La liturgia oggi è segnata ancora dalla gioia della Pasqua, dal correre di una notizia sorprendente che porta la vita, che annuncia la vita, addirittura che racconta come la morte è stata sconfitta e Gesù, il crocifisso, è vivo.
È questo l’annuncio di Pietro a Gerusalemme subito dopo la Pentecoste (I lettura).
Ed è questo l’annuncio che le donne portano ai discepoli con timore e gioia grande.
A S. Maria a Monte è tradizione oggi festeggiare la beata Diana Giuntini.
Vive tra il ‘200 e l’inizio del ‘300. Muore giovane, probabilmente non più che trentenne. Dedita alla vita religiosa, visse in povertà e in costante stato di preghiera e di unione a Dio. Da subito è accompagnata da una fama di santità, dal riconoscere in lei i segni della straordinarietà della fede. Fin da subito dopo la sua morte si trovano nella tradizione religiosa e nelle opere di S. Maria a Monte i segni della devozione a lei rivolta.
La tradizione, cresciuta negli anni, per festeggiare la beata, vede momenti di intensa preghiera e religiosità e anche la tradizionale processione delle paniere nel pomeriggio del lunedì (oggi non possibile). Il cammino delle giovani, accompagnate da cavalieri, che portano paniere di fiori sul capo… E questo ci regala sempre la presenza di tanti giovani, attorno al “protagonismo” delle ragazze. È un itinerario che vede la presenza di tantissima gente che diventa annuncio di vangelo, annuncio del trionfo della vita, anche nel segno dei fiori portati alla beata. È la vita che rinasce.
Il vangelo racconta anche le resistenze a questo annuncio… Pagano per far dire una menzogna sul trafugamento del corpo di Gesù. La buona notizia incontra anche ostacoli, si cerca di bloccarne il corso, si tenta di corromperne il contenuto… La operosità buona del vangelo e del risorto incontra da sempre, anche oggi, resistenze segnate dal male personale e anche da situazione di male che non dipendono da noi… come in questi giorni con il coronavirus.
La situazione di emergenza diventa oggi di ostacolo al correre della gioia e di questa notizia, ad esempio impedendo la processione con le paniere.
Anche oggi le difficoltà, i timori, le fatiche, i lutti legati al coronavirus tentano di impedire il correre di questa buona notizia, di frenarne il corso, di corromperla, quasi che in realtà non ci sia stato davvero il trionfo della vita sulla morte e Gesù non sia davvero risorto e vivente.
Immaginiamo che tra queste donne del vangelo ci stia bene anche la nostra beata Diana e viva con loro l’esperienza del giorno di Pasqua.
Accompagnati da queste donne, istruiti da loro, anche noi riviviamo l’annuncio e la forza straordinaria della Pasqua.
“Abbandonato il sepolcro, con timore e gioia grande corsero…”.
Queste donne non hanno avuto paura di entrare nel sepolcro, di confrontarsi con il regno delle tenebre e della morte, di porsi domane e vivere la devozione verso un morto… Queste donne vivono la durezza della vita, dell’esistenza… E il dolore, la morte, il sepolcro apre nel loro cuore sentimenti, emozioni, domande, dubbi… cammini nuovi (si mettono a correre).
Con queste donne anche noi in questi giorni ci misuriamo con il dolore, la malattia, la preoccupazione, il sepolcro… E loro ci testimoniano che da qui, dal sepolcro, dal buio che ancora c’è può partire una corsa di vita che cambia la situazione e ci fa cercatori della vita.
Non chiudiamo gli occhi sul dolore e sul male, sulla malattia e sulle preoccupazioni…, ma non si smette di cercare la vita, di custodire la speranza, di andare altrove dove la vita ci attende davvero.
“Gesù venne loro incontro”: nel vivere la testimonianza, proprio quando siamo testimoni, già portiamo l’annuncio del sepolcro vuoto, Gesù va incontro, si fa vedere e incontrare, si fa toccare addirittura.
Parlando di Gesù, camminando secondo la sua parola, fidandoti… incontri proprio Lui, il risorto.
Queste donne, anche la beata Diana, nella loro vita ci raccontano un incontro avvenuto, il loro aver riconosciuto il Signore risorto.
Vuol dire: ci raccontano che hanno visto l’amore, possono parlare dell’amore e in forza dell’amore credono nella vita e nel risorto. E infatti gli abbracciano i piedi, segno di tenero amore…
Anche noi in questi giorni vediamo nella realtà e nel dolore l’amore. Tanti segni di bene, di dedizione, di sacrificio e anche la gioia della guarigione, la condivisione… tanti segni e tanta generosità… Si vede l’amore.
C’è oggi un abbracciare i piedi di Gesù che vivono come gesto tanti medici, infermieri, volontari, gente di buona volontà… e anche chi soffre nella malattia.
C’è una intensità nell’amarci di Gesù, nell’amare soprattutto chi più soffre.
Gesù si rivolge alle donne con una promessa… Andate in Galilea, là mi vedranno.
Gesù promette alle donne che non ci lascia soli, anzi ci attende, ci vuole incontrare, è possibile l’incontro e il vederlo.
Non ci racconta questa pagina di vangelo chi poi lo ha visto… cosa accadrà in Galilea…
Ma sappiamo che ha promesso a noi e quindi dovremo essere noi a raccontare come abbiamo incontrato il risorto, come ci ha parlato e ci ha confermato nella fede.
La Beata Diana ci consegna oggi una vita, nella sua esemplarità, che ci parla di come ha incontrato il Signore, anzi ci annuncia che ha incontrato il Signore. E infatti la vita cambia. Preghiera e dedizione, preghiera e essenzialità della vita raccontano non con le parole, ma con l’esistenza della beata Diana, come il Signore è vivo e dona davvero lui la vita.
Gli ostacoli, la menzogna sul corpo trafugato.
Non temere di scoprire in te le resistenze al credere, a fidarti di questa generosità di vita, al riconoscere il Risorto.
C’è una varietà di ostacoli al credere che viene dalla sofferenza e dalla situazione di questi giorni.
Le resistenze e i pericoli non fermano i passi di queste donne.
Ricordare oggi la beata Diana vuol dire che come donna e credente è ancora in cammino, cercatrice del Risorto e sua testimone.
Le fatiche della vita e le resistenze al credere fanno parte del cammino della vita. Ma è possibile camminare, rimanere testimoni, avere gioia e fiducia in cuore, essere contemplativi della speranza.
Le resistenze non frenano l’annuncio; la pandemia non spegne l’azione salvifica di Dio.
Sono donne, anche la beata Diana: il grazie a loro e a ogni donna perché proprio loro, come queste che annunciano, sono portatrici di vita. Anche nell’oggi.