Dalla Diocesi

25 anni fa ci lasciava don Aurelio Veracini

di Federica Sgherri, capo Scout

Mercoledì scorso 16 ottobre ricorreva il 25° della sua morte. A Casciana Terme alla Messa delle 18 l’abbiamo ricordato, lui che i cascianesi, nati nel secolo scorso, chiamavano affettuosamente «l’Arciprete». L’Arciprete era nato a Montopoli il 14 aprile 1920, era entrato in seminario nel ’33 e aveva ricevuto l’Ordinazione presbiterale il 3 giugno del ’44. Prima di guidare per 40 anni Casciana Terme, era stato cappellano a Montopoli fino al 1950 e poi parroco a Tripalle.

Arrivato a Casciana il 31 marzo 1959, fu subito evidente la sua capacità di comunicare e l’attitudine a mettersi in relazione con tutti, in particolare con i giovani: in essi vedeva il futuro della parrocchia e della società civile cascianese. Sì, perché don Aurelio non era solo un uomo di chiesa. Era pastore di tutti, schietto e talvolta pungente, lucido nei giudizi e fermo nelle decisioni, con un’intelligenza acuta, ma sempre vicino al popolo. E il popolo trovava in lui un padre e un fratello; fino alla fine, fintanto che la malattia gliel’ha permesso. Vedendo che i ragazzi non avevano un posto dove trovarsi, fu lui che sostenne l’avvio del club «Vecchia Quercia» e contribuì fattivamente alla sua realizzazione. Nel 1965 ebbe l’intuizione di far partire a Casciana il gruppo Scout e ancora pensò di dare uno spazio alle attività giovanili e per questo acquistò la Torre Aquisana. I locali li affidò alla cura degli Scout perché – non meno importante – li gestissero loro con responsabilità e in autonomia.

La formula ebbe successo, tanto che gli Scout hanno mantenuto il complesso fino ad oggi senza gravare sulle casse parrocchiali. Ricordiamo poi con grande piacere e a volte con un po’ di nostalgia le sue omelie: mai scontate o banali, profonde nella loro disamina teologica, ma allo stesso tempo vicine per linguaggio metaforico al quotidiano. Era capace di attualizzare la Parola di Dio in modo comprensibile a tutti. Interpretava la realtà alla luce del Vangelo, leggeva gli avvenimenti del mondo con l’occhio del padre, che sente la responsabilità di guidare e indirizzare i figli sulla strada del Signore. Tante le gite e i pellegrinaggi, per vedere santuari, ma pure altre belle località: lì costruiva la comunità, si rinsaldavano i rapporti, si diventava più amici e fratelli. Non dimentichiamo il fiorire di manifestazioni popolari a corredo di quelle religiose, sempre disposto ad accogliere idee innovative. In quegli anni, grazie all’estro e alla creatività di Lidamo Ciurli (il «maestro Ciurli»), insieme dettero vita a manifestazioni che ancora oggi fanno parlare di sé a Casciana: la Mongolfiera e il messaggio della Bontà, il corteo dei paggetti e dei trombettieri col Gran Ciambellano per San Genesio; i giochi «Senza Quartiere» e le sfilate dei Rioni in onore della Santa Croce il 3 maggio, oppure la Rificolona con le lanterne portate per il paese dai bimbi. Un pastore che ha guidato la comunità, camminando con essa, cercando di accogliere le diversità come occasione di ricchezza, aperto verso la chiesa missionaria con le «Opere Buone di Natale», il supporto alla missione di suor Tobietta, a padre Lando… Attento alla cura dei rapporti interpersonali, un amico e una guida capace di stare a fianco dei malati, delle famiglie e delle loro difficoltà. Mai in primo piano; sempre il primo a cercare l’incontro. Ringraziamo il Signore per avercelo dato così a lungo.