Omelia della Messa Crismale

Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Genesio Martire, ore 10
17-04-2025

(Letture: Is 61,1-3.6.8-9; Sal 88; Ap 1,5-8; Lc 4,16-21)

«Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione». Lui, Gesù, è l’unto, il Cristo, il Messia. L’unzione ha un senso di grandissima importanza nella Storia della Salvezza. Così ne parlano le premesse del libro del rito che stiamo celebrando: «L’olio, come l’aria, l’acqua, la luce, appartiene a quelle realtà elementari del cosmo che meglio esprimono i doni del Dio creatore, redentore e santificatore. Questa natura dell’olio è assunta nel simbolismo biblico-liturgico ed è caricata di un particolare valore per esprimere l’unzione dello Spirito che risana, illumina, conforta, consacra e permea di doni e di carismi tutto il corpo della Chiesa.» (Premesse del rito).

Le letture ci illuminano sul compito di Gesù: Lui stesso lo fa. Citando il profeta Isaia afferma: «mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri». Il Vangelo, lieto annuncio non è un libro, ma una folata dello spirito che investe attraverso Gesù l’unto, il mondo e lo rinnova. Lui infatti è venuto «a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore». L’anno di grazia è un tempo privilegiato, il Giubileo, ma il tempo di grazia, il Giubileo, non è un meccanismo ma l’incontro con Lui, nella sinagoga di Nazareth e ora.

Oggi: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». In Lui, in Cristo. Per questo non dobbiamo mai ridurre il Vangelo a un esempio, a un libro di precetti o di utopie da realizzare. Il Vangelo è Lui, che si comunica a noi. «Dice il Signore Dio: io sono l’Alfa e l’Omèga, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!», nel volto amico e familiare di Gesù che ama me e te, e ogni persona umana infinitamente. «Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue». Ecco il sacerdozio di Cristo, la sua regalità, la sua profezia: si dona per noi. Stasera entreremo nel triduo pasquale e ci potremo immedesimare in questo dono senza limiti, totale per amore nostro.

Ma proprio questa sera, dopo la cena pasquale, nel bellissimo discorso-preghiera commiato di Gesù con i suoi amici, egli consegna tutto ciò che è e che fa agli apostoli, e attraverso loro a noi: «Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso perché siano anch’essi consacrati nella verità» (Gv 17,18-19).

Lui porta la grazia nel suo essere tra noi e ci comunica la sua Chiamata, il suo compito: siamo consacrati nella verità, attraverso il Crisma. Dal battesimo, che ci fa suoi, alla cresima, in cui siamo presi nel suo compito. «Ora ti preghiamo, o Padre: santifica con la tua benedizione quest’olio, dono della tua provvidenza; impregnalo della forza del tuo Spirito e della potenza che emana dal Cristo dal cui santo nome è chiamato crisma l’olio che consacra i sacerdoti, i re, i profeti e i martiri».

Un popolo di sacerdoti, che offrono se stessi come Gesù, di re, che possiedono nell’amore e nel dono, invece del potere e della sopraffazione, di profeti, che comunicano con le azioni e con le parole tutti la liberazione dalla menzogna dei falsi idoli, testimoniando la verità della misericordia che salva, fino al martirio, cioè alla testimonianza gioiosa anche nel sacrificio e nella morte della nostra vita resa piena da Cristo.

Tutti voi ragazzi che siete qui prima della vostra Cresima, riceverete questo dono immenso: poter essere sempre illuminati, sostenuti, orientati nella vita al vero bene, alla vera felicità, alla vera libertà, che si trova in Lui Gesù. Profeti della vera vita, sacerdoti che portano a Dio le preghiere di tutti, e Re che vivono il centuplo quaggiù (cento volte tanto) che ci ha promesso il Signore.

Ma oggi è il giorno del sacerdozio. Tra poco domanderò a utti i miei confratelli sacerdoti: «Volete unirvi e conformarvi intimamente al Signore Gesù, rinunciando a voi stessi e rinnovando i sacri impegni che, spinti dall’amore di Cristo, avete assunto con gioia verso la sua Chiesa nel giorno della vostra ordinazione sacerdotale?» Chiederò a loro e a me di tornare all’amore de primo giorno, a quella decisione di dare tutto a Gesù e alla Chiesa, che non ci ha fatto sentire il peso delle rinunce, ma la gioia dell’amore che si dona. Che possa rinascere oggi e ogni giorno il gioioso «Eccomi manda me» del primo giorno.  Per essere suoi e di tutti, come ascolteremo nel prefazio «Servi premurosi del tuo popolo, lo nutrano con la Parola e lo santifichino con i sacramenti; donando la vita per te e per la salvezza dei fratelli, si conformino all’immagine di Cristo, e ti rendano sempre testimonianza di fede e di amore».

Oggi possiamo, in questa celebrazione, anche ricevere la grazia dell’indulgenza del Giubileo per uscire davvero rinnovati da questo giorno di grazia del Signore. Nella fede e nell’amore, il Signore ci conceda camminare per riempire i nostri occhi, i nostri cuori e quelli del popolo di Dio, della speranza che ci fa camminare, per essere tutti insieme Pellegrini di speranza.

 

+ Giovanni Paccosi