Giornata per la Vita Consacrata

Vita consacrata e gioia cristiana

di don Francesco Ricciarelli

Nel pensare comune non è così scontato associare la parola “gioia” con l’esperienza della vita consacrata. Questa spesso viene vista come una vita di rinunce e privazioni, inaccettabile per l’edonismo imperante. Eppure, la gioia è un riflesso evidente della scelta di appartenere a Dio con tutto se stessi e uno dei principali strumenti di efficacia della testimonianza cristiana.

È proprio la gioia, non effimera, non superficiale, ma profonda e radicata, a far apparire la bellezza della vita cristiana. E tutte le forme di accidia e di insoddisfazione sono contrarie alla testimonianza della vita buona del Vangelo. Se è vero che la condizione di fatica e di stress che caratterizza la vita di molte persone oggi, laiche o consacrate che siano, mina quella serenità e gratuità che ci si aspetterebbe dai cristiani, e in particolare dai sacerdoti, religiosi e religiose, la gioia del credente ha delle basi che non possono essere scalfite dalle condizioni psicologiche o dagli eventi della vita.

Come scriveva Romano Guardini: «Vogliamo far sì che il nostro cuore divenga lieto. Non allegro, che è qualcosa di completamente diverso. Essere allegri è un fatto esterno, rumoroso, e presto si dissolve. La gioia invece vive nell’intimo, silente, è profondamente radicata […]. Essa deve essere indipendente da ore buone o cattive, da giorni vigorosi o fiacchi. Vogliamo meditare sul come si può aprire ad essa la via. Non proviene dal denaro, da una vita comoda, o dal fatto di essere riveriti dalla gente, anche se da tutto questo può essere influenzata. La vera fonte della gioia è radicata più profondamente, cioè nel cuore stesso, nella sua più remota intimità. Ivi abita Dio e Dio stesso è la fonte della gioia» (R. Guardini, Lettere sulla formazione). La vera gioia viene da Dio, e non va considerata quindi come una realtà meramente psicologica, ma spirituale. Si tratta di un frutto dello Spirito Santo per chi ha scelto Cristo come unico orizzonte esistenziale. «Cercate anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta», è la promessa che si legge nel Vangelo (Mt 6,33). Di queste «cose date in aggiunta» farà parte anche la gioia, che sarà donata a chi cerca per prima cosa il Regno di Dio. Il tesoro nascosto nel campo, la perla preziosa, non è altro che l’unione con Gesù Cristo, che diventa il valore centrale attorno al quale tutto prende forma e orientamento. La gioia ha qui il suo punto d’origine.

Questo vale per tutti i credenti. Come ricorda papa Francesco, la gioia cristiana «riempie il cuore e la vita intera di tutti coloro che si incontrano con Gesù» (Evangelii Gaudium 1). In particolare i religiosi e le religiose, come ribadiva San Giovanni Paolo II a conclusione dell’esortazione apostolica Vita consecrata, sono invitati a mostrare attraverso la gioia l’amore appassionato per Gesù Cristo. Ed è questa la testimonianza che i nostri contemporanei si aspettano.