Il fronte della pandemia da Covid ha visto in questi mesi molte Rsa, soprattutto nel nord Italia, trasformarsi in autentiche trincee di resistenza. Abbiamo raggiunto Riccardo Novi, direttore della Fondazione Madonna del Soccorso, che gestisce le Rsa di Fauglia e Orentano, per farci raccontare un po’ più da vicino come sono trascorsi questi ultimi mesi di assoluta emergenza.
Incominciamo da un dato lusinghiero: più di cento nonni ospiti tra Fauglia e Orentano, oltre novanta operatori interni e – al netto dei tamponi effettuati – nessun contagio. Un successo. Vorresti raccontarci Riccardo, qualcosa sugli accorgimenti che avete adottato per prevenire il contagio?
Il 25 Febbraio prendemmo le prime drastiche misure. Era il periodo in cui circolava ancora la vulgata del «è solo un po’ più grave dell’influenza». Era maturata in tutta l’équipe di lavoro, grazie anche al prezioso consiglio dei sanitari, la consapevolezza della grande responsabilità che avevamo da gestire: dover prendere decisioni che incidevano direttamente sulla salute di circa 110 persone anziane non autosufficienti (22 presso la Rsa di Fauglia, 80 nella Rsa di Orentano ed ancora 10 del Centro diurno aggregato alla realtà di Orentano) e altre 90 tra dipendenti, religiose e religiosi al servizio nelle varie strutture. In una riunione, lunghissima e dibattuta, fu presa all’unanimità la decisione di massima precauzione: venne infatti stabilita la ricognizione e il potenziamento dei Dpi (dispositivi di protezione individuale) e deciso l’annullamento di tutti gli appuntamenti, incontri e riunioni con esterni; venne altresì disposta la sospensione di tutte le attività di formazione con esterni, tirocini formativi ed ogni altro rapporto con persone terze. Stabilimmo il divieto di accesso in struttura a tutti i fornitori che, da tale data, hanno iniziato a lasciare la merce in consegna, in appositi luoghi esterni che poi il personale della struttura, previa sanificazione, introduce all’interno. Divieto assoluto agli addetti ai servizi esterni di accedere alle strutture ed anche di entrare in contatto con il personale delle strutture socio-sanitarie. Ci vedemmo costretti a chiudere parchi e giardini con cancelli protettivi ed ogni altro accesso alle Rsa mantenendo come unico luogo di ingresso consentito quello di ‘filtro e controllo’, poi diventato “access point” secondo le disposizioni arrivate dall’Asl. Le religiose in servizio hanno accettato regole di stretta clausura con impegno a non uscire mai all’esterno delle strutture. Fu disposto anche che neppure gli addetti al trasporto anziani, volontari e anche ai mezzi di trasporto per visite – salvo interventi di emergenza – potessero più accedere nelle Rsa e che, all’occorrenza, avrebbero dovuto attendere all’esterno l’arrivo su barella dell’utente. Sospesi anche i consigli di amministrazione, l’accesso di esterni alla cappella per la S. Messa, limitate pesantemente le visite dei familiari e sempre comunque previa misurazione della temperatura corporea, e dopo consegna di informativa, invito alla sanificazione personale e dotazione di mascherina per la visita al congiunto ospite. Abbiamo ovviamente intensificato tutte le attività di sanificazione, incaricando una ditta specifica, e richiesto l’utilizzo delle mascherine al personale in servizio che si occupava di areare costantemente tutti i locali. I due infermieri coordinatori delle due RSA vennero nominati responsabili di emergenza Covid-19 con l’indicazione di due rispettivi sostituti in caso di necessità, nonché stabilito chi dovesse dirigere il tutto nella sventurata ipotesi di un contagio del direttore e dei suoi più stretti collaboratori. Insomma, un fronte di guerra. Ripensare a quei momenti non è facile emotivamente. Notti insonni, presenza costante in tutte le strutture, applicazione scrupolosissima di tutte le disposizioni, lettura e condivisione di tutte le istruzioni Asl. Sono stati momenti che difficilmente dimenticheremo. Impresso nella mente di tutti risuona ancora l’avviso dato in maniera chiara della direzione: «Stiamo affrontando una pandemia, stiamo lottando contro la morte, l’errore di un singolo operatore mette a repentaglio l’intera struttura e la vita di tutti i nonni affidati e, purtroppo, non c’è data seconda opportunità. In questa particolare situazione è vietato sia sbagliare, sia confondersi, tutto affidiamo al Cuore Immacolato di Maria». Ti risparmio le ulteriori misure adottate che, come puoi immaginare sono state tante e di dettaglio, tutte raggruppabili nelle parole chiave. Mi sia cionsentito invece, da queste pagine, ringraziare tutto il nostro personale, che è stato più che professionale – eroico oserei dire – dando prova di grande dedizione e abnegazione. Ringrazio anche gli enti e le istituzioni che sono state decisive per l’attività di supporto e collaborazione. In particolare, senza cercar di dimenticare nessuno, la mia gratitudine va alla direttrice dei Servizi Asl Toscana centro dott.sa Rossella Boldrini e ai dottor Del Guerra, Ghinassi e Notarelli, al dott. Franco Doni direttore dell’Sds Zona empolese valdelsa, alle dott.se Gambaccini e Guerrini rispettivamente presidente e responsabile servizi Sds Zona pisana, a sindaco e vice sindaco del Comune di Fauglia e al sindaco del Comune di Castelfranco di sotto. Un ringraziamento particolare poi al nostro vescovo Andrea che, sin dall’inizio dell’emergenza ci ha sempre sostenuto con tanta attenzione e forza, e al presidente della nostra Fondazione monsignor Morelli insieme a tutto il consiglio di amministrazione.
