Letture: Giosuè 1,1-9; Atti 8,26-40; Gv 15,1-9
Il nostro carissimo don Morello ha concluso l’ultimo tratto del suo cammino di vita, quello più faticoso e segnato dalla sofferenza, vissuta con grande dignità, speranza e spirito di profonda fede, domenica mattina, giorno del Signore, giorno della Risurrezione.
Sembra quasi che abbia voluto dirci che nel cammino della vita, quando questa si fa più in salita, quando occorre farci carico della fragilità umana, la propria, ci attende l’annuncio di Pasqua, l’annuncio del Risorto e della vita.
E possiamo dire che tutta la vita di don Morello, uomo, cristiano, prete è stata davvero un annuncio autentico, una fedele testimonianza di vangelo, una trasparenza di luce del mattino di Pasqua.
In questi giorni tante persone si sono fatte vive, personalmente con me, in vario modo, per portare a me, ai famigliari, a tutta la diocesi parole di condoglianza e di stima per don Morello. Anche sui social, dove è stata pubblicata la notizia della morte del Vicario, tantissimi sono stati i commenti e le parole di vicinanza e di gratitudine nei suoi confronti. E tante voci, tanti volti siamo noi qui, oggi, in Cattedrale. Sono momenti in cui si scopre ancora di più quante persone sono state vicino e sono state accompagnate nel bene dalla presenza di chi ci ha lasciato. Ho scoperto ancora di più quanti hanno voluto bene a don Morello e con quanta delicatezza egli ha saputo fare il bene.
Tra tutti questi desidero anzitutto salutare i famigliari di don Morello. Ci sono la sorella, i fratelli, i nipoti. A loro va il cordoglio mio personale, di tutta la diocesi, delle autorità presenti, di tante persone. Voi, la famiglia di don Morello, gli siete stati vicino con affetto e delicatezza sempre e in questi mesi più difficili. So quanto don Morello era a voi legato, con quale tenerezza e gratitudine sapeva guardare alla sua famiglia, fino ai nipoti più giovani. So cosa vuol dire perdere lo zio prete, so quale vuoto lascia. Sentitelo ancora accanto a voi, saprà farsi vicino dal cielo.
Ringrazio per la loro presenza i confratelli vescovi. Mons. Fausto che aveva chiamato don Morello accanto a sé come vicario generale, sapendone la sapienza e la dedizione e mons. Carlo carissimo amico del nostro vicario. Grazie ai sacerdoti e ai diaconi presenti. A don Morello i preti volevano, vogliono bene. E per questo la nostra preghiera è ricca di affetto, di nostalgia anche, di speranza cristiana. Voce e volti significativi di presenza sono le autorità presenti, i sindaci delle comunità dove don Morello ha speso il proprio servizio, altri amministratori e le autorità militari.
Presenza e volti commossi sono quelli dei responsabili della Fondazione Madonna del Soccorso di cui don Morello era Presidente. A loro va il mio grazie per l’affetto e la condivisione con il loro presidente e l’attenzione avuta per lui in questi ultimi mesi nei quali la casa di Orentano era diventata la sua casa.
E poi c’è Capannoli, Santa Croce, il Serra Club, il Capitolo della Cattedrale, tanti altri amici che accompagnano qui oggi don Morello all’incontro con il Signore.
Vorrei dare voce in questa omelia ad alcuni dei messaggi che ho ricevuto e che bene esprimono chi era don Morello, quale considerazione ha saputo suscitare nei suoi confronti.
“Conosco don Morello da tantissimo tempo. Siamo stati anche colleghi nella scuola media. Don Morello era un fine conoscitore della Scrittura, un sacerdote di forti principi che, nella sua apparente timidezza, ha sempre difeso con fermezza”.
“La fede mi fa sentire che don Morello è rinato al cielo… Lo ricordo come una persona di grande spessore umano, culturale e teologico. Conoscere il punto di vista di mons. Morello è sempre stato un momento prezioso e speciale. Mai banale. Sono onorato di averlo conosciuto e collaborato con lui in varie occasioni”.
“Mi ha sempre ascoltato e aiutato in momenti particolari della mia vita spirituale. Rimarrà per sempre nel mio cuore e sono certo che dal Paradiso mi aiuterà molto di più”.
