Riflessioni

Nel pianto di un prete, il volto materno della Chiesa

di Antonio Baroncini

Chi è il prete? Una prima risposta ce la offre papa Francesco: «Il prete è l’uomo del dono, del dono di se stesso, ogni giorno. Perché la sua vita non è una professione, ma una dotazione, non un mestiere, ma una missione. La segna un carattere sacro che durerà eternamente e lo investe dei divini poteri del Sacerdozio ministeriale, perché sia consacrato esclusivamente alle cose di Dio».

San Bernardo, fondatore dell’ordine dei Cistercensi, non dimentica di affermare che: «Il sacerdote, per natura, è come tutti gli altri uomini». Sembrano due aspetti distinti, contrastanti, invece sono due realtà che si intersecano reciprocamente, formando un’unica persona.

Durante questo periodo agostano, di ferie, recandomi a Cigoli, al Santuario della Madonna dei Bimbi, ho incontrato don Giampiero Taddei, che è stato per tanti anni parroco di questa comunità parrocchiale. Durante il nostro amichevole incontro, gli ho rivolto una domanda che da tempo desideravo porgli direttamente: «Don Giampiero, che cosa hai provato nel tuo animo, quando hai aperto l’involucro che avvolgeva l’immagine della Madonna dei Bimbi, rubata e restituita?».

La sua risposta è stata immediata e lapidaria: «Gioia, dolore, perdono». Ci mettiamo a sedere e finalmente, dopo averne letto su riviste e giornali, posso ascoltare dalla sua viva voce la storia del furto e del ritorno del quadro. «Quando il quadro fu riportato nella sua sede alla venerazione dei fedeli, la mattina alle 5,30 del 7 dicembre 1986, dopo una notte insonne passata ad osservare, nei particolari l’immagine, per accertarmi della sua autenticità, alla Messa domenicale la chiesa si riempì di gente che aspettava da me notizie sul ritrovamento. Ma all’ambone non riuscii a dire una parola. Solo le lacrime parlarono…».

Nella nostra conversazione è calato un momento di silenzio e ho compreso realmente le due definizioni del prete, sacerdote e uomo, in quanto il pianto si unì alla fede, le debolezze umane si unirono all’anima del pastore il cui pensiero, come lui stesso mi ha riferito, fu: «La malvagità dell’uomo è veramente grande, ecco perché il furto: ma la bontà e la misericordia di Dio supera infinitamente la crudeltà dell’uomo, C ecco perché il pentimento dei ladri e dei ricettatori». Involontariamente don Giampiero, davanti all’ambone, offrì a tutta quella gente convenuta in chiesa un tema di profonda meditazione. Gioia ed emozione ebbero il sopravvento, ma solo esteriormente, poiché la vera causa di quel pianto fu interiore, riflettendo sulla tenerezza della madre che guarda con gli occhi dell’amore il proprio figlio ed è proprio per questo che vede con più attenzione i pregi e le virtù del figlio, che per lei saranno sempre speciali. «Che cosa fa una mamma? – nota papa Francesco -.

Prima di tutto insegna a camminare nella vita, sa orientare i figli, cerca sempre d’indicare la strada giusta per crescere e diventare adulti. Lo fa con tenerezza, affetto, amore, anche quando cerca di raddrizzare il nostro cammino, perché sbandiamo un poco o prendiamo strade che portano verso un burrone. Una mamma sa che cosa è importante, perché un figlio cammini bene nella vita, e non l’ha imparato dai libri. L’ha imparato dal proprio cuore. L’università delle mamme è il proprio cuore: lì imparano come portare avanti i figli». Inoltre, da quel pianto silenzioso, privo della parola, si delineò, forse anche inconsciamente l’anima sacerdotale di don Giampiero «l’uomo del dono», che mostrò quello la verità di ciò che afferma papa Francesco: Maria è “il volto” che più si addice alla Chiesa. Nessuno ancora conosceva il pensiero del Papa ed oggi eccolo a ricordarci che le mamme che soffrono per i figli in carcere o in situazioni difficili, non si domandano se siano colpevoli o no, continuano ad amarli e spesso subiscono umiliazioni, ma non hanno paura, non smettono di donarsi. Le mamme sanno metterci la faccia, per i figli. La Chiesa è così, è una mamma misericordiosa che capisce, che cerca sempre di aiutare, di incoraggiare anche quei figli che hanno sbagliato e che sbagliano, non chiude mai le porte della casa, non giudica, ma offre il perdono di Dio, offre il suo amore che invita a riprendere il cammino anche a quei suoi figli che sono caduti in un baratro profondo. La mamma non ha paura di entrare nella loro notte per dare speranza. Così la Chiesa non ha paura di entrare nella loro notte, nel buio dell’anima, della coscienza, per dare speranza: «La Chiesa è Madre e fa così!».

Quel pianto e quel silenzio oggi si sono trasformati in sorriso, in gioia. Il nostro vescovo Andrea ci invita continuamente alla partecipazione al pellegrinaggio del primo sabato di ogni mese a Cigoli verso quel volto di mamma che «più di ogni altra creatura ha somiglianza e vicinanza a Dio», recitando al termine di ogni celebrazione le parole della bella preghiera: «Tu, o Madre, che accogli i figli senza madre e le madri senza figli e continui ad amare coloro che si allontanano come quelli che rimangono, insegnaci a pregare anche per coloro che non hanno fatto questo cammino per giungere qui».