione vera non fa rumore: sforna sorrisi, pizze storte e miracoli silenziosi».
E nel futuro di Geniali cosa c’è?
«Nel futuro c’è la voglia di continuare a crescere insieme alla comunità, senza perdere il nostro stile. Vogliamo dare continuità ai progetti già avviati e avviare nuove esperienze legate all’inserimento lavorativo dei ragazzi. Dico sempre che Casteldelbosco dovrebbe essere conosciuta come una “comunità di accoglienza”. Sogniamo di creare sempre più spazi dove i ragazzi possano sentirsi a casa. Geniali non è un traguardo, è un cammino che guarda avanti con fiducia e con la certezza che la diversità è una ricchezza che rende tutti migliori».