Come si è mantenuto il morale dei nonni in tutto questo periodo? In che modo avete realizzato un ponte con i loro familiari impossibilitati a visitarli?
Il morale dei nonni non ha subito particolari criticità. Secondo la nostra valutazione questa assenza di conseguenze negative sulla tenuta degli anziani è dovuta al concorso di cinque fattori importanti: abbiamo potenziato il servizio e le attività di animazione, svolte in modalità più individualizzata, con l’apporto prezioso degli educatori dei servizi educativi chiusi ad inizio marzo; abbiamo attivato un servizio di video chiamata prima tramite cellulari e poi tablet, donati dalla Fondazione Cassa di risparmio di Volterra, questo sia a Fauglia che a Orentano; avevamo disponibilità di ampi spazi esterni, soprattutto a orentano con il parco animali «Cresciamo insieme»; abbiamo sensibilizzato al massimo il personale in servizio, raccomandando massima capacità di attenzione ai nonni; e infine, lasciamelo dire, il personale ha dimostrato, non solo professionalità, ma anche tanto spirito di amore cristiano e servizio, fattori che ahnno trasmesso serenità ai nonni. Questi elementi sono stati decisivi in un momento di emergenza. Se pur anche onerosi economicamente, sono state scelte che hanno premiato nel risultato finale ottenuto.
Ci sono state iniziative particolari che avete intrapreso per permettere agli ospiti di trascorrere questo tempo in leggerezza e serenità?
Uno dei fattori che più ha contribuito alla serenità degli anziani assistiti è stata la possibilità di accedere sempre, anche per relax e svago, al parco «Cresciamo insieme» annesso alla Rsa di Orentano e, per Fauglia, al cortile esterno. In questi quasi tre mesi abbiamo organizzato molte più merende all’aperto, insieme alle attività di giardinaggio, alla visita frequente e all’accudimento degli animali. Anche gli anziani non autosufficienti, a Orentano aspettavano con impazienza l’ora in cui poter salire sulla ‘macchinina’ e andare a far visita agli animali per trascorrere qualche ora in totale relax. Ma – ripeto – tutto questo sarebbe risultato sterile se non fosse stato accompagnato dall’amore e dalla sensibilità che, sull’esempio di Maria nostra patrona, i nostri operatori metteno in tutto quanto fanno in struttura.
La Fondazione di Fauglia è appunto intitolata a Maria, in particolare alla Madonna del Soccorso, e la Rsa di Orentano alla Madonna del Rosario. Vuol parlarci di questo legame speciale che vi lega alla «Salus infirmorum»?
Si, questo è un aspetto fondamentale. Il legame della Fondazione con la Madonna, più che scritta negli statuti e indicata nel nome, è realmente vissuta quotidianamente in ogni struttura. I fondatori avevano una devozione filiale a Maria Santissima e l’hanno trasmessa a tutti noi che l’abbiamo conservata e valorizzata. Ogni opera della Fondazione è intitolata alla Vergine Maria. Secondo l’insegnamento perenne della Santa madre Chiesa, la Madonna è la ‘strada sicura’ che ci conduce a Cristo e dispensatrice di ogni grazia. Sin dall’inizio ci siamo dunque posti alla sequela di Maria per arrivare a Gesù in una visione appartenente al mistero della Chiesa.
