La società civile, le famiglie, gli ambienti del lavoro, le nostre relazioni stanno pian piano avviandosi alla riapertura, alla ripresa.
Dobbiamo far tesoro anzitutto delle raccomandazioni alla prudenza e alla osservanza delle istruzioni che ci consentano di contrastare il contagio. E’ importante in questo la nostra responsabilità. Mi sembra utile il motto: “ci si salva insieme”, cioè sperimentiamo che il bene di chi ci sta accanto dipende anche da noi e dal nostro comportamento.
Questo riprendere il cammino è anche occasione di augurio a tutti: gli studenti, le famiglie, le aziende e i lavoratori, gli anziani e coloro che vivono in strutture di accoglienza, le parrocchie e i sacerdoti, la nostra diocesi… l’augurio che si torni a vivere in pienezza, ci si ritrovi in qualche modo rinnovati, anche cambiati, in meglio. E con un particolare pensiero a chi non c’è più, con la gratitudine per chi si è speso per noi.
Le letture di questa domenica del tempo pasquale, avvicinandoci alla Pentecoste, a pochi passi ormai dalla esperienza della Chiesa che diventa “Chiesa in uscita” grazie al dono dello Spirito santo, sembrano rappresentarci una comunità cristiana che inizia una avventura, che parte per le strade del mondo, che vive un inizio.
Mi è venuto immediato accostare questa prospettiva di una Chiesa che inizia a camminare al nostro tempo che vive una Chiesa e una società che riprende a camminare.
Come si incammina la prima comunità cristiana? Come vive? Cosa ha imparato? Da cosa trova forza? Con quale stile si apre al mondo e all’annuncio?
Alcune dimensioni che scopriamo così in questa comunità cristiana degli inizi forse può suggerirci uno stile e un atteggiamento per la nostra Chiesa e le nostre vite che riprendono, gradualmente si riavviano ad “uscire”.
La prima lettura, una pagina degli Atti degli Apostoli, racconta i primi passi dell’annuncio e della vita di Chiesa.
Si racconta come Filippo, un diacono della prima comunità cristiana, si spende nella predicazione, nell’annuncio della Pasqua, del vangelo. E’ una predicazione che si esprime con le parole e soprattutto con i gesti, alcune guarigioni… e sono i segni del Regno che è presente, del Risorto. L’apostolo predica il vangelo annunciandolo e vivendolo.
Anche la pagina evangelica ci parla di questo annuncio e lo racchiude in due riferimenti: l’invito ad accogliere i comandamenti e ad osservarli: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama”.
E’ una prima dimensione della Chiesa che inizia.
E noi? In che modo possiamo vivere la stessa esperienza?
Siamo invitati a scoprire un primo elemento decisivo per la ripresa: la parola e soprattutto la Parola di Dio. In queste settimane abbiamo vissuto una straordinaria diffusione della Parola di Dio, che spesso, in tanti modi, coi social, ci ha raggiunto a casa nostra. E ora si riprende. Dunque: non dimenticarti della Parola, non dimenticarti di quello che è stato seminato, non smettere di ascoltare la Parola di Dio, la voce di Dio nella tua vita.
Ma non dobbiamo solo “ascoltare”; dobbiamo anche vivere, mettere in pratica. E ci possiamo chiedere se questa Parola e anche l’esperienza vissuta ha cambiato qualcosa della nostra vita. Forse sono cambiati i progetti, ma anche la nostra scala di valori, magari le nostre convinzioni o potremmo esserci accorti un po’ di più dell’altro, di chi ci è accanto o ha bisogno.
Si tratta di scoprire cosa “racconta” la nostra vita…, di cosa siamo testimoni. La ripresa avrà pieno successo, avrà pienezza di vita anche da come vivremo, da cosa racconteremo con le nostre parole, le nostre scelte, i nostri gesti, i nostri sguardi. Si tratterà di avere quella novità di vita di cui ci parla la seconda lettura: “pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”. Chiamati a riprendere, portatori di speranza, capaci di guardare a grandi orizzonti.
Si tratta di riprendere i nostri spazi di vita… con uno sguardo e un cuore abitato dalla Parola di Dio che ci ha toccato e con una testimonianza della carità, di quell’amore di cui parla il vangelo, che potrà essere l’inaspettata eredità della esperienza di queste settimane.
Riprendiamo… sapendo che ci accompagna una Parola buona di Dio… da accogliere e da vivere. E se ascoltata bene quella Parola ci dirà ogni giorno, ci racconterà un amarci concreto di Dio. Così ci ricorda Gesù: “Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”.
Un secondo elemento raccogliamo nella prima lettura: la Chiesa, venendo a sapere che la Samaria ha accolto la Parola di Dio, inviano gli apostoli: Pietro e Giovanni.
Il richiamo agli Apostoli, la necessità che vengano a visitare la comunità, la loro presenza come veicolo dello Spirito santo ci ricorda l’importanza dell’essere comunità e del vivere la comunità cristiana come comunione.
E’ il secondo elemento che accompagna la prima comunità cristiana: l’esperienza di una vera fraternità. Gente capace di vivere da fratello e sorella, o almeno in cammino, convinti che quella sia la vera comunità, il modo di vivere e stare insieme agli altri.
Anche noi nel riprendere dobbiamo riscoprire nuove strade e nuovi legami di concretezza della fraternità. Cosa vorrà dire questo in famiglia, sul lavoro, con gli amici? Cosa significa questo verso i poveri, chi il lavoro magari lo perderà, chi si separa dalla famiglia, chi è malato?
La ripresa sarà fruttuosa, non sarà una occasione persa se ci farà sperimentare nuovi legami di fraternità vera, di relazioni nuove. Si riprende… camminando insieme, camminando in un aiuto reciproco, camminando capaci di accoglienza.
Un ultimo elemento è il dono dello Spirito Santo. Ne parlano le tre letture. In particolare nella pagina degli Atti è il dono che gli apostoli portano alla comunità che ha accolto la Parola: “Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito santo”. Nelle parole di Gesù, nel vangelo, è il dono da lui promesso: “io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito, perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità”.
Notiamo che lo Spirito è dono atteso, dono sperato, dunque un dono da chiedere. Occorre la preghiera per invocare sulla comunità che inizia a vivere e inizia la missione il dono dello Spirito.
Anche noi, nel nostro riprendere il cammino siamo invitati a pregare e invocare il dono dello Spirito santo. Si tratta di chiedere che sia il Signore a guidarci, a indicarci la strada giusta per vivere e costruire la comunità. Si tratta di acquisire la consapevolezza che la ripresa e la comunità che ci attendiamo ha bisogno della presenza di Dio, chiede che ci sia lui, il Signore. Sant’Agostino ci parlerebbe della Città di Dio.
E’ proprio questa l’occasione che non vogliamo lasciarci sfuggire da questa difficile esperienza di queste settimane: riprendere con maggiore consapevolezza e desiderio della presenza di Dio nella nostra vita e nelle nostre relazioni e comunità. Riprendere sentendo che Lui, il Signore, è presenza che porta vita e che guida. Riprendere con un rinnovato spirito di fede che è quello che nasce in chi ha fatto esperienza dell’amore di Dio.
Riprendere, insieme a Dio, camminando con lui, chiedendo che abiti le nostre città, le nostre case… Sarà così una buona ripresa.