Riflessioni

Lavoro: un’etica cristiana per ripartire

Riccardo Bastianelli, Presidente Ucid (Unione cristiana imprenditori dirigenti)

La situazione attuale della nostra società, determinata dalla diffusione del Covid-19 e dalle sue nefaste conseguenze, si caratterizza in particolare per una grave crisi economica che, potendo dispiegare i suoi effetti anche in un futuro non soltanto vicino, diverrà purtroppo anche una crisi umana.

Migliaia di aziende chiuse o a lavorazioni ridotte, la catena produttiva bruscamente interrotta, le famiglie con meno risorse -denaro e ausili sociali- su cui poter contare: questo è il “pensiero fisso” del mondo imprenditoriale e dei settori professionali ad esso più strettamente collegati, che si trovano oggi a dover combattere per scongiurare chiusure e fallimenti e per affrontare una auspicata prossima ripartenza. Le “armi” di questa battaglia non sono poche, a partire da quella che riteniamo la prima e fondamentale: la visione cristiana della società, il sogno di una economia inscritta nei valori spirituali universali del cattolicesimo, il regno di Cristo che ogni giorno si realizza tra gli uomini, nella pace e nella solidarietà.

Mossi da questa comune speranza, nel sentire di un’unica appartenenza, gli imprenditori e i professionisti cattolici avranno bisogno di far ricorso a tutta la loro creatività, a quella forza cioè che li ha spinti avanti fino ad oggi, conducendoli a realizzare i loro sogni, a beneficio di molti: degli uomini e delle donne che grazie alla loro idea imprenditoriale hanno trovato occasioni di lavoro in cui realizzarsi, delle loro famiglie, delle altre imprese coinvolte nel ciclo produttivo e commerciale, della società nel suo complesso.

L’oggi chiama proprio a questo: a sognare un mondo nuovo che non potrà più essere come quello antecedente alla pandemia e nel quale saranno necessarie nuove modalità per comprendere i bisogni del mercato, così come per progettare, per realizzare e per mettere in circolazione beni e servizi. Il mondo imprenditoriale avrà bisogno di nuovi alleati o anche di quelli che ha già dalla sua, ma interpellandoli in forme nuove e sfidanti. Allo stesso modo dovrà essere messa in discussione la relazione con le risorse della Terra, volgendola ad un crescente rispetto per la natura, ambiente e sue creature, in una visione di lungo periodo tale da assicurare il benessere, la prosperità e la salute anche alle future generazioni. Per raggiungere obiettivi cristiani, etici e sostenibili, non si potrà prescindere da una “alleanza dei fini” con gli altri fondamentali attori della scena sociale: istituzioni, associazioni, scuola.

Da queste premesse si può pensare di ripartire tutti insieme, animati dalla speranza e dalla fiducia nell’uomo, prima che nelle risorse economiche. Un mondo che prescinda dal servire l’essere umano, creatura fatta ad immagine di Dio, è destinato al fallimento e all’infelicità; ogni azione imprenditoriale che non tenga conto dell’interconnessione tra tutti gli uomini si perderà, prima o poi, in ciò che dal tempo sarà condannato come irrilevante. Le scienze sociali ed economiche questo lo hanno capito ormai da molti anni, il Coronavirus lo ha drammaticamente messo di fronte agli occhi di tutto il mondo nel 2020, la sapienza concreta dei nostri imprenditori lo sa da sempre, per averlo vissuto nell’esperienza diretta: il virus da temere maggiormente sarà sempre (e sempre più) l’indifferenza verso i nostri simili.