All’inizio dell’emergenza, il 12 marzo scorso, da Orentano avete lanciato un rosario in streaming della durata di 24 ore. Una preghiera a staffetta per chiedere la fine della pandemia, cui ha partecipato anche il vescovo. A distanza di due mesi si può dire che siete stati quasi dei pionieri delle liturgie in streaming in diocesi?
Si, già dal 12 Marzo con il prezioso supporto del nostro carissimo Vescovo monsignor Andrea Migliavacca abbiamo avviato una recita del S. Rosario con Adorazione aucaristica per 24 ore consecutive. Si siamo messi – con Maria – ai piedi di Gesù. Poi, abbiamo fatto delle due RSA due ‘polmoni oranti’ attivando una serie di iniziative interne di preghiera. All’ingresso di tutte le strutture sono state esposte anche le effigi dei santi e, in particolare, quella di S. Giovanni Bosco e la Barca di Pietro nella tempesta ancorata alle due colonne con al vertice l’Eucaristia e Maria Santissima nella cui immagine emerge in maniera semplice e nitida una sintesi della nostra Fede cattolica. Nessuno di noi è un grande teologo ma dobbiamo dire che troppe volte si sono uditi discorsi del tipo ‘troppa devozione alla Madonna’ oscura la figura di Gesù. Non è vero niente, la fede autentica e l’amore a Maria ci portano sempre a Gesù ed il popolo semplice e fedele questo lo vive nella quotidianità.
In questo periodo la Fondazione si è occupata anche della distribuzione di aiuti alimentari alle famiglie indigenti del territorio di Orentano e Villa Campanile. Come è nata questa idea? La distribuzione continua tutt’ora?
Si, la Fondazione ha sempre svolto un importante servizio caritativo così come non deve mai mancare in un’opera della Chiesa. Abbiamo sempre supportato le famiglie e le persone in grave difficoltà economica e sociale anche con le risorse dell’8 per mille destinate dalla Diocesi di S. Miniato. In particolare l’attività caritativa era svolta ordinariamente mell’area delle Colline Pisane, a Fauglia, supportando anche Capannoli. Tuttavia, di fronte al crescere delle esigenze economiche e – sentite le necessità del Comune di Castelfranco di sotto – abbiamo ampliato il servizio caritativo anche alle frazioni di Orentano e Villa campanile ed è cresciuta – quasi raddoppiata – l’esigenza nelle Colline Pisane. Di fatto, ad oggi, la Fondazione assicura distribuzione gratuita di pacchi alimentari a circa 200 persone supportando le stesse anche nel pagamento di piccole utenze, affitti ed altre necessità. La raccolta delle domande ed il supporto è assicurato da un Centro di ascolto attivato da assistente sociale e – per chi ha necessità – si provvede anche al trasporto a domicilio del pacco alimentare. In questo vogliamo ringraziare per il supporto la Diocesi di S. Miniato con fondi 8 per mille, il Banco alimentare Toscana ONLUS, il programma FEAD, i Comuni di Fauglia e Castelfranco di sotto, il Centro Commerciale Naturale delle Frazioni di Castelfranco, la Fondazione Pisa, tanti produttori e privati che hanno offerto prodotti e donazioni economiche.
Come si prospettano i prossimi mesi per le nostre due Rsa?
Il ritorno ad un regime di normalità è vicino? Il futuro non è semplice da immaginare. Sappiamo che le misure hanno prodotto, ad oggi, il loro effetto ma, soprattutto in una situazione di maggior ‘promiscuità’ quale quella segnata dalla fase due i rischi di esposizione del personale al virus sono forti. Per questo tutte le misure adottate – ad oggi – non hanno una scadenza fissata. Certamente, dobbiamo dirlo con chiarezza, non sarà né immediato né semplice il ritorno alla normalità. Stiamo elaborando proprio in questi giorni un eventuale piano di riapertura che comunque non sarà immediato e fondato sull’impiego di tutti gli accorgimenti per continuare ad impiegare tanta attenzione. Le precauzioni non sono mai troppe e la prevenzione, così come ha giocato un ruolo fondamentale nella fase iniziale, dovrà guidarci anche in questo momento che, per altri motivi, ha ancora gravi criticità ed aspetti di pericolosità.