Riflessioni

Una risata ci salverà

di Francesco Fisoni

Siamo su una brutta strada e bisognerà virare prima o poi. La pandemia ha portato con sé, com’era prevedibile, anche un’insidiosissima «infodemia»; neologismo coniato per esprimere quella sarabanda d’informazioni incontrollate e ansiogene, generate da social e media, che fanno da corollario a tutte le situazioni d’emergenza e che rendono difficile alle persone capire e orientarsi.

Questo fenomeno prospera su meccanismi ossessivi della nostra mente e aggancia aree molto primitive del nostro cervello, generando autentica dipendenza da social e Tv. A questo si affianca un altro problema: continuando a pensare al virus generiamo dentro di noi uno stato di connessione con la paura che rischia di prendere il sopravvento, indebolendo profondamente il nostro sistema immunitario (intrinsecamente modulato sulla qualità delle nostre emozioni). In questo momento gli unici esseri psichicamente immuni sembrano essere – fortunatamente e non a caso – i bambini, che se sentono parlare di coronavirus, forse si turbano per un istante, ma poi riprendono a giocare, senza modificare granché della loro condizione di vita.

Urge allora, a mio avviso e proprio in questo momento, una dieta mediatica, un’astinenza programmata e disciplinata dai social e dalla Tv, che ci aiuti a ricentrarci e a disintossicarci. La distrazione è un farmaco straordinario. E siccome non c’è niente di più sciocco e velleitario del parlare in astratto, inizierò a parlare di me, di una malattia che, sopraggiunta un po’ d’anni fa, ha portato un po’ di trambusto nella mia vita, procurando danni importanti. Forse non sarò mai stato seriamente in pericolo di vita, ma ho rischiato – e concretamente – di avere compromesse importanti funzioni vitali. In queste contingenze la natura umana si ribella e chiede: «Perché proprio a me?». Di fronte a questa scarnificante domanda mi ha molto aiutato dirmi: «Perché, invece, non avrebbe dovuto succedere a me?». Una semplice ristrutturazione linguistica che ha spalancato un percetto completamente diverso sulla malattia. Tornato a casa, dopo lunga degenza ospedaliera, ho voluto stilare – caparbiamente – un protocollo della gioia: ho chiesto a mia moglie e ai miei figli di accompagnarmi nella visione quotidiana di commedie esilaranti. E così, in una commovente liturgia del comico, nella nostra casa sono entrati, a turno, Charlie Chaplin, Totò, Stanlio e Ollio, Benigni e Troisi, Peter Sellers e tanti altri. Da allora non perdo occasione per ricordarmi che le risate sono salute, che aumentano la secrezione di catecolamine e endorfine, che a loro volta aumentano l’ossigenazione del sangue, rilassano le arterie, abbassano la pressione sanguigna, incrementando al contempo la risposta del sistema immunitario. Se volete è anche questa oggi la nostra «linea del Piave». Una resistenza che dobbiamo a chi è con noi e a chi ci è affidato. Il tripudio di luce solare che ci regala la primavera è uno dei più potenti antidepressivi che esistano ed è anche un dono mirifico di Dio. Teniamolo a mente la prossima volta che ci affacceremo al balcone.