«Ringrazio il cardinal Lojudice, il vescovo Gambelli, il preside Tarocchi, il presidente di Toscana Oggi Alberto Bronzi, di quest’occasione d’incontro con la realtà del settimanale. Un giornale che, com’è già stato detto, è uno strumento prima di tutto a disposizione delle Chiese della Toscana ma che tutti noi dobbiamo saper offrire ai suoi lettori, ai cristiani ma, com’è giusto che sia, a tutti, donne e uomini di buona volontà che sono disposti al dialogo, al confronto. Dialogo e confronto che credo di poter dire Toscana Oggi, nel suo fascicolo regionale, ma anche in tutti i dorsi diocesani, offre ogni settimana, stimolando temi che non sempre trovano spazio sugli altri media.
«Deve essere quindi altamente apprezzato, nel suo giusto valore, il contributo che la stampa, il cinema, la radio, la televisione e gli altri strumenti di comunicazione sociale danno all’incremento della cultura, alla divulgazione delle espressioni dell’arte, alla distensione degli animi, alla mutua conoscenza e comprensione fra i popoli, e anche alla diffusione del messaggio evangelico», scriveva nel 1967 Papa san Paolo VI nel messaggio per la prima giornata delle Comunicazioni sociali che proprio lui istituì quell’anno. Un messaggio che fece storia e che in qualche modo preparava le donne e gli uomini di allora, ma anche di oggi, a un nuovo mondo: «Chi può ignorare i pericoli e i danni che questi pur nobili strumenti possono procurare ai singoli individui e alla società, quando non siano adoperati dall’uomo con senso di responsabilità, con retta intenzione, e in conformità con l’ordine morale oggettivo? aggiungeva il Papa -. Quanto più grandi, quindi, sono la potenza e l’ambivalente efficacia di questi mezzi, tanto più attento e responsabile deve esserne l’uso».
A distanza di quasi sessant’anni, proprio domenica 1° giugno si celebrerà la 59/ma Giornata delle Comunicazioni sociali, queste parole suonano quasi come una profezia. Nel bene e nel male. Anche la Chiesa, partendo da lì e dal Concilio Vaticano II, piano piano ha capito l’importanza della comunicazione. Forse con tempi un po’ troppo dilatati – abbiamo dovuto rincorrere e ancora non possiamo fermarci – anche noi vescovi abbiamo compreso quanto il settimanale, così come la radio, e oggi pure il web, i social e l’Intelligenza artificiale, possono essere fondamentali per trasmettere certi valori.
Ce lo hanno ricordato negli anni Papa Francesco, come i suoi predecessori. Ce lo ha detto con forza Leone XIV nei suoi primi interventi, quando ha chiesto ai giornalisti di «disarmare le parole per disarmare la terra», ma anche di «non cedere mai alla mediocrità», uscendo «dagli stereotipi e dai luoghi comuni» attraverso i quali si tende a leggere la vita cristiana e della Chiesa. «La comunicazione non è solo trasmissione di informazioni, ma è creazione di una cultura, di ambienti umani e digitali che diventino spazi di dialogo e di confronto», ha aggiunto. E Toscana Oggi questo spazio lo offre a tutti. Noi dobbiamo saperlo cogliere. Chiudo raccontando una telefonata col direttore Mugnaini il giorno dopo l’elezione di Papa Leone XIV. L’ho chiamato e gli ho detto «Mi hai rovinato». Il video pubblicato sul sito del settimanale la sera stessa dell’elezione, dove io parlo di come avevo conosciuto l’allora vescovo Prevost in Perù, mi ha portato quella mattina su Radio Rai mentre mi cercavano dalla redazione di Vespa, dove poi ho fatto una breve apparizione la sera. Pure questo è un segno anche dell’attenzione che i nostri mezzi ricevono dagli altri media, anche per la loro affidabilità, e dalle migliaia di persone che poi quel video sono andati a vederlo. Dobbiamo saperli usare e usare bene».