Cari fratelli e sorelle, cari amici,
in questi ultimi giorni stiamo di nuovo assistendo ad una crescita dei contagi della pandemia del Covid-19. Sentiamo purtroppo di nuovo notizie di conoscenti malati, alcuni che necessitano del ricovero, altri perfino in terapia intensiva. Tutti noi avvertiamo nuovamente il pericolo più vicino, siamo richiamati ad avere attenzione, a mettere in campo tutti i mezzi possibili di difesa, dal vaccino, alla mascherina, al distanziamento…
Il rischio è il contagio…
Accanto a questa preoccupazione altre se ne possono aggiungere: il futuro e la fragilità del lavoro, difficoltà economiche, i problemi del pianeta e dell’ambiente da cui dipende il futuro dell’umanità, la denatalità, soprattutto in Italia, le problematiche degli anziani troppo spesso considerati uno scarto di cui addirittura alcuni vorrebbero liberarsi con normative favorevoli a forme eutanasiche. E poi non ci sono forse ancora pericoli di guerre, immigrati ammassati alle frontiere dell’Europa…
Ma, direte voi, come mai questo vescovo proprio oggi, in giorni di Natale, viene a ricordarci queste sventure, questi pericoli, le nostre preoccupazioni?! Non dovrebbe oggi essere un giorno lieto e sereno, e almeno in questa giornata potremmo dimenticare i nostri guai?!
A Natale però ci è chiesto di scoprire, come dice il vangelo, anzitutto le tenebre. E talvolta il buio accompagna la vita, nostra o di chi ci sta accanto. E annuncia il vangelo che proprio questo buio viene illuminato dalla luce che viene nel mondo, quel bimbo nato a Betlemme.
L’elenco delle precarietà e delle preoccupazioni potrebbe provocare un ulteriore e tremendo contagio pandemico: quello della tristezza!
Allora la Parola di Dio oggi e l’annuncio del Natale invece ci inducono ad un contagio diverso, quello della luce e della letizia per le quali occorre che circoli il vaccino di buone notizie.
Anche san Leone Magno papa, in un discorso di natale che troviamo nell’ufficio di lettura di oggi così afferma: “Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne”.
E proprio di buone notizie ci parlano le letture oggi.
Il profeta Isaia ci narra di un messaggero sui monti e, portatore di buone notizie, viene così poeticamente descritto: “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie”.
Anche l’autore della lettera agli Ebrei evoca il diffondersi di notizie, di racconto. “Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri…, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio”.
E la prima pagina del vangelo di Giovanni, il prologo, fa esplodere questo annuncio parlandoci della luce: “la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta”. Viene citato Giovanni come testimone della luce. E si aggiunge: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Per giungere al vertice della notizia: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi e noi abbiamo contemplato la sua gloria…”.
Una annuncio del vangelo di Giovanni che risuona anche nei brani dei sinottici che ci parlano del Natale, come nella messa dell’aurora di natale, dal vangelo di Luca, parlando dei pastori che se ne tornato dopo aver visto il bimbo Gesù si annota: “I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto…”. I pastori se ne tornano da annunciatori, da testimoni, portatori di una notizia nuova e sorprendente, oltre che decisiva per tutti.
Ecco, quanta insistenza nella Parola di Dio oggi e nell’immagine semplice del presepio, per dirci che circolano buone notizie, che c’è chi ce le porta e le racconta proprio a noi, proprio a te.
Dal natale sprigiona questo contagio del bene, un contagio di luce, una stupefacente diffusione di buona notizia che regala a tutti noi i sentimenti dei pastori: la gioia.
Ed ora questa parola è rivolta a noi, a te, a ciascuno e ci racconta che nella vita, nella nostra vita, talvolta segnata da ferite e stanchezza, paura e sofferenza, come anche nella vita di chi più soffre il Signore che nasce non fa mancare portatori di buone notizie, annunciatori che ci aprono strade nuove e cariche di speranza, indicatori della luce che viene e illumina proprio la tua strada.
Ehi, sto parlando a te… Ma l’hai capito?!
Ora c’è la luce nella tua vita e anche le pieghe più oscure e difficili della tua esistenza vengono illuminate, cioè vengono amate e benedette.
E’ il natale: è il Signore che è nato che guarda te e ti ama come sei. Non può esserci letizia e gioia maggiore di questa.
E così si diventa portatori della gioia, portatori di luce, amanti di ogni uomo e di ogni donna, amanti di tutta l’umanità.
E’ il contagio del bene e della buona notizia del Dio della vita in mezzo a noi, della vita per noi.
Così è a Natale, così deve essere la nostra vita, sempre.
Ci aiuta lo scrittore inglese Charles Dickens da cui prendo in prestito le parole per la conclusione di questa omelia, per accompagnare il diffondersi della bella notizia: “Onorerò il natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo tutto l’anno”.