Riflessioni

Le famiglie al tempo del Covid

Ufficio per la Pastorale familiare

In questo periodo di forzato isolamento ogni famiglia sta vivendo e sperimentando la straordinaria capacità di creatività e ricchezza che le è propria.

È stato ed è un periodo in cui sono emerse tante bellezze, ma anche tante criticità: ci sono famiglie che hanno potuto e dovuto vivere h24 con i propri figli, questo ha permesso sicuramente di ristabilire rapporti e comunicazione che spesso la vita frenetica non consente di vivere, ma allo stesso tempo ha richiesto un surplus di pazienza e capacità di adattamento, soprattutto nelle situazioni in cui le abitazioni non consentono spazi personali. Ci sono anche tante famiglie in cui i genitori hanno continuato a lavorare ed allora, oltre al consueto ritmo e stress, si è aggiunta anche la preoccupazione di organizzare la vita dei figli a casa. Ci sono poi anche famiglie che hanno visto i genitori non solo continuare a lavorare, ma addirittura lavorare di più e in condizioni di fatica maggiori.

Tutto questo si ripercuote chiaramente sul clima familiare: oltre alle preoccupazioni di natura sanitaria, si sono aggiunte quelle di natura economica e quelle che crea un clima di isolamento sociale come quello che viviamo: mascherine, guanti, attenzioni in ambienti di silenzioso surreale dove riuscire a riconoscersi ed accennare un saluto diventa quasi eversivo.

Vogliamo aggiungere poi le famiglie che già vivevano le difficoltà legate alla gestione di anziani non autosufficienti: in questo periodo tutto si è fatto più complicato e spesso si è creato un senso di abbandono e solitudine in cui proprio gli anziani, la nostra memoria storica, la nostra memoria familiare, hanno sofferto di più: è stato tolto loro l’abbraccio dei nipoti, per proteggerli, si dice, ma in questo modo spesso sono stati privati proprio della linfa per cui vivevano. Non per ultime le famiglie con figli diversamente abili: poche storie sono venute alla ribalta dai mezzi di comunicazione, ma, ancora una volta nel silenzio hanno portato avanti con dignità e tanto amore la loro situazione oggettivamente non semplice. Non vogliamo poi dimenticare il dolore delle famiglie che hanno perso un caro: alla sofferenza del distacco, si aggiunge quella di non aver potuto celebrare il funerale, di non aver potuto ricevere il conforto di un amico, l’abbraccio tra parenti, la preghiera comunitaria che accompagna l’arrivederci in Cielo.

Tante sono poi le famiglie che in questi due mesi hanno continuato a lottare contro malattie pregresse e il ricovero in ospedale si è fatto disumano, senza poter stringere la mano, senza un bacio, una carezza. Un pensiero speciale va a tutte le coppie che si stavano preparando a celebrare il Matrimonio: abbiamo avuto contatto con fidanzati che da due mesi non si vedono, ma vivono questa lontananza come crescita del loro amore, come desiderio ancora più grande di stare insieme, speriamo che possano presto coronare il loro desiderio di essere famiglia! Sicuramente stiamo trascorrendo una quaresima prolungata, anche dal punto di vista spirituale! E’ vero abbiamo riscoperto cosa significa essere «piccole Chiese domestiche», è stato edificante celebrare la liturgia domenicale, il Rosario, le preghiere in famiglia, ma possiamo dirlo con certezza: partecipare alla Santa Messa dal salotto non è la stessa cosa! Ringraziamo certamente Dio, i sacerdoti, il nostro Vescovo, tutti gli operatori della tecnologia per essere “venuti” a casa nostra, ci siamo sentiti sicuramente più in comunione, ma sentiamo anche che siamo solo una cellula, abbiamo bisogno dell’organismo, abbiamo necessità della Chiesa Madre, ci manca la nostra Comunità Cristiana!

Così a livello sociale: viviamo dell’amore familiare, ma non possiamo prescindere dall’aspetto della socialità; ci siamo sentiti per telefono, per email, con video chiamate, ma vivere la socialità è di più e questo si fa ancora più evidente con i ragazzi: a loro, senza lavoro, senza scuola, è rimasta solo la presenza del padre e della madre e, quando ci sono, dei fratelli, ma niente nonni, zii, cugini, niente amici! Non possiamo vivere in maniera virtuale, la tecnologia aiuta, ma non può sostituire il rapporto tra le persone! Della necessità di socialità abbiamo avuto esperienza diretta: in questo periodo di allontanamento sociale abbiamo vissuto un avvicinamento di cuori, famiglie che aiutano famiglie: dall’aiuto con i figli piccoli, al sostegno tra vicini, all’aiuto concreto verso coloro che vivono carenze economiche.

È un periodo privato di molto, ma allo stesso tempo ricco di umanità: abbiamo apprezzato il tempo per stare insieme tra coniugi, con i figli abbiamo parlato di più (e anche discusso di più), abbiamo goduto nel pranzare insieme, nel vedere insieme un film, abbiamo sofferto e pianto e anche riso insieme, ci siamo conosciuti di più.

In questo evento epocale possiamo dire che la Famiglia ha dato prova di essere culla di accoglienza e di crescita, fucina dove la grazia dello Spirito Santo ha forgiato gli animi, forse non ce ne siamo ancora accorti, ma in queste difficoltà usciamo vittoriosi: non abbiamo forse smosso le montagne, ma abbiamo vissuto insieme tirando fuori non solo il bello di noi, ma anche le nostre ansie, i nostri difetti, li abbiamo messi in comune ed abbiamo amato e ci siamo lasciati amare nella totalità di noi stessi, siamo cresciuti.