Accompagniamo padre Giuseppe all’incontro con la misericordia di Dio, condividendo così il dolore per la perdita di un fratello, di un prete e di un religioso. E’ in lutto la famiglia, la diocesi con le parrocchie che egli ha servito e la comunità religiosa dei betharramiti di cui era valido membro.
Tutti noi però viviamo oggi nella luce dell’annuncio della risurrezione e della pienezza di vita che il Signore dona a chi lo accoglie e che chiediamo e speriamo per il nostro padre Giuseppe.
E’ giunto al momento della morte dopo alcuni mesi di malattia che subito si era manifestata nella sua gravità e che p. Giuseppe ha accolto con spirito di fede e di pazienza, custodendo viva in sé la consapevolezza della vicinanza di Dio e insieme la speranza di potercela fare a superare questo difficile percorso.
Ci lasciamo illuminare dalla Parola di Dio.
Le letture ci consegnano anzitutto il racconto della iniziativa di Dio che sempre è una iniziativa di amore, sorgente di vita e di letizia.
Così ce la racconta la pagina di Isaia che ci parla di chiamata, di vocazione, di invio. Il profeta si vede scelto da Dio, “educato”, abilitato a parlare e inviato, con una risposta di adesione di Isaia che dice: “Eccomi, manda me”. Ma la chiamata, l’invio, nasce dalla visione di Dio, cioè dall’incontro con Lui, dall’accogliere un primo passo che è il suo ed è sempre un atto di amore.
Anche il vangelo ci parla della iniziativa di Dio nel suo rivelarsi. “Si, o Padre, perché così è piaciuto a te” dice Gesù. “Tutto mi è stato dato dal Padre mio…”. E l’iniziativa del Signore diventa invito, chiamata a farsi carico del suo giogo, a trovare in lui ristoro. Un modo per raccontare che l’iniziativa di Dio significa il suo prendersi cura, regalare la vita, averci a cuore. Sembra dirci Gesù che i piccoli sono coloro che scoprono come Dio, per sua iniziativa, li ama, li custodisce, sono preziosi ai suoi occhi.
E San Paolo ci parla della qualità della vita buona del vangelo… che nasce dall’essere amati da Dio, ancora la sua iniziativa. “Rivestitevi, come amati da Dio, di sentimenti…”. La vita buona non è solo quella fatta di bene, ma è la vita amata da Dio e quindi capace di esprimere le qualità del suo amore.
L’iniziativa di Dio. E’ il senso della vita di un prete, soprattutto del religioso. Raccontare, annunciare, vivere per primo lui l’iniziativa buona di Dio che è sempre amore, regalo di vita, pazienza, misericordia.
Oggi, in questo nostro saluto a p. Giuseppe, possiamo ritrovare nei passi della sua vita l’iniziativa buona di Dio, una attenzione che ha saputo accogliere e testimoniare.
Immaginiamo questo prendersi cura di Dio della sua esistenza nel tempo in cui ha accolto la vita come dono, nella cornice di famiglia e di educazione cristiana e poi lo sbocciare della vocazione e l’incontro con la famiglia dei betharramiti e ancora nei volti di tanta gente che nel suo ministero ha accolto, incontrato e ascoltato. La vita di p. Giuseppe oggi ci racconta la provvidenza di Dio che di lui si è preso cura, gli ha voluto bene, ha riempito di doni la sua esistenza.
Per questo la vita di p. Giuseppe ha portato frutto.
La seconda lettura, questa pagina di Paolo, ci racconta la dedizione e le qualità umane e spirituali di chi costruisce la comunità, di chi si dedica alla vita degli altri e affina l’arte della relazione, del promuovere legami, incontri, compagnia.
Così deve essere la vita di un prete: un uomo capace di relazione, di incontro, portando sempre il cuore di ogni legame che è, come dice Paolo, la carità.
Giuseppe ha testimoniato e vissuto questa arte e la ricerca della carità.
Potremmo dire che in un primo tempo del suo ministero ha vissuto questa carità pastorale nell’ambito educativo: per venti anni a Colico, nel collegio con internato, dove ha insegnato lettere alle medie e poi è diventato anche superiore della comunità.
E poi, in un secondo tempo di ministero, in un esercizio di pastorale diretta, in mezzo alla gente, nella vita parrocchiale: a Montemurlo prima, come vicario parrocchiale e poi incaricato delle parrocchie di Fognano e Bagnolo e poi qui, a Ponte a Elsa e in servizio anche a S. Miniato Basso.
Emergono di lui queste due anime sacerdotali: l’educazione e il ministero pastorale in mezzo alla gente.
Se Paolo scrivesse ancora qualche riga della sua lettera per parlarci della testimonianza di p. Giuseppe nella vita pastorale, partendo dal cuore di tutto che è la carità, penso che potrebbe raccontare qualcosa del suo stile di prete che è stato disponibilità all’ascolto, docilità di animo, discrezione nel vivere la sua presenza nella comunità, genuinità di fede testimoniata anzitutto nella sua vita, umiltà e pazienza.
Accompagniamo così p. Giuseppe ad incontrare il Padre nella sua casa di vita e di luce e lo facciamo con la gratitudine di chi rende lode al Signore per il dono di questo servo buono e fedele e insieme uniamo il grazie a lui per la sua testimonianza di vangelo e alla sua comunità religiosa che ce lo ha donato.
Con lui chiediamo al Signore il dono di nuove e sante vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata.