Omelia per la Solennità di Maria SS.ma Madre di Dio

San Miniato, Cattedrale ore 11
01-01-2025

 (Letture: Nm 6, 22-27; Sal 66; Gal 4, 4-7; Lc 2,16-21)

 

Inizia il nuovo anno. La terra ha fatto un giro completo nella sua orbita intorno al sole e comincia un nuovo giro: un continuo ritorno su sentieri già conosciuti, o davvero un inizio?

Al tempo circolare di tutte le culture antiche, esperte dell’osservazione del cielo e del movimento delle stelle, la storia di salvezza che Dio cominciò con Abramo, ha dato un senso nuovo. Non più giorni che tornano sempre su sé stessi, ma la vita e la storia come un cammino, un pellegrinaggio verso il compimento. “Pellegrini di speranza” è il motto dell’Anno Santo che iniziamo, ma potrebbe anche essere il motto che descrive tutta la nostra vita.

Si cammina, anzi ci si affretta nel cammino, come i pastori del Vangelo, che «andarono senza indugio» dopo l’annuncio dell’angelo perché nella notte accadde una speranza inattesa. «Trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia». Quel Bambino, adagiato con cura da Maria della mangiatoia, è la speranza che rende l’anno che inizia e ogni giorno che inizia, attesa e preghiera, tensione buona per scoprire quello che Lui farà per noi e tra noi, come ci sorprenderà di nuovo il Suo amore inesauribile e cosa ci chiederà.

Oggi la liturgia ci invita a guardare Gesù, ma quasi allontanandoci un poco dal suo dolce volto, quel volto che la benedizione di Mosè invoca: «Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace. Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto». Allargare lo sguardo e vedere Gesù tra le braccia di sua Madre, come ce lo mostra l’icona della Madre di Dio e come ce lo mostrano tante bellissime immagini di Maria con Gesù della nostra Diocesi: le voglio citare (almeno alcune straordinariamente belle) perché magari in questi giorni di festa possiamo andare a vederle e a pregare davanti ad esse, all’inizio del nostro Giubileo: la Madonna di Cigoli e quella di San Romano, La Madonna in trono di Santa Maria a Monte, le due immagini bellissime di Luca della Robbia e di Francesco Valdambrino che sono nella Chiesa di sant’Andrea a Palaia, la Madonna del Latte di Matteo Civitali nella Propositura di Ponsacco, la Madonna di Andrea Della Robbia a Lari, o la Madonna di Piazza della Collegiata di Fucecchio. Ma anche tutte quelle delle chiese giubilari. In realtà sono così tante le belle immagini di Maria che ci fanno pregare e ringraziare il Signore.

La lettera ai Galati ci aiuta a comprendere perché la liturgia, che indica la nostra speranza in Gesù, ce lo fa guardare in braccio a sua Madre: «Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli». «Nato da donna», vero uomo: allora tutta la nostra povera umanità è abbracciata, ed è nelle braccia di Maria. «Nato sotto la legge» (circonciso all’ottavo giorno, oggi) cioè fino in fondo nella nostra storia e nei giri silenziosi degli anni (trent’anni nella casa di Nazareth con Maria: ci si possono immaginare quegli anni che passavano nella normalità fatta delle piccole cose di cui è fatta la vita quotidiana), ma per riscattarci, «perché ricevessimo l’adozione a figli». Figli di Dio: per questo il primo gennaio è anche la festa del nostro Battesimo: è il Battesimo il momento in cui siamo stati riscattati e posti, «adagiati» con Gesù tra le braccia di Maria. «E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio».

Nello Spirito, che rese feconda la Vergine Maria, possiamo chiedere allora al Padre (Abbà, babbo!) per la pace nel mondo, per la pace nella nostra comunità, per la pace nelle nostre famiglie. Il papa in questo giorno, cinquattottesima Giornata Mondiale della pace, ci invita a fare nostro il titolo che le ha posto: «Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace». Iniziamo l’anno del Giubileo (e anche stamani, qui in cattedrale, ci è offerta l’indulgenza che ci sostiene nel cammino che inizia dell’anno) mettendo noi stessi nelle braccia di Maria, perché con la sua intercessione, noi figli nel figlio, siamo strumenti di pace e braccia che accolgono i più abbandonati, volti che benedicono e che accolgono, piedi che corrono per annunciare Gesù. Che Gesù, ci benedica e «faccia splendere il Suo volto su di noi».

 

+ Giovanni Paccosi