Il vescovo a Livorno per San Giovanni Bosco

«I giovani si sentano amati»

di Antonio Baroncini

Arrivare nella stupenda chiesa del Sacro Cuore in Livorno, gestita dai Padri Salesiani, per assistere, nella preghiera, alla Santa Messa, in occasione della festa di don Bosco e vedere presiedere la liturgia il vescovo Andrea, nostro pastore, l’emozione, nella sorpresa, è stata grande. Un amico, anche lui ex-allievo salesiano, notando un mio gesto di stupore, mi ha chiesto il motivo. «Il celebrante è il mio vescovo», gli ho risposto. Strana coincidenza! ho pensato. Riflettendo ancora, però, la presenza del vescovo Andrea, giovane in mezzo ai giovani, non l’ho trovata fuori luogo, anzi molto appropriata, ricordando il suo amore e la sua attenzione verso i giovani, verso i ragazzi e verso tutto quel mondo felice che ruota intorno alla gioventù.

Chi meglio di don Bosco ne è il più qualificato loro difensore ed attivo protagonista di opere atte a risolvere, per loro, problemi, aspettative e sogni da realizzare? Il mondo salesiano è questo! Don Bosco iniziò la sua missione sacerdotale con i giovani in cerca di lavoro: diede loro una casa, un cuore amico, istruzione e protezione, assicurando per essi onesti contratti di lavoro. Creò scuole professionali, laboratori. Offrì uguale assistenza agli studenti. Indirizzò i giovani a conquistare un posto nel mondo, aiutandoli a raggiungere competenza ed abilità professionale. Li orientò alla vita cristiana, curando molto la formazione religiosa, la frequenza ai sacramenti, la devozione a Maria. Pose grande attenzione alle vocazioni. Cercò fra i suoi ragazzi i migliori collaboratori alla sua opera, avendo la grande arte di formare ciascuno secondo la sua personalità.

«Sono grato al parroco e a don Francesco dell’invito da loro offerto per essere qui presente con voi, in questa festa di don Bosco». Ha iniziato così la sua lusinghiera omelia, il vescovo Andrea. «Sono due i motivi dominanti: il primo è per ricordare insieme a voi giovani la “camminata” verso Roma per incontrare papa Francesco ed il secondo perché anch’io sono figlio dell’oratorio salesiano della mia città di Pavia, dove i padri salesiani continuano, con profitto, nel vasto territorio del nord, a seminare la parola di don Bosco, a realizzarne opere concrete ed a raccoglierne frutti, tanto auspicabili, in mezzo alla gioventù». Anticipatore in molti campi della vita ecclesiale, don Bosco, tanto semplice ed umile, ma di acuto ingegno e di forte capacità di azione, testimonia, ancora oggi, l’efficacia del suo apostolato, nei nostri tempi nuovi, molto lontani dallo stile di vita familiare e sociale in cui esso visse. La sua pedagogia cristiana, costituita dal Vangelo, attuata con abilità ed efficacia di santo, mira a prevenire i mali ed a preservare la gioventù con l’intelligente comprensione, con ragionevolezza, confidenza, carità, allegria. «Che i giovani, diceva, non solo siano amati, ma che essi stessi conoscano di essere amati». Il vescovo Andrea ha mirabilmente inciso il suo pensiero, estraendolo dalle letture liturgiche del giorno e dal messaggio di vita di don Bosco, come sacerdote ed educatore, in tre verbi: Custodire i valori irrinunciabili del Vangelo che sono la linfa vitale della nostra fede, Imitare, cioè vivere il Vangelo nella concretezza della vita quotidiana, comportandosi come veri seguaci di Cristo, Accogliere i più bisognosi, coloro che per svariati motivi sono soli, senza protezione, senza le prime necessità del vivere, privi di dignità di cui ognuno ne ha pieno diritto. Un emozionante esempio ha portato il vescovo Andrea.

«Girando per le strade della vostra città e vedendo uomini, donne, giovani, in condizione di povertà e di aiuto,senza esitazione e con amore, offrite loro aiuto, con sorriso, accompagnato da atti concreti». «Don Bosco ebbe un cuore magnifico per i poveri, vide Gesù in loro…..Sapeva che ciò che faceva per quei monelli lo faceva per Gesù” scrive Madre Teresa di Calcutta, una santa che ha incarnato l’atteggiamento di assistenza e cura dei poveri e degli abbandonati. Oggi tutti noi, ragazzi, giovani, exallievi, abbiamo sentito ancora vicino lo Spirito di don Bosco, la sua parola, il suo amore, la sua protezione, il suo aiuto che nel loro insieme ci dice, attraverso l’opera dei buoni ed operosi padri salesiani: “Fate conto di quanto io sono, sono tutto per voi. Non ho altra mira che procurare il vostro vantaggio morale, intellettuale e fisico. Io per voi studio, per voi lavoro, per voi vivo e per voi sono anche a dare la vita. Ricordatevi sempre la formula della santità: Allegria, Doveri di studio e di preghiera, Far del Bene agli altri”».