Le omelie del Vescovo Andrea nel Natale del Signore

“Vi annuncio una grande gioia … è nato per voi un Salvatore”

+ Andrea Migliavacca

Riportiamo a seguire i testi delle omelie che il vescovo Andrea ha tenuto nelle sante Messe del Natale del Signore nella cattedrale di Arezzo.

 

Omelia della Messa della Notte 

“Un angelo del Signore si presentò a loro (i pastori) e la gloria del Signore li avvolse di luce” e poi “L’angelo disse loro: Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia … è nato per voi un Salvatore”.

I momenti importanti della vita di Gesù sono accompagnati sempre dagli angeli, dalla annunciazione a Maria al suo parlare nel sonno a Giuseppe e poi a Betlemme nella nascita di Gesù bambino, per tornare poi il giorno della tentazione… fino al grande evento pasquale, nel giorno della risurrezione, quando l’angelo chiederà: “Chi cercate? Non è qui, è risorto”.

L’angelo accompagna la vita di Gesù, anche la sua nascita, anche il Natale e conduce gli altri ad incontrarlo, ad accoglierlo, a seguirlo.

Nel vangelo proclamato questa notte l’angelo inviata, chiama, indirizza i pastori verso Betlemme e si racconterà che i pastori “andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il Bambino”.

Anche noi accogliamo nuovamente, in questa notte, l’annuncio dell’angelo: vi annuncio una grande gioia, è nato per voi un Salvatore. E si va a Betlemme… a vedere quel bambino che è nato.

Ho pensato a chi, come l’angelo, mi ha chiamato per andare a Betlemme, portandomi un annuncio di gioia e di pace.

Ci sono i tanti volti che ho incontrato in queste ultime settimane, volti di amici di un tempo, quelli della diocesi di San Miniato e i tanti volti nuovi, sorridenti, cordiali e di amicizia che mi hanno accolto nella nostra diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro.

Negli sguardi e nei gesti, nella parole dette e anche in quelle non pronunciate, nel sorriso e anche in qualche lacrima è sentito l’annuncio che chiama… Andiamo a Betlemme a vedere quel bimbo che è nato.

Ma la voce dell’angelo si fa risuona anche nei luoghi e nelle situazioni dove si attende un annuncio di gioia e di pace.

Mi pare di udire la voce dell’angelo che annuncia la grande notizia sul nostro Pianeta, così tanto violato e ferito nella bellezza dell’ambiente e nella armonia del creato. Risuona questa voce ogni volta che ci dimentichiamo di chi ci ha dato tutto questo, il Creatore. E l’angelo ci riporta a Betlemme.

Sento anche l’eco di quella voce angelica nelle terre martoriate dalla guerra e dalla violenza: l’Ucraina, tanti Paesi in Africa, la Siria, l’Iran, la stessa Terra santa, e poi anche in America latina. E sorprendentemente la voce dell’angelo è più forte del rumore delle armi e ci dice: continuate a pregare, a sperare… e cominciate voi a costruire la pace.

Ma la voce dell’angelo arriva fin nelle nostre famiglie. Ci sono tante preoccupazioni, a volte la vita fa fatica a farsi strada in mezzo alle difficoltà. C’è chi è nella sofferenza per la malattia o il lutto, chi fatica ad arrivare a fine mese con il poco che ha e le tante difficoltà economiche, chi vive la ferita di una separazione e di incapacità ad intendersi, chi attende o chi accoglie una nuova vita. Sono le nostre famiglie, siamo noi…  E l’angelo entra a casa, magari in punta di piedi, sussurra o grida di gioia che è Natale, e c’è speranza per tutti, buona notizia per tutti. Lo stupore ci prende in casa, come per quei bimbi a cui luccicano gli occhi nel vedere, con sorpresa, i regali che sono stati loro donati.

E poi la voce dell’angelo si diffonde, raggiunge le nostre comunità, le parrocchie, tutti i nostri preti a cui va il mio e vostro augurio di natale e poi nelle valli e sui monti, in ogni angolo della nostra diocesi… e porta la benedizione del bimbo che è nato.

Carissimo angelo del Natale… quanti luoghi devi visitare per portare l’annuncio di gioia, Gesù bambino in mezzo a noi. Mi raccomando, non dimenticarti di noi, di casa nostra e casa mia, della nostra parrocchia e della nostra diocesi, di tutti noi e di me vescovo.

Porta anche a noi, fin nel nostro cuore, il tuo annuncio di speranza e di gioia…: “è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore… troverete un bambino avvolto in fasce…” Gesù.

Facci udire questo annuncio di gioia e di pace, tocca il nostro cuore e per tutti noi il Natale che viviamo, con la voce dell’angelo, ci annunci: “Amico, c’è vita per te, c’è vita per voi…”.

Buon Natale.


 

Omelia della Messa del giorno 

Tanti sono i motivi per cui essere qui in Cattedrale oggi, ad Arezzo, Natale del Signore.

Per alcuni è profonda chiamata che viene dalla fede e che porta ad incontrare l’Emmanuele, il Dio con noi. Per altri può essere il richiamo di un clima di gioia e di famiglia che ricorda gli anni passati, anche quelli di quando eravamo bambini. Altri ancora sono venuti qui per il bisogno di incontrare la comunità e celebrare le festività natalizie. Per alcuni magari è giorno che per tradizione si vive con l’appuntamento anche in Chiesa. Per altri, magari più lontani dalle fede o con tante domande nel cuore è invito a sostare, aver pace e portare in questa celebrazione la nostra vita, anche la storia di lontananza dalla fede o dalla Chiesa.

Tanti motivi, un po’ come per i pastori furono gli angeli a chiamare a Betlemme, a vedere il bimbo che era nato.

Tanti motivi… e siamo qui, nella Cattedrale, popolo radunato e chiamato da luoghi e strade diverse e unificato dalla stessa preghiera di lode e di gioia.

Tanti motivi ci hanno portato qui… ed è Natale.

Il vangelo ci racconta quale risonanza il Natale ha avuto nei diversi personaggi del racconto, dell’evento annunciato.

C’è il cammino dei pastori. Di loro si dice che all’annuncio dell’angelo  si dissero: “Andiamo dunque fino a Betlemme…” e “Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia”. E da lì, da quell’incontro, ripartono in cammino…: “I pastori se ne tornarono…”.

Ecco, un primo dono del Natale: è il cammino. Il cammino è immagine di chi vive, di chi vive la vita con intensità, quindi con obiettivi e fatiche da affrontare, con progetti e talvolta anche cadute… Ma in cammino, cioè vivi. Il primo dono del Natale, che vediamo nel cammino dei pastori, è il dono del cammino, il dono di vivere, di avere orizzonti verso cui andare.

Ed è un cammino che rende i pastori capaci di vedere: videro Maria, Giuseppe e il bambino, Gesù. Cioè è il cammino che regala la fede, consente di vedere le tracce della presenza, dell’opera e del dono di Dio; regala di vedere l’amore di Dio nel nostro cammino.

I pastori, dopo averlo visto, “riferirono ciò che del bambino era stato detto loro”. Si tratta di un secondo esito dell’incontro con il Natale. Betlemme rende quei pastori, povera e semplice gente, testimoni, narratori della misericordia e dell’amore di Dio. La loro vita diventa capace di parlare, di testimoniare; la loro vita racconta, non solo a parole, che hanno visto l’amore di Dio e il modo più vero per parlarne è viverlo, vivere l’amore. La testimonianza più vera che nasce del natale è l’amore, l’amare.

Ancora i pastori che se ne tornano a casa vanno “glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto”. Il cammino dei pastori, da Betlemme, diventa un cammino di gioia, portatore di gioia che è la presenza del Signore. E la gioia diventa lode a Dio, canto della sua grandezza e della sua misericordia. Betlemme regala ai pastori il dono della gratitudine, del vivere la vita come dono. La lode non è solo la preghiera, ma è la vita vissuta secondo il progetto di Dio, quindi come dono, come servizio, come vita che rimanda all’amore di Dio.

E ci sono gli ascoltatori dei pastori. Di loro si dice che “si stupirono delle cose dette loro”. Lo stupore, la meravigli è segno di un messaggio che è finalmente arrivato al cuore, una parola di cui puoi dire che ti interessa, parla di te e alla tua vita, accompagna i tuoi passi. Lo stupore è il sentire di chi dice: è proprio per me, è venuto per me, si dona per me, cammina e starà per sempre con me.

Lo stupore è atteggiamento e sentimento che apre il cuore, a Dio, alla sua opera bella e ai fratelli e si fa spazio di fraternità e amicizia con tutti.

E poi c’è Maria. Di lei si dice che “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”.

Maria è donna ed è Madre che accoglie e contempla. Maria vive l’intensità della comunione con Dio, con il Padre, con il suo amore e si scopre al centro della storia della salvezza, del progetto di salvezza di Dio. Il silenzio di Maria è pienezza di umanità che è madre e apertura all’opera divina in Gesù, suo Figlio, per cui cantare ancora il Magnificat, l’anima mia magnifica il Signore.

Maria custodisce nel suo cuore anche tutte le sofferenze del tempo e del mondo di oggi: la violenza della guerra, la fatica di tante famiglia ad andare avanti, anche economicamente, le ferite alla bellezza e alla armonia dell’ambiente, i muri alzati che impediscono storie di vera fraternità ed accoglienza… Maria custodisce tutto nel cuore… e lo porta al suo Gesù, nel cuore dell’amore di Dio.

Andiamo a Betlemme e anche noi vivremo queste risonanze nella nostra vita: il cammino che è vivere davvero, la testimonianza che la nostra vita possa essere accompagnata dalla gioia, la gratitudine di chi vive la vita come dono, lo stupore di chi scopre che il dono di Gesù, il Dio con noi è proprio per noi, per te, il silenzio che come Maria custodisce la vita nostra e degli altri nel cuore e la porta a Gesù.

Così ripartiamo da Betlemme e siamo gente nuova, rinnovata perché amata e ce ne siamo accorti.

Così scriveva Aelredo di Rievalux: “Si, Dio è con noi! Finora egli era ‘Dio al di sopra di noi’, ‘Dio di fronte a noi’, ma oggi egli è l’Emmanuele. Oggi è Dio con noi nella nostra natura, con noi nella sua grazia; con noi nella nostra debolezza, con noi nella sua bontà; con noi nella nostra miseria, con noi nella sua misericordia; con noi per amore, con noi per legami di parentela, con noi per tenerezza, con noi per compassione”.

E Natale, carissimi. Buon Natale!

 

Immagine: Bernardino Lanzani, Natività, 1507, affresco, Seminario di Pavia.