«Indovina chi viene a pranzo»: quando le famiglie si accolgono

Prove tecniche di Paradiso a Perignano

di Tommaso Giani

C’è un brutto proverbio, «fidarsi è bene non fidarsi è meglio», che è la tomba del cristianesimo e che nei rapporti umani ci fa vedere tutto nero: sconosciuto uguale minaccia, sospetto, fregatura, nemico, allarme rosso, scontro a eliminazione diretta. Abbiamo bisogno di antidoti per riscoprire una visione ottimistica della vita e dell’incontro con gli altri: come la piaga degli incidenti stradali non deve impedirci di metterci ogni giorno alla guida per portare a destinazione i nostri progetti e i nostri sogni, allo stesso modo le notizie di truffe, furti e rapine non devono farci dimenticare che dietro a ogni incontro c’è anche e soprattutto la possibilità di un’amicizia nuova; una stretta di mano per cui vale la pena correre un rischio, visto che sono proprio le relazioni non claustrofobiche e il senso di famiglia allargata a salvarci più di ogni altra cosa dall’isolamento, dalla mediocrità e dall’assenza di comunione. A partire da questa urgenza ci è venuta in mente come unità pastorale di Perignano l’iniziativa «Indovina chi viene a pranzo?»: un invito alle famiglie dei nostri paesi di Gello, Perignano, Lavaiano e Quattro Strade a mettersi in gioco, chi (come padroni di casa) in un pranzo a casa propria con ospiti sconosciuti inviati dalla parrocchia, e chi (come ospiti) a suonare il campanello di una casa mai frequentata prima.

La nostra grafica Claudia ha trovato il logo per il volantino, i nostri ragazzi catechisti hanno redatto i moduli di partecipazione da compilare. Centinaia di fotocopie e poi via, con la distribuzione degli inviti diffusi in ogni dove: nei bar e nei negozi, alle mamme all’uscita della scuola e ai fedeli al portone della chiesa, nelle classi del catechismo fino alle riunioni condominiali. In tanti non se la sono sentita, declinando educatamente l’invito: «Bella idea eh, però…». Ma poi col passare dei giorni i volantini compilati sono cominciati a ritornare, fino a giungere al traguardo delle 40 adesioni. Così, a una settimana dalla fatidica domenica 16 dicembre, abbiamo cominciato a fare gli abbinamenti sotto la sapiente regia del parroco don Armando, colui che meglio di ogni altro sapeva come disinnescare sia le accoppiate troppo scontate fra famiglie già amiche fra di loro, sia gli incroci pericolosi tra persone del paese legate da qualche screzio ancora da assorbire del tutto. Dopodiché sono partite le telefonate di conferma, famiglia per famiglia: agli ospiti venivano fornite le coordinate sull’indirizzo, il cognome e il campanello a cui suonare; ai padroni di casa invece venivano date le indicazioni sul numero degli ospiti e sulle eventuali esigenze alimentari specifiche, ma ovviamente massimo riserbo sulla loro identità.

E così arriviamo al giorno dell’evento. Alle 12.20 i padroni di casa con la tavola già imbandita e addirittura coi cartelli di benvenuto attaccati al cancello cominciano ad affacciarsi alle finestre per ingannare l’attesa e per conoscere finalmente «chi ci avrà mandato don Armando». Nel frattempo gli ospiti si mettono in macchina o in cammino alla ricerca del civico e dell’interno giusto: c’è chi si presenta con un omaggio floreale per gli ignoti padroni di casa, chi invece ha portato in regalo un po’ di pane e schiacciata da condividere, e chi un disegno in onore della famiglia che sta per aprire loro la porta in questo inedito appuntamento al buio. Fino all’ultimo ospite, leggermente ritardatario: il vescovo Andrea, in arrivo da una Messa a Fucecchio insieme a due giovani catechiste della nostra parrocchia: «Tommaso, qui da noi non è ancora arrivato nessuno, che dobbiamo fare?», mi lancia l’SOS Barbara. Poi però finalmente suona il campanello e si materializza l’emozionante colpo di scena con l’ospite d’eccezione. I nostri ragazzi della squadra organizzativa sono riusciti a immortalare coi loro scatti la maggior parte di questi incontri a sorpresa sulla soglia di casa: all’inizio strette di mano imbarazzate, poi intorno alla tavola il ghiaccio si scioglie e l’intesa decolla. Ci si raccontano le proprie vite, si scoprono amicizie in comune, fino alcune volte a lasciarsi andare in confidenze e vissuti personali molto toccanti, tra peripezie familiari, sogni e aspirazioni di studio e di lavoro, cadute e risalite legate alla lotta contro una dipendenza da sostanze, viaggi di fortuna dall’Africa all’Italia in cerca di un futuro migliore: il tutto a dimostrazione di un clima di incontro davvero autentico, al di là di una semplice cordialità di facciata. «Incredibile, è la prima volta che vedo la mi moglie anda’ via di casa senza ave’ fatto le faccende e rigovernato». Eh sì, perché gli orari di «Indovina chi viene a pranzo» sono belli serrati. Don Armando aspetta tutti già alle 15 nel salone del centro pastorale, dove il vescovo Andrea servirà il caffè a tutte le 40 famiglie partecipanti prima di celebrare la messa delle cresime dei ragazzi del paese. Don Armando accende il microfono e invita a salire sul palco le famiglie partecipanti per qualche impressione a caldo. Le famiglie amiche si ritrovano, baci e abbracci, qualche lacrimuccia di commozione, mentre sullo schermo scorrono le foto delle varie tavolate e si gioca a riconoscere chi è andato a mangiare da chi. Sul palco sale anche il sindaco (altro ospite a sorpresa), insieme ad altri padroni di casa e ospiti.

Fioccano commenti entusiastici, il pubblico vuol già sapere quando sarà la prossima edizione, e nel frattempo le famiglie ospiti si mettono d’accordo coi rispettivi padroni di casa per ricambiare al più presto l’invito senza più bisogno della mediazione della parrocchia. Profumo di comunità, gioia nel cuore, sorrisi di stupore: oggi a Perignano il Natale siamo noi.