“C’è una immagine di don Morello che porterò sempre con me. A gennaio, sull’Argegna, con la parrocchia di Perignano. Partita di calcio a tutto campo sul pratone davanti alla chiesa. E lui a sgambettare per il campo e a triangolare coi ragazzi sfoderando colpi da centrocampista vero. C’eri anche te mi pare… Era pieno di voglia di vivere e di fare festa giocando a calcio con i più piccoli”.
“Un sacerdote più unico che raro. Una preparazione frutto di tanto studio, una spiritualità frutto di una vita ben impostata, una vita in cui mai vizio e accidia hanno preso piede. Era un modello di quella specchiata vita donata, consumata sulla croce del ministero sacerdotale ieri e della malattia oggi”.
“Ne ricordo la serietà, la correttezza, la disponibilità, ma è soprattutto il modo in cui ha svolto la sua missione sacerdotale che resterà come punto di riferimento. Ho sempre apprezzato la sua competenza nell’interpretazione delle scritture e il modo con cui sapeva comunicare il valore della Parola nelle sue omelie, ma non posso non considerare la sua discrezione unita alla sua gentilezza e soprattutto la sua umiltà davvero evangelica. Un grande esempio per tutti”.
Questi alcuni dei messaggi che ho ricevuto.
Sono testimonianze che tratteggiano con affetto, gratitudine, con verità la generosità e il servizio di don Morello nella nostra comunità diocesana.
Le letture che abbiamo proclamato ci aiutano a tratteggiare la figura di don Morello nella luce della fede e nell’orizzonte cristiano della vita, della risurrezione.
La prima lettura ci mette sui passi del popolo Israele, nel deserto, nell’esodo, alle porte ormai della terra promessa, ma ancora in cammino. E dopo la morte di Mosè il Signore affida il popolo ad una nuova guida, Giosuè. Si intuisce il timore, la trepidazione di quest’uomo nell’assumere il compito che il Signore gli stava affidando, entrare nella terra donata, nella terra promessa con tutto Israele.
Il Signore deve rassicurarlo: “Sii coraggioso e forte… Non avere paura e non spaventarti perché il Signore, tuo Dio, è con te, dovunque tu vada”.
Immagino quante volte don Morello, nella fede, si è sentito ripetere dal Signore queste parole, questo incoraggiamento: “Sii forte e coraggioso, don Morello”.
Se ne intuisce l’eco quando, ancora giovinetto, ha sentito la chiamata di Dio a seguirlo, entrando in seminario, affidando la sua vita a Lui.
“Sii forte e coraggioso…” è tornato nei primi anni di vita sacerdotale: segretario del santo vescovo Paolo Ghizzoni, studente a Roma, aiuto domenicale in parrocchia, cappellano a Santa Croce, educatore in seminario. E poi ancora: “sii forte e coraggioso” diventando parroco a Capannoli, per tanti anni (quanti gli sono ancora legati con affetto) e poi parroco a Santa Croce e, chiamato a San Miniato, Vicario generale del vescovo Fausto. “Sii forte e coraggioso” è parola che è ritornata nella sua vita quando è stato chiamato ad assumere il compito di guida quale amministratore diocesano per più di un anno. E ancora “sii forte e coraggioso” con l’arrivo del nuovo vescovo, Andrea, per accompagnarmi con sapienza, discrezione, gentilezza, umiltà, confermato da me mio vicario generale fino alla scorsa estate.
“Sii forte e coraggioso”… e abbiamo conosciuto di don Morello discrezione, insieme alla fermezza di chi ha sempre cercato il bene della Chiesa e della gente. Perché don Morello era appassionato della Chiesa, la nostra Chiesa, volendole bene e cercando sempre l’opera di Dio nelle trame talvolta distorte delle vicende umane.
Ma la pagina di Giosuè ci svela il segreto, la sorgente da cui proveniva in don Morello determinazione e l’obbedienza alla Chiesa; è la promessa del Signore: “il Signore, tuo Dio, è con te, dovunque tu vada”.
Don Morello è stato uomo di Dio, uomo accompagnato, guidato dal Signore e dalla sua Parola, illuminato dallo Spirito santo in una attenzione fedele alla vita di preghiera.
Guardiamo al cammino di don Morello e noi possiamo oggi dire: il Signore è stato con lui, non l’ha mai lasciato… ed oggi lo accoglie Lui nel regno della vita.
La pagina degli Atti degli apostoli ci presenta Filippo, un grande evangelizzatore.
L’avventura di Filippo ci è tratteggiata nel testo con l’intervento dell’angelo del Signore e dello Spirito che lo chiama, lo invia, lo guida. E Filippo va incontro all’eunuco e gli porta la Parola di Dio, spiega la Parola per lui, gli dona la fecondità della Parola, la vita nuova nel battesimo.
Filippo era un portatore della Parola.
Lo era anche don Morello. Egli ha studiato Sacra Scrittura, se ne è appassionato, soprattutto ne è diventato orante ascoltatore. Don Morello era davvero innamorato, appassionato della Parola di Dio. Era apprezzatissimo nelle omelie, uomo di studio e di grande cultura (anche quella classica) e sapeva spiegare, tradurre, raccontare e portare il dono della Parola di Dio a chi lo ascoltava.
Di questo egli ha fatto dono a tutta la diocesi anche preparando ogni anno preziosi sussidi per la preghiera e l’ascolto della parola, fino a quest’anno con la lettera ai Galati. E ho visto quanto tempo, dedizione, studio egli dedicava per prepararli.
E’ il miracolo che può fare la Parola di Dio accolta. La vita di don Morello, la sua umiltà, gentilezza, la sua umanità e spiritualità ricca sono il frutto di un sano nutrimento che è la Parola di Dio, una Parola che, se accolta, trasforma la vita, la rende sacerdotale, cioè sulla forma di Cristo. E davvero arricchito dalla Parola accolta, don Morello se ne è fatto portatore, annunciatore e così egli ha alimentato cammini spirituali di tante persone, ha dato sapienti consigli, ha vissuto gesti di carità e di condivisione.
“Lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’eunuco non lo vide più; e, pieno di gioia, proseguiva la sua strada”. Mi piace leggere questo versetto pensando a don Morello. Nonostante la malattia degli ultimi mesi, inaspettatamente lo Spirito ha rapito don Morello, non lo abbiamo visto più… Ma la Parola di Dio ci lascia una indicazione: l’eunuco con gioia, prosegue a camminare… Sembra l’invito che potrebbe averci lasciato proprio don Morello. Amico, amica, fratelli, tutti voi, diocesi… con gioia, continua a camminare sulla strada. La Parola del Signore ci chiama e ci accompagna.
La pagina giovannea ci porta al cuore del vangelo di Giovanni, troviamo l’invito a rimanere in Gesù, legati a lui. E il rimanere in lui fa sì che la vita possa portare frutto, fa sperimentare una vita feconda. E… l’amore. “Rimanete nel mio amore”.
Don Morello ha vissuto intensamente questo rapporto con Gesù, ne era amico, lo sapeva incontrare nella preghiera e nella interiorità dello spirito, lo sapeva ascoltare. Si fidava di Gesù. Unito a lui.
Ora sta vivendo la seconda parte di questa promessa: “Rimanete in me e io in voi”… “io in voi”. E’ forse questo l’approdo del passaggio della morte: trovare l’abbraccio del Signore, “Io in voi”.
Mi colpiva vederlo mentre dava la benedizione eucaristica. Era sempre lui a farlo ai ritiri dei preti. Entrava in un tale raccoglimento di preghiera e di rispetto del Signore nell’Eucaristia che in tale atteggiamento lasciava trasparire il suo rapporto con Gesù, l’intimità con Lui, il riposare nell’Amore che è Dio.
Chissà con quale meraviglia ora contemplerà l’Amore di Dio, il dono di Gesù con lui, il suo abbraccio, la pienezza della vita.
“Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto”. E’ certo la vita feconda come l’ha spesa don Morello, ma il frutto è la vita, e nella pienezza è la vita per sempre, la vita di Dio, l’amore.
Don Morello approda in questa pienezza di vita.
Don Morello era venuto lui ad accogliermi al mio ingresso in diocesi. Uscita di Altopascio e poi via, Villa Campanile, Orentano, le strade della diocesi fino a San Miniato… Aveva a cuore che tutto andasse bene, che tutto fosse bene realizzato, e che fossimo puntuali. Da quel giorno di accoglienza, mi ha sempre accompagnato, con vicinanza, parola discreta, saggio consiglio, grande rispetto, condivisione della visione di Chiesa, preghiera. Gliene sono, con commozione, profondamente grato. Anche io, come in tanti ho sentito in questi giorni, posso dire: mi mancherà.
Ma poi, nella luce della fede, non può essere così.
Nella fantasia della comunione con Dio, nella vita piena, egli saprà ancora starci vicino, essere guida illuminante. Ci porterà ancora la Parola del Signore. E sarà per tutti noi, per i suoi famigliari, per me, per i preti, per voi parola di vita.