Ha dato lui stesso l’annuncio domenica scorsa durante la Messa parrocchiale a Montopoli, dove è parroco da 16 anni. Don Matthew Puthenpurakal è stato nominato parroco di Perignano e Lavaiano. Sarà quindi il sacerdote indiano, classe 1974, il successore di don Armando Zappolini. Don Matteo, come tutti lo chiamano qui in Italia, si è formato nel Seminario di Firenze, studiando alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale. È stato ordinato sacerdote nel 1999 insieme all’amico don Sunil Thottathussery dall’allora vescovo monsignor Edoardo Ricci. In questi anni si è fatto apprezzare, oltre che come Parroco, anche come responsabile del Servizio Diocesano per i Ministranti. Mentre da tutta la diocesi gli stanno giungendo le congratulazioni e gli auguri per il nuovo incarico, lo abbiamo raggiunto telefonicamente a Dublino, dove sta trascorrendo un periodo di vacanza prima del nuovo impegnativo incarico pastorale.
Don Matthew, 16 anni come parroco di Montopoli: era il 2003 quando l’allora vescovo Ricci ti affidò questo centro del Valdarno. È stato un tempo relativamente lungo, in cui hai visto crescere più di una generazione di parrocchiani. Cosa porti con te dell’esperienza di tutti questi anni?
È stata la mia prima esperienza da parroco, dopo 4 anni come viceparroco a Ponsacco. Mi ricordo che quando sono arrivato avevo un po’ di timore, non sapevo come organizzarmi, ma i montopolesi mi hanno fatto sentire subito a casa, mi hanno accolto come uno di loro. Non potrò mai scordare questa esperienza. Insieme a loro ho vissuto tanti momenti di preghiera e di formazione, il catechismo con i bambini, i pellegrinaggi ogni anno e le gite parrocchiali. Poi, ovviamente, i momenti con i giovani specialmente nei primi anni. Devo dire che è stata un formazione anche per me. Porto quindi nel cuore una vita bella, vissuta insieme a una comunità che mi ha aiutato a formarmi.
Immaginiamo non sia facile salutare la tua parrocchia e i parrocchiani, che per un prete sono un po’ come la famiglia. Cosa hai detto e cosa stai dicendo loro in queste ore?
Ho detto loro che non è facile salutarsi dopo 16 anni di vita insieme, però un cambiamento può fare bene sia alla comunità sia a me. Come dice la lettera che il vescovo ha inviato alla parrocchia di Montopoli per comunicare l’avvicendamento: i cambiamenti sono anche momenti di crescita e di nuovi orizzonti. Ai miei parrocchiani dico una parola sola: grazie! Grazie per gli anni passati insieme. Mi avete tenuto davvero “come un papa”, vi porterò sempre nel cuore. Come si dice: il primo amore non si scorda mai. Per me come parroco è stata la prima esperienza. Come posso dimenticarmi di voi? Vi porterò sempre con me.
Cosa lasci come eredità al futuro parroco di Montopoli?
Lascio una comunità viva, un terreno buono. Sicuramente non per merito solo mio. Il merito è anche e soprattutto di chi mi hanno preceduto. Quando sono arrivato ho visto fin da subito un tessuto religioso ben preparato dall’esperienza di don Maltinti che è stato 59 anni a Montopoli prima di me. Quindi semplicemente io ho continuato il suo operato. Lascio una comunità che è capace di essere testimone nella vita concreta del prossimo. Il nuovo parroco troverà nella comunità dei collaboratori validi e bravi.
Don Armando Zappolini, in una intervista rilasciata al nostro settimanale poco più di un mese fa, augurava a chi gli sarebbe subentrato a Perignano di arrivare a provare, anche con tante fatiche, le gioie e le esperienze da lui provate in quasi 37 anni di permanenza in quella parrocchia. E continuava: «Sono certo che chi prenderà il mio posto saprà far volare in alto queste comunità, queste parrocchie. È gente bella che merita davvero tutto l’amore e l’impegno possibile da parte di un prete». E allora, cosa vorresti dire ai tuoi futuri parrocchiani?
Direi subito che siete nei miei pensieri, nella mia preghiera. Certo non conosco direttamente le parrocchie di Perignano e Lavaiano. Nel passato sono stato lì a concelebrare con don Armando due matrimoni. Poi ultimamente, due anni fa, in occasione della giornata diocesana dei chierichetti sono ritornato per un’altra concelebrazione. Ho vissuto solo questi momenti nella chiesa di Perignano, però conosco bene don Armando. Abbiamo viaggiato insieme negli ultimi due anni, siamo stati insieme in India. Anche se sono indiano, è lui che mi ha fatto conoscere in India l’ambiente di Madre Teresa di Calcutta. Ringrazio il Signore per avermi fatto conoscere don Armando. Con lui ho parlato della comunità di Perignano e di Lavaiano e mi ha fatto capire tante cose, com’è strutturata la parrocchia. Più che far volare io la parrocchia più in alto, vorrei salire su questo volo che la comunità sta già compiendo. Saranno loro a farmi volare in alto godendo della bellezza del Vangelo. Sono contento di entrare in questa comunità, in questa avventura. In questo momento colgo anche l’occasione per ringraziare monsignor Vescovo per la fiducia che mi ha dimostrato affidandomi questa parrocchia. Certamente, ho un po’ di timore, un po’ di paura: non sarà facile prendere il posto di don Armando, ma confido nel Signore. Sarà Lui a guidare la comunità. Tutti noi siamo strumenti nelle Sue mani.