Omelia della Messa del Giorno di Pasqua – S.Messa in streaming

San Miniato, Chiesa Cattedrale
12-04-2020

 

“L’unica cosa importante è dire al mondo: ‘Il Signore è risorto. Egli è con noi’. La testimonianza nostra non può essere che questa. Non importa dirlo con queste parole; si deve dire con la vita in modo che il mondo sappia non solo che Gesù è risorto, ma che vive in noi, che in noi, ora, Egli è vivente”. Così ha scritto un prete sanminiatese, don Divo Barsotti.

Il racconto evangelico, in questa mattina di Pasqua, ci racconta dell’andare al sepolcro di Maria di Magdala e poi di Simon Pietro e di Giovanni…

Annota il vangelo che l’altro discepolo, colui che era arrivato per primo al sepolcro, vide e credette.

E Maria corre a dare l’annuncio di Pasqua con un grande interrogativo: il sepolcro è vuoto, che abbiano portato via il Signore? Dove lo avranno posto?

E chissà quale annuncio di Pasqua avranno portato gli altri due, Pietro e Giovanni, nel tornare dagli altri apostoli e da Maria madre di Gesù… Cosa avranno raccontato? Come sarà risuonato l’annuncio del risorto, l’annuncio di Pasqua?

La pagina degli Atti degli Apostoli ci racconta il primo annuncio di Pietro del Signore, il crocifisso, vivente, risorto.

E anche l’antica sequenza pasquale che abbiamo sentito prima del vangelo è poesia che annuncia un evento inaudito: un sepolcro vuoto, perché colui che era morto è vivo e lo si può incontrare.

Anche la riflessione di don Barsotti ci invitava a portare l’annuncio di Pasqua, l’annuncio del Vivente e della vita che ha vinto la morte…: “Non importa dirlo con queste parole”, annota don Divo. Occorre dirlo con la nostra vita…

E dunque come risuona oggi l’annuncio della Pasqua? Il racconto di quel sepolcro vuoto? Il trionfo della vita? L’incontro con il Vivente, il Risorto?

Come pensi di dirlo tu oggi?

Sei a casa tua, forse con la tua famiglia o magari da solo. Sei a casa pensando ai tuoi genitori che oggi non puoi vedere o ai nipoti purtroppo lontani. Sei a casa preoccupato per il futuro del tuo lavoro e di quello di tanti altri. Sei a casa, certo scoprendo la ricchezza di stare con chi si ama, ma insieme con la fatica di limitazioni imposte e necessarie. E come si fa a dire oggi buona Pasqua? Certo con le parole è facile. Ma poi? Come risuona oggi il tuo annuncio di gioia? Sarai portatore di luce e di speranza? Come dirai buona pasqua? Forse potrà bastare un sorriso… uno sguardo che dice il dono della vita e l’abbraccio più intenso possibile.

E come potremo dirlo, buona Pasqua, a chi è nella malattia, a chi è solo? A chi teme per il lavoro ed è preso dai morsi della povertà? Come potremo dire buona Pasqua quando la pandemia non ci ha ancora lasciato e ci lascia incerti e un po’ timorosi sul futuro? Ma come dire buona Pasqua?

C’è un augurio che possiamo regalare a chi ne ha bisogno con la nostra preghiera. Così ci si fa vicino a chi soffre, anche, quasi come neanche avevamo immaginato e nella preghiera, con la preghiera potrà risuonare il nostro buona Pasqua.

C’è un modo di dirlo poi anche con le parole dell’amore e della solidarietà. Un pane condiviso, il cibo per chi non ne ha, una offerta bene indirizzata per chi sta facendo del bene, l’attenzione a chi anche vicino a noi ha qualche necessità. E noi ci siamo… E così facciamo risuonare l’augurio di una buona Pasqua.

Ma l’augurio di buona Pasqua vorremmo portarlo anche a chi oggi è in prima linea: i medici, gli infermieri e infermiere, operatori sanitari, i volontari delle varie realtà di soccorso, come la Misericordia e tante altre, i farmacisti, chi assiste i malati o i disabili nelle loro strutture, soprattutto in quelle segnate dalla presenza del virus, chi ha dovuto continuare il lavoro tenendo aperte delle attività e poi ancora tanti preti e chi non ha smesso di fare del bene. A loro, proprio a questi amici vorremmo dire buona Pasqua. È l’augurio di chi riconosce che loro il bene l’hanno fatto a ciascuno di noi e ci hanno regalato un volto del nostro Paese e delle nostre comunità più bello di come pensavamo fosse. Allora buona Pasqua a tutti loro. Forse non servono tante parole, ma è l’augurio semplice di chi può dire che ci siamo accorti, ci siamo accorti di quello che hanno fatto e stanno facendo… E per loro sarà un bell’incoraggiamento.

Ma buona Pasqua vorremmo dirlo anche al mondo intero, gridando che non vogliamo più le guerre, che dobbiamo smetterla di spendere per gli armamenti, togliendo il necessario, come si è visto, per la sanità. Buona Pasqua gridando che dobbiamo prenderci cura di questo mondo malato e delle sofferenze che abbiamo inferto alla natura, alla creazione. Buona Pasqua scoprendo nel cuore che forse ora abbiamo capito quanto sia importante l’accoglienza e la solidarietà, pensando a tanti di altri Paesi, come hanno fatto Albania, Cina e altri ancora, che ce l’hanno dimostrata in questi giorni di crisi. Buona Pasqua vorremmo dirlo al mondo della politica, chiedendo a questi uomini e donne di essere sempre servitori dello Stato e di cercare sempre e solo il bene comune.

Buona Pasqua a chi ne ha bisogno, a tutti, proprio a tutti.

Anche io vorrei dirvi buona Pasqua. A chi ascolta oggi o ascolterà queste parole. E sia un augurio che raggiunge le vostre case, la vostra vita oggi.

Nel vangelo si scopre che chi ha ricevuto questo annuncio, l’incontro con il risorto, ne diventa portatore.

Vogliamo oggi disseminare questo annuncio… il Signore è risorto. Più lo si porta agli altri più scende nel nostro cuore e ci rende testimoni coraggiosi. Ci riempie di gioia.

Concludiamo con un augurio di un vescovo tedesco morto per un tumore anni fa, Klaus Hemmerle. Augurio che faccio mio per voi.

“Auguro a tutti noi occhi di Pasqua

capaci di guardare nella morte fino alla vita

di guardare nella colpa fino al perdono

di guardare nella separazione fino all’unità

di guardare nelle piaghe fino alla gloria

di guardare nell’uomo fino a vedere Dio

di guardare in Dio fino a vedere l’uomo

di guardare nell’io fino a vedere il tu.

E insieme a questo, tutta la forza della Pasqua”.