Riflessioni

« Rischiare la vita » per qualcosa che vale

di don Tommaso Giani

Chi si fa selfie estremi sul cornicione di un grattacielo, e chi si barrica in casa prigioniero dello spauracchio coronavirus. Chi si mette ubriaco alla guida, e chi è perennemente in cerca di nuovi stratagemmi estetici e di stile di vita per mascherare l’invecchiamento. Chi vive sprezzante del rischio, e chi di rischi cerca di prendersene sempre e comunque il meno possibile. Sembrano due poli opposti, invece forse sono due facce della stessa medaglia: due modi diversi di non fare i conti con la morte. Si può esorcizzarla, ci si può illudere di ritardarla come principale scopo di vita, ma tanto prima o poi la morte arriva.

Forse allora sarebbe meglio cominciare a prepararsi per tempo a questo evento importante, senza scongiuri da bambini. Sì, prepararsi alla morte per vivere davvero. Tenere sempre a mente che il nostro passaggio sulla terra è a tempo determinato, che la nostra fiamma prima o poi si spegnerà. E allora, certo, non sprecare l’unica vita che abbiamo dilapidandola in attività pericolose e che non lasceranno mai una traccia nobile e bella di noi stessi: con la vita non si gioca. Ma allo stesso tempo, non mettiamo per favore il salutismo in cima alla scala di valori della nostra vita.

Ci sono dei rischi che vale la pena correre. Rischia chi combatte disarmato le prepotenze, rischia chi prende le difese dei più deboli, rischia chi si consuma con ostinazione e romanticismo in una storia d’amore o in un progetto di vita familiare, rischia chi viaggia per raccontare storie vere, rischia chi perde il sonno per fare una carezza a chi soffre su un letto d’ospedale, rischia chi non abbandona luoghi di guerra o siti altamente inquinati per amore di un popolo e di una terra martoriata. Chi rischia per niente è come l’inchiostro di una penna tutto sprecato in una serie di scarabocchi. Ma chi non rischia niente è come l’inchiostro di una penna rimasto tutto intonso, e dopo un po’ di tempo divenuto secco e inservibile. Viviamo questa Quaresima come una ricerca innamorata (o una riscoperta) di una buona idea, di una vocazione, di un sogno, di un bel disegno di Vangelo per cui valga la pena rischiare la nostra vita e spendere tutto l’inchiostro che abbiamo.