Riflessioni

Il significato spirituale del vino, dono delle nostre colline

di Antonio Baroncini

Le aree collinari della nostra diocesi, quelle sanminiatesi come quelle palaiesi, larigiane, cascianesi, crespinesi e faugliesi, ci offrono uno spettacolo di singolare bellezza, radicato in un forte legame fra storia cristiana e società civile, fra vita quotidiana e lavoro. A trascorrere giornate in mezzo a questo territorio, organizzando degli itinerari turistici nei borghi collinari, si scoprono distesi vigneti ben strutturati, da cui nasce un prodotto di alta qualità: il vino.

Ottimi agriturismi, cantine ben organizzate per degustazioni e vendita, invitano a una loro riscoperta, offrendo ai visitatori una realtà sana, rispettosa della natura, insieme a tranquillità e pace. I nostri padri, con fede massiccia e sentita, hanno costruito per secoli pievi e chiese, volendole sontuose per onorare ed adorare il pane e il vino eucaristici. Il vino, infatti, non è solamente un prodotto agricolo senza connotazioni particolari. È un fatto culturale, con storia etrusca e romana alle spalle, che nel cattolicesimo ha occupato il centro della liturgia. Qualche anno fa, un vescovo originario di queste nostre zone agricole, monsignor Mario Meini, al tempo della vendemmia, scrisse una splendida e dotta lettera pastorale intitolata “Il vino che allieta il cuore dell’uomo”, nella quale mostrava come il vino attraversi tutta la storia biblica, a partire dalla vicenda del primo viticoltore, Noè. Segno di benedizione nelle storie dei patriarchi, espressione di lode e di festa nei libri sapienziali e profetici, il vino viene scelto da Gesù, nel Giovedì santo, insieme al pane, come segno della sua presenza fra noi per sempre. Papa Benedetto XVI sintetizza così questo percorso: «Il vino esprime la squisitezza della creazione, ci dona la festa nella quale oltrepassiamo i limiti del quotidiano: il vino “allieta il cuore”.

Così il vino e con esso la vite sono diventate immagini anche del dono dell’amore, nel quale possiamo fare qualche esperienza del sapore del divino». Se questo è il messaggio forte e vero che viene dalla Bibbia, non mancano interventi particolarmente significativi riferiti alla nostra campagna. Henri Desplanques, geografo francese, scriveva sulla Rivista Geografica Italiana (1959): «La campagna toscana è stata costruita come un’opera d’arte: è questa la caratteristica, il tratto principale calato nel corso dei secoli nel disegno dei campi, nell’architettura delle case toscane. Questa gente si è costruita i suoi paesaggi rurali come se non avesse altra preoccupazione che la bellezza». Dalle informazioni che abbiamo e che ci vengono riferite dalle agenzie specializzate del settore, sappiamo che il turismo sta cambiando, e sempre più, in Italia, si cerca un’esperienza totale che lega l’arte e la gastronomia, il paesaggio e le tradizioni popolari, le nostre chiese e l’arricchimento culturale. La nostra diocesi di San Miniato è paladina di queste specificità che oltre ad allietarci turisticamente di meraviglie artistiche, arricchiscono la nostra vita spirituale.