L'ordinazione diaconale di Federico Cifelli

«Dal Sepolcro vuoto, l’incontro col Signore»

di don Federico Cifelli

Carissimi fratelli e sorelle, amici di cammino della mia amata diocesi. In molti siete intervenuti alla celebrazione della mia ordinazione diaconale. Il vostro affetto mi vivifica, mi incoraggia e mi conferma nella strada che il Signore mi ha dato di percorrere. Nel salutarvi, a margine della celebrazione, molti di voi mi hanno fatto le congratulazioni. Congratulazioni! Si, ma per che cosa? E soprattutto a chi? Al Signore per il coraggio di avermi scelto. Perché tutto quello che sto vivendo non lo merito ma è un dono che mi viene dato da Lui. Il vescovo Andrea, nella sua omelia giustamente ha ricordato che l’incontro con il Dio vivo nasce dal sepolcro vuoto. Ecco, riflettendo su queste parole posso dire che il sepolcro vuoto, che visitai per la prima volta nel pellegrinaggio in Terra Santa ben dieci anni fa, ha smosso qualcosa nel mio animo, mi ha fatto percepire che la vita che vivevo nel mio lavoro, nelle serate di baldoria in discoteca o in giro per feste, non mi bastava più. Mi sentivo come una canna sbattuta dal vento. Ma il Signore mi ha tratto in salvo! Mi ha riempito la vita con il servizio al prossimo e alla sua Chiesa. Adesso posso dire di vivere una vita nella sua pienezza. A più riprese ho sempre affermato che la vita di un ragazzo che si consacra a Dio non è una “vita a metà”.

Il ministro di Dio non ha nulla da invidiare al padre di famiglia, anzi. L’uomo a cui è affidata la cura di una comunità, vede in questa una grande e magnifica famiglia, dove poter esercitare la propria completa paternità. Questo lo dico soprattutto a tutti quei giovani che sono riluttanti rispetto alla chiamata di Dio. Posso dire con certezza che quando il Signore ci da la grazia di compiere la scelta di seguirlo nel percorso verso il sacerdozio, non ci fa mai mancare il suo sostegno. Da parte mia, la prima incertezza nel dirgli questo «Si», la sentivo derivare dal fatto che non sono mai stato un grande studioso e gli esami di teologia mi facevano molta paura. Ma sin dall’inizio, inspiegabilmente, ho visto che sono stato preso per mano, vedendo che, non solo per merito, mio filava tutto liscio e gli esami passavano. Poi si sono presentate le varie difficoltà emotive, affettive e familiari.

La scomparsa della mia mamma, il dover crescere all’improvviso per pensare oltre che al Seminario anche alle cose di casa. Ma il Signore non mi ha mai abbandonato, nonostante la mia diffidenza. Adesso, sono desideroso di andare a raccontare a tutti che il sepolcro è vuoto! Che il Signore è vivo e cammina accanto a me e ad ognuno di noi. Che se nella vita mettiamo Gesù, tutto ha un colore diverso. Anche i peccati che ci schiacciano e non ci fanno camminare, vengono cancellati. Non c’è nessun peccato che ci toglie dallo sguardo misericordioso di Dio ed io ne sono l’esempio vivente. San Paolo afferma: «Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore». Tommaso ha messo le mani nella carne del Signore: il Signore ha messo le mani nella mia carne, nelle mie ferite sanandole e facendole diventare strumento della sua grazia. Sono certo che il Signore non farà mai mancare di mostrarmi il Suo volto, come ha fatto fino ad ora. Nel mio “santino-ricordo” ho scritto il salmo 26: «Il tuo volto Signore io cerco. Non nascondermi il tuo volto».

Pregate per me il Signore: che mi dia la grazia di cercare in eterno il suo sguardo e che mi riempia sempre di quello zelo apostolico grazie al quale gli altri in me possano vedere il volto di Cristo, in modo che possa farmi strumento di salvezza per ogni mio prossimo. Il mio primo grazie quindi va al Signore, alla mia mamma che oggi vede l’esaudirsi delle sue tante preghiere, alle comunità parrocchiali, i cori e i gruppi che hanno condiviso con me questo tratto di strada, al vescovo Fausto Tardelli che mi accolse nel Seminario ed al nostro vescovo Andrea che ha sempre percepito ciò di cui avevo bisogno per il raggiungimento di questa importante tappa della mia vita, che adesso è sempre più Vostra e di Gesù. Sia lodato Gesù Cristo!

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