Carissimi confratelli presbiteri, diaconi e seminaristi, religiosi e religiose, amici cresimandi e voi tutti fedeli presenti il saluto di pace e di fraternità, di amicizia e di gioia, il saluto che nasce dal mistero pasquale vi visiti e vi consoli.
Stiamo vivendo una celebrazione che è unica in tutto l’anno liturgico. Ci colpisce la suggestione dei riti: la solennità del canto, la processione e la benedizione degli olii, il rinnovo delle promesse sacerdotali, l’ascolto della Parola e la liturgia eucaristica. Tutto questo ci racconta che stiamo vivendo quanto di più prezioso abbiamo nella fede e di questo dono noi siamo custodi.
E’ questa la celebrazione nella quale si rende presente il presbiterio, i presbiteri in comunione con il vescovo, riconoscendoci tutti guidati, salvati dall’unico Pastore, Cristo Gesù e noi tutti obbedienti a Lui, servi inutili, pastori segno dell’unico Pastore.
Così affermava il papa nella scorsa assemblea dei vescovi: “… per un sacerdote è vitale ritrovarsi nel cenacolo del presbiterio. Questa esperienza… libera dai narcisismi e dalle gelosie clericali; fa crescere la stima, il sostegno e la benevolenza reciproca; favorisce una comunione non solo sacramentale o giuridica, ma fraterna e concreta”. Ci regali la celebrazione che stiamo vivendo oggi tutto questo.
Con gratitudine per la loro presenza mi rivolgo anche ai ragazzi cresimandi e a chi li ha accompagnati. La vostra presenza è un segno di festa per tutti noi e di questo vi ringrazio